(Musica in sottofondo e rumori di cucina) Eh, in questi anni è cambiato molto perché prima le cose erano un po' più diverse gente più semplice, gente che... frequentava il centro del paese, come posso dire...e ora stanno più in casa, è meno...è meno vissuto, forse il paese. Prima eravamo tutti più concentrati sulla mia bottega... ecco il mondo, la vita... l'era svolta lì. E anche per conoscersi, per capirsi per avere opinioni anche diverse ma per arrivare a un dialogo poi .... era più facile. Era vita, secondo me era vita. (Musica ritmica...) Poggio alla Croce si potrebbe definire una "piccola Svizzera" E' in un posto bellissimo tra il Chianti ed il Valdarno Gli abitanti sono operosi e collaborativi in estate viene organizzata una bella rassegna che attira la gente dalle due valli. Quando ci sono delle problematiche come il ghiaccio d'inverno, allora le informazioni circolano nella rete e quindi sembrava un paesino ideale. Ecco Quando poi nel nell'aprile del 2017 arriva la "bomba": una notizia, arrivano trenta migranti nel "palazzo", che sarebbe l'ex albergo che c'è in mezzo al paese. Sembrava che stesse per atterrare un'astronave con dentro gli "omini" neri. (Musica di tensione...) Arriva l'uomo nero... Arriva l'uomo nero, e tutti siamo con le creste ritte, impressionati.. anche io, eh, devo dire la verità. Anche se lo senti dire però senti dire il bene ed il male di questi ragazzi. La reazione più più forte, più intensa più ampia è stata di rifiuto immediato, quella che chiamiamo reazione "di pancia". E' quella che ha causato l'organizzazione immediata, per cui nel giro di tre giorni sono comparse 230 firme contro, laddove noi, gli abitanti, siamo 190. C'è stata una prima riunione un anno e mezzo fa, d'estate, prima che arrivassero i migranti, quindi non conoscevamo le persone, non avevamo dato un volto, non avevamo ha dato un nome a queste persone. E c'è stata una riunione nel paese. Io non sono di Poggio alla Croce, vengo dal paese vicino.... e nella riunione ci sono state delle persone che proprio erano aggressive, ma perché avevano paura. La loro reazione non è frutto della cattiveria, ma dietro c'è anche una realtà che bisogna raccontare bisogna dire che era dovuta al fatto che nessuno era preparato a questo, nessuno era stato avvertito che venivano gli stranieri, i migranti (Musica... battitura del ferro...) Siccome fecero fare delle firme, ma io ero d'accordo solamente perché volevo sapere questi ragazzi come venivano sistemati, cosa venivano a fare.. poi invece non era quello il motivo, era perché non ce li volevano, e allora ho detto che questa firma era stata estorta e che non ero d'accordo. Hanno detto: «Fra un anno vi si rammenterà, vedrete, perché noi abbiamo paura.. Io ho una bambina di 18 mesi che probabilmente non potrò mandare nella strada» ... addirittura le prime volte ci avevano, mi avevano, chiesto di firmare, io non ho voluto firmare e sono diventata la pecora nera Sono neri, il discorso è uno solo, e quello magari si riesce poco bene a digerire ...non è facile l'integrazione, quello no, anche per loro. C'era una sensazione, un'atmosfera tremenda a me tremavano le gambe veramente .. ho riconosciuto dei bambini che ho visto quando erano piccoli e, ormai grandi, spaventatissimi, che hanno iniziato a dire che non li volevano, che non volevano i migranti perché la loro vita sarebbe cambiata, non avrebbero potuto più andare in giro per il Poggio tranquilli, e non avrebbero potuto più fare le passeggiate.. ma lo urlavano in modo proprio aggressivo e io ho iniziato a tremare e avrei voluto dire, non sono riuscita perché tremavo, che mi dispiaceva tantissimo vedere che dei bambini che da piccoli erano stati abituati alla condivisione, a stare tutti insieme mi ricordo che allora c'erano anche dei bambini di colore nelle nostre classi, che giocavano tutti insieme ora erano diventati così e che mi facevano paura loro più che i migranti che dovevano arrivare, perché sentivo una rabbia una violenza che mi spaventava (Rumore di macchine in lavanderia...) Quando poi l'astronave con gli "omini neri" era effettivamente atterrata alla fine riuscimmo ad organizzare in un locale sotto la chiesa che poi è quello che Don Martin il nostro parroco, ha messo a disposizione per tutto il resto della vicenda, ad organizzare un primo cerchio dove facemmo, proprio all'inizio, un gioco disposti sulle sedie in maniera del tutto casuale, quindi mescolati, un po' di loro un po' di noi .. E cominciammo il gioco, attaccammo un pezzo di carta alla parete ed ognuno di noi cominciò a scrivere.. «Andrea Formiconi, italiano, parla l'italiano».. E poi puntando il pennarello verso uno a caso, quello è il suo turno e allora lui scrive e ognuno di noi quindi scriveva di che paese era, come si chiamava e che lingua parlava. In questo semplice gioco si aprì sostanzialmente un mondo, un universo perché su quattordici o quindici ragazzi vennero fuori dodici o tredici lingue E poi venne fuori che c'erano degli analfabeti che si riconoscevano perché impugnavano in maniera improbabile il pennarello e in realtà non scrivevano il loro nome ma lo disegnavano. Però allo stesso tempo c'erano ragazzi invece scolarizzati, ad un estremo c'era un ragazzo che poi emerse che addirittura era scappato quando stava facendo il quarto anno di matematica. Questo fa capire il ventaglio enorme di storie e situazioni umane diverse che c'è dietro a questo stereotipo, che noi chiamiamo con nomi univoci: il migrante; dove ad ognuno viene in testa un omino nero, sempre il solito, con una storia standard: assolutamente no! (Musica dolce...) (Rumori di cucina...) Io credo che la scintilla che ha mosso tutta questa voglia della scuola è stato un ragazzo maliano, Alì, che mi aveva individuata perché avevamo parlato un po' francese ed un giorno l'ho visto arrivare a casa mia - io non abito in paese c'è un chilometro e mezzo di strada sterrata è arrivato da solo, con quaderno e matita dicendomi: «Io voglio imparare l'italiano». Noi siamo tre che si sono imbarcati in questa avventura della "scuolina" di Poggio alla Croce non sapendo cosa ci sarebbe successo. Bisognava fare qualcosa per aiutare questi ragazzi e si pensava che la cosa migliore fosse insegnare loro l'italiano, più che altro aiutarli ad avere fiducia in loro stessi. Come noi abbiamo paura dei loro neri, loro hanno paura di noi bianchi, Questo bisogna metterselo in testa cioè loro hanno paura... hanno paura di noi. Poi la cosa buffa è che avevamo coinvolto un sacco di gente che non c'entrava niente con l'insegnamento: c'era Marcie, una canadese, che sapeva pochissimo l'italiano ma è stata insegnante di italiano, e poi abbiamo avuto anche Willy, che ancora è qui con noi che legge, fa il dettato, fa tutte le cose con questi ragazzi Sono una maestra delle elementari al martedì esco dalla mia classe, magari stanchissima, soprattutto l'anno scorso che avevo una prima, e mi siedo in macchina e dico: no, ma chi me lo fa fare? Ma io sono matta, ma perché vado là che sono stanchissima, dovrei andare a casa a riposarmi o a fare da cena e poi invece chiudo gli occhi e penso: se è una cosa giusta quella che sto facendo, mi arriveranno le energie! E parto e poi sono felice perché arrivi lì e vedi quei sorrisi coi denti bianchi di chi è di colore quegli occhi felici... Vedo Ajan, vedo Dedo , i curdi... che ti aspettano che ti ringraziano che sono lì, che non vedono l'ora che gli insegni qualcosa. (Rumore auto...) Sono arrivata qui un po' per caso, ho conosciuto questa esperienza grazie ad Andreas, ai suoi racconti nelle aule universitarie e ho deciso di venire a dare un'occhiata. La domanda che mi si rivolge più spesso è perché lo faccio, soprattutto perché quello che colpisce di me è il fatto che arrivo da quasi 90 chilometri di distanza quindi mi faccio comunque quasi due ore di macchina solo per arrivare qui. Non è facile spiegarlo, perché la ragione risiede in tantissime piccole cose: sono i gesti, gli sguardi, le emozioni, le sensazioni che provi quando stai a contatto con queste persone, con questi ragazzi, che poi alla fine sono vite, sono esperienze, sono mondi con cui tu vieni a contatto e di cui tu spesso non sai niente. (Rumore del traffico...) (Rumori di campagna, cinguettii...) (Cigolio bicicletta...) (Musica in sottofondo...) Io vado a scuola a Figline Valdarno ogni giorno, Il lunedì e il martedì vado in auto ma gli altri giorni con la bicicletta. Andare non è difficile, ma lo è ritornare perché ci vuole un'ora e trenta minuti, è faticoso. Quando ero in Africa non sono andato a scuola e fortunatamente mi sono ritrovato in Europa e ho incontrato le persone che mi stanno aiutando e mi hanno iscritto a scuola. Il mio obiettivo è imparare la lingua italiana vorrei restare in Italia, vorrei lavorare per aiutare la mia famiglia in Africa. Allora devo concentrarmi per studiare è il mio obiettivo Mi chiamo Madou Koulibaly, vengo dalla Guinea e ho 20 anni. Sono arrivato in Italia da un anno e due mesi, è stato un viaggio molto difficile, non posso dimenticarlo, è stato molto pericoloso. Ho sacrificato la mia vita per cercare la fortuna in Europa e grazie a Dio sono entrato in Italia il 13 giugno 2018 e sono stato trasferito a Poggio alla Croce. Ho incontrato delle persone bravissime che mi hanno trattato come se fossi uno di loro, loro sono come i miei genitori qui, non solo io ma tutti gli africani che vivono a Poggio alla Croce. Vorrei continuare a studiare, se c'è la possibilità, mi piacerebbe andare a studiare ed imparare un mestiere, ad esempio il saldatore. (Rumore sorgente acqua, cinguettii...) L'Italia mi ha salvato nel mare, in Italia sono andato a scuola e vorrei continuare a studiare ancora, non so cosa succederà dopo. Poggio alla Croce è il mio villaggio. Il cammino è caotico, non si può pretendere di seguire un filo preordinato: ucciderebbe questo tipo di scuola. Quindi bisogna essere disposti a andare dove il vento ti indica che è opportuno andare. Un esempio può essere quello in cui Samba aveva scritto il curriculum al computer allora naturalmente tu cerchi di dare una mano.. "Samba, ma questo che cosa vuol dire, questo che cos'è?".. Ad un certo punto c'è scritto "esperienza di guida" allora io dico: "Samba ma tu che cosa guidavi?".. lui si illumina immediatamente e dice "mucca!" E da lì è nato tutto un altro discorso, su come cambiano le cose nel tempo, come cambiano in Africa come cambiano qui. Ecco questo è un esempio di digressione. E' una scuola centrata sull'uomo, sostanzialmente (Musica dolce, dialoghi in sottofondo...) Tutti abbiamo le soffitte piene di vecchi computer, non sappiamo che farcene.. E’ un problema perché tocca portarli all'ecocentro e così allora noi da mesi diffondiamo questa informazione: hai un computer vecchio, non sai che fartene, per te è un problema? prima di portarlo all'ecocentro dallo a noi, ci installiamo una versione del sistema operativo in software libero, cioè Linux, ed in particolare delle varianti di Ubuntu versione leggera che sta bene nei computer vecchi, li "resuscita" facilmente. Il sistema operativo Ubuntu si chiama così perché è un concetto che è nato nell'Africa del sud e Nelson Mandela in un bellissimo video che poi abbiamo utilizzato per un lavoro con i ragazzi lo descrive con una piccola storia: un tempo, quando un viandante arrivava in un villaggio era stanco, assetato, affamato, nessuno gli avrebbe mai fatto una domanda, gli portavano semplicemente da bere e da mangiare. Questo è Ubuntu, cioè pensare all'altro nella consapevolezza che questo crea una comunità che vive bene se tutti facciamo così. Ubuntu è una grande filosofia africana, un grande pensiero africano... che prima di arrivare all'aiuto parte dal fatto che tutti siamo fratelli e se aiuto una persona quella persona può aiutare un'altra persona vicino a me, quindi un collegamento generale della società in quanto ci consideriamo tutti fratelli e sorelle. Quello che è successo a Poggio alla Croce è Ubuntu, è proprio Ubuntu autentico. (Coro di bambini africani...) Io penso che seguire un principio per cui se io aiuto l'altro e l'altro aiuta me si vive meglio tutti e due, piuttosto che farsi la lotta fra di noi, anche se nella lotta poi magari c'è uno che vince e che quindi può essere più soddisfatto di quello che perde. Questo mi ha sempre guidato, da quando ho in qualche modo avuto la ragione, nella mia vita ho sempre passato il tempo, che avevo a disposizione, nel sociale ma per questo motivo, non per buonismo.. non è che sia buono allora penso che per essere buoni bisogna fare del bene quindi aiutare gli altri, fare la carità.. no, è forse un modo egoistico, cioè io penso di guadagnarci qualcosa in questo modo e quindi riuscire a vivere meglio, essere sereni.. Si prendono delle fregature, tante, ma non sono fregature come chi lotta poi perde, sono forse opportunità che ci lasciano magari un po' col sapore amaro in bocca, ma che non creano grossi disagi perché sappiamo di doverli avere C'erano dei problemi di natura... come dire... quasi razzista per cui sono intervenuto anche per questo, ma poi era il mio modo di fare: io sono migrante a Poggio alla Croce perché vengo dalla città in campagna, ho scelto questo e subito ho cercato di integrarmi nell'associazione che c'è qui, perché mi era naturale. Per cui è un modo di vivere che non è certamente da eroi, è normale, penso che tutti possano capire questo. (Inglese...) Quando sento la parola Ubuntu mi colpisce, perché significa umanità Nella religione ebraica abbiamo una parola ...che ho giusto imparato... "tikkun olam" che significa... curare il mondo e ho visto le relazioni emerse qui ed è davvero bello perché piano piano le persone, una ad una stanno "curando il mondo" mostrando umanità. E ci dobbiamo concentrare su questa parte positiva del mondo altrimenti se non facciamo niente siamo spacciati. Così per me venire qui è una piccolissima cosa ma ha un grande significato nella mia vita. Questa idea di Ubuntu, questa idea di rigenerare computer o oggetti o strumenti che parevano da gettar via, è un po' quello che poi ha ispirato anche l'agire di questa comunità, che piano piano ha rigenerato se stessa. Infatti quel motto "Noi abbiamo bisogno di voi", di fatto significa proprio questo cioè in realtà la nostra comunità locale si è rigenerata grazie al vostro arrivo, grazie alla vostra astronave di voi "omini neri", perché ha generato in noi, di nuovo, una necessità di lavorare insieme, di uscire di casa, abbandonare i divani, abbandonare la televisione, uscire di casa e provare insieme a risolvere un problema per il beneficio della comunità tutta. (Samba canta un rap...) Sono Samba e vengo dal Mali, sono un artista ma prima quando cantavo con i miei amici, la mia famiglia non voleva che io facessi musica, però a me piace tanto. Nel 2016 sono andato in Algeria e poi sono andato anche in Libia poi sono arrivato qua due anni fa. La mia vita è complicata.. Io vorrei fare l'artista, un rapper come tantissimi italiani, Ghali, Sfera, Ebbasta tantissimi giovani e anche io vorrei fare come loro. Io di preciso non lo so cosa può essere successo, però siamo cambiati un po' tutti. Ho trovato in loro dei cambiamenti anche nei nostri confronti perché prima magari passavano, ci facevano il sorrisino e basta.. poi quando hanno visto che veramente noi gli si vuole bene... io non posso parlare per tutti, ma per quelle persone come me che quando se ne vede uno nuovo si ferma: "ehi!" e se è alto gli si dice di abbassarsi perché non ci si arriva.. e lui ci chiama e noi gli si dice "nonni, nonni" e lui risponde "nonno, nonna" Capito, è un discorso un po'... Noi parliamo in italiano.. allora ci si fa capire, quando si vede che proprio non capiscono che cosa gli vogliamo dire, per esempio se gli vogliamo dire di abbassarsi gli facciamo così.. anche noi, allora loro... hanno imparato, quando passano (ci dicono) "nonna, aiuto?".. "no, oggi no, domani" magari c'è qualcuno che sa parlare qualche parola di inglese come me allora gli dico "tomorrow" e loro mi capiscono.. sì ma se tu sapessi il discorso di tomorrow... porca miseria... Io l'ho sempre detto: non ho posto in casa ma se ne avessi li prenderei volentieri.. uno, due.. quanti ne potrei tenere, se la casa fosse mia, soprattutto perché secondo me loro hanno anche bisogno di essere capiti.. che il bene lo sentano, non così: soltanto il sorriso... Ci sono cose più fondamentali nella vita, di tutti, ma di loro specialmente: vengono via dalla famiglia, da un sistema brutto, patiscono la fame.. tante cose... per arrivare in Italia c'è voluto... Forse noi gli diamo queste cose, siamo due o tre persone che veramente gli vogliamo bene dal cuore, non della bocca e basta e loro lo sentono, basta che ci vedano vengono subito e subito.. il bacio, la merendina, gli diamo i biscotti, come se si vedesse un bambino a cui si insegna a parlare. Con quelli che vediamo più spesso si è creato un contatto per cui ci si perde del tempo, ma non è tempo perso, è tempo buono. Probabilmente anche le persone che ci hanno visti così all'inizio ci hanno criticati e ora invece hanno detto "è vero, si sono fatti ben volere... ma voi come fate?"...come si fa? bene, gli parliamo! Prima o dopo capiscono.. tu vedrai, in una maniera o nell'altra Poi la cosa piano piano si è stabilizzata, questi ragazzi sono bravissimi, non danno noia a nessuno, salutano tutti passano, ti chiamano, noi si risponde, almeno io personalmente, anche se qualcuno nemmeno gli parlerà... però il paese è tranquillo. Ha dato il peggio di sé, perché credo che le informazioni non conosciute per bene fanno fare una reazione sbagliata. Poi le cose le conosci, le vedi e le vivi, perché alla fine è vivere insieme a loro è anche bello. Per come lo vedo io questi ragazzi li hanno messi in galera, poverini sono chiusi lì dentro, se non ci fosse stato questo gruppo che gli faceva scuola e le altre cose che cosa rappresenta stare lì? Cioè, io la vedo così... Se si mettono trenta ragazzi chiusi in un Cas, a che cosa serve? A me sembra che non serva a nulla.. se non fanno attività, sono tutti ragazzi giovani di vent'anni, che devono fare? Se fanno qualcosa, se c'è modo di dargli sfogo, spazio nelle attività, nel gioco allora la cosa è diversa. Possono anche diventare utili però ci vuole un inserimento che non si fa in due o tre mesi, perché poi c'è la diffidenza.. se vedi una persona nera accanto ti fa effetto, c'é anche questo da dire.. Ma questo non significa nulla, alla fine è come me, se impari a conoscerlo. Ma anche se sto con te che non ti conosco, posso avere la stessa opinione. Mi sembra logico. (Rumore automobile...) Il primo paese che ho visto dopo essere entrato in Europa è stato Poggio alla Croce, non lo dimenticherò mai, perché mi hanno dato proprio una vita, un'esperienza indimenticabile: le persone, la gioia, un rispetto per la società che mi hanno dato, fin dai primi giorni quando mi portavano da tutte le parti: a cercare lavoro, a prendere la patente, a scuola... e ho pensato: guarda, queste persone da te non vogliono nulla ma ti stanno dando tantissimo una nuova vita (Musica nel locale...) Ciao Anna! Ciao Sibi! Devo restituirgli qualcosa quindi ho pensato che può essere una cosa bella andare avanti con loro, aiutandoli anche fisicamente. Io dimenticherò mai questo paese nella mia vita, e anche le persone che mi conoscono, la mia famiglia, Loro non sono in Italia ma loro conoscono Poggio alla Croce! E' una grande gioia anche per loro, secondo me anche se loro incontreranno qualche persona italiana o europea la rispetteranno perché hanno dato una cosa buona e una vita nuova a loro figlio. In futuro mi piacerebbe aiutare con la scuola, non parlo benissimo italiano ma mi piacerebbe almeno aiutare i pakistani, quelli che non parlano inglese e non hanno studiato io posso fare da interprete per loro tra un italiano che spiega le regole e tutte le cose...è un aiuto verso di loro ma è un modo per restituire qualcosa verso la società, verso il paese. Tu sei integrato dentro la società ma ora stai insegnando ad altre persone ad integrarsi nella società, e così sviluppano delle nuove cose belle. Devo imparare tantissimo ancora, finora ho imparato poco, ma loro (le persone di Poggio) mi hanno dato proprio una vita bella che non è spiegabile, non posso spiegarlo con le parole. Io cercherò sempre di dare, di restituire ma è un paese indimenticabile, è bello.. ...bello bello bello... Questa iniziativa della scuola ha fatto in modo che molte persone del paese che non si conoscevano ora invece si conoscono, collaborano insieme sono diventate amiche... Per cui non solo i migranti hanno la scuola di italiano, di matematica.. ma noi stessi del paese abbiamo imparato a conoscerci, a convivere e si sta molto meglio. Un altro dei ricordi che ho e che penso non riuscirò mai a scordare è il secondo giorno che sono tornata alla scuolina ed era il compleanno del mitico Duccio, la nostra mascotte. Compiva un anno e ad un certo punto durante il mini buffet che sua mamma aveva preparato per noi, i ragazzi aprono un sacchetto e tirano fuori un carrettino fatto di legno tutto colorato e si vedeva che era fatto in casa, di quelli che io potrei trovare nella soffitta della nonna. Erano pezzi di legno assemblati con questa corda attaccata per trascinare il carrettino, con le ruote era fatto proprio bene. E' stato fatto artigianalmente da loro ed il regalo è stato veramente apprezzato da Duccio perché fra tanti balocchi che ci sono qui in casa, balocchi fantastici che suonano, cantano urlano, questo semplice carrettino di legno fatto con pezzetti di legno bottoni... gli è piaciuto subito ci ha giocato senza sbatterlo per terra come fa con gli altri giocattoli dopo trenta secondi che li tiene in mano e li scaraventa via.. Anche perché, forse, fin da piccolo, appena nato noi abbiamo cercato, sia io che la mia compagna, di far integrare Duccio insieme a questi ragazzi, senza fargli vivere questa esperienza come se fosse chissà che cosa, cioè come se fossero parenti nostri, amici i nostri, fratelli nostri e lui veramente quando li vede ride, gli va incontro - mio figlio ha 18 mesi... è diventato praticamente la mascotte del centro di accoglienza perché tutte le volte lo vedono lo chiamano: "Duscio, Duscio" li vedi che quando c'è "Duscio" a loro si apre il sorriso e questa cosa mi fa veramente piacere. E' una frase fatta ma voglio che mio figlio diventi cittadino del mondo, non cittadino di Poggio alla Croce Allora... tutto bene... e il lavoro? (Dialoghi non intelligibili...) Duscio! Ciao Duscio... E pane? Pane? Bru (Madou spiega la ricetta di pane, olio e sale nella sua lingua) cocò...? bru, cocò... E olio? tulù bru, tulù, cocò... Allora: bru, tulù, cocò! Sei brava! Sì brava...(autoironico) (Rumori di lavanderia...) Mi chiamo Omar e vengo dal Senegal, sono in Italia da due anni. Sono arrivato a Poggio alla Croce e sono contento, ho conosciuto tante persone... loro insegnano un po' di lingua italiana e io sono diventato amico di queste persone vado a scuola, anche a scuola di potatura, ho fatto la vendemmia e la raccolta delle olive. Loro mi hanno aiutato a trovare un buon lavoro, ho trovato una mamma e un babbo, mi mancano solo dei fratelli ma la mia mamma e il mio babbo sono vicini a me, sono Paola e Gabriele Loro sono molto bravi, lo sono tutti a Poggio alla Croce (Rumore di potatura...) Uno straniero quando viene qua e lascia la sua terra ha ancora questa nostalgia, crede che dove va forse troverà un'accoglienza, un sorriso. Quando viene e trova un rifiuto è un momento di grandissima difficoltà, una tristezza. Tutti siamo stranieri per qualcun altro, anch'io sono straniero e sono arrivato qui nel 2000 e ora sono passati 19 anni e mi trovo qui come sacerdote a Poggio alla Croce. Danno l'idea di avere in qualche maniera ripreso il destino della loro vita nelle loro mani. La trasformazione naturalmente, e questo forse è uno degli aspetti significativi, non riguarda solo loro: è sempre errato focalizzarsi su "loro". Le cose funzionano quando il contesto si lascia cambiare e in questo senso questa è una reazione positiva della popolazione. Delle compaesane anziane che magari erano terrorizzate in quelle famose, terribili riunioni all'inizio ora li possono chiamare, quando il boscaiolo scarica davanti a casa loro 10 quintali di legna e per loro c'è il problema di portarla in giardino, portarla dentro.. e allora, come dicono loro, di questi "marcantoni" né chiamano un paio e dicono "ce la porti dentro?" e chiaramente questi ragazzi dieci minuti fanno il lavoro e loro magari gli pagano il cappuccino o gli danno qualche soldo. E' stata in questa maniera recuperata una vita normale, è la normalità sana che forma la reale civiltà di una popolazione. ..e tra l'altro, e questo mi commuove, le persone che ora sono con me e che mi hanno coinvolta in questa avventura due in particolare, due donne che hanno iniziato questa avventura, sono le stesse persone che mi hanno accolta ormai ventisei anni fa quando sono arrivata qui a San Polo. E questo è importante per me, perché è stata un'esperienza bellissima che ho vissuto io e che voglio fare vivere agli altri, a loro. Come si chiama questo piatto? Mafe Come lo fate? Solo carne, verdure...? Come gestite questo piatto? carne, un po' di verdure... pomodoro... Nocciolino... burro di noccvioline Buono .. opala .. fagli vedere, fagli vedere .. Ah! Questo è opala? Si questo si chiama opala Si, si chiama opala come fate, dovete pulire, tagliare? si, pulire, tagliare.. Bene! Bravi! Ok ragazzi vi lascio lavorare intanto io vi guardo e vi aiuto. cos'è questa cosa bianca? In poular: "Bantara" e come si cuoce? ci vuole tanto tempo? in Senegal sì, non so in Europa... perché se più fresca si cuoce molto velocemente se è vecchia ci vuole più tempo (Musica, rumori di cucina...) Chiude questa sorta di Barbiana dei migranti a Villa Viviana, a Poggio alla Croce. Oggi c'è un grande silenzio da quando questi ragazzi che avevano riportato la vita da due anni nel borgo spopolato sono stati costretti ad andarsene. (Musica...) Se ne sono andati in fretta senza preavviso, alcune cose sono rimaste lì. La cooperativa Cristoforo, che gestiva il centro lascia perché con il budget, ridotto da 35 a 21 euro per migrante ha già dovuto chiudere cinque centri su 17 ed è solo l'inizio: la situazione non è più sostenibile a livello finanziario. A Poggio alla Croce, nel comune di Figline e Incisa, i migranti, una trentina, erano arrivati due anni fa fra la diffidenza e le proteste delle poche anime del borgo, poi è cambiato tutto però, in molti li hanno adottati, qualcuno ha deciso di improvvisare una scuola, di insegnare loro a cucinare o a potare gli olivi. Ne era nata un'esperienza singolare di integrazione fino ad ora, al trasloco improvviso e forzato verso un altro centro a Sesto Fiorentino. (Musica dolce...) Oggi era l'ultimo giorno di studio a Poggio alla Croce, era una scuola dove gli stranieri imparano un sacco di cose era la scuola dove abbiamo imparato tutto ciò di cui avevamo bisogno in italiano, in inglese e soprattutto la cultura italiana. In questo momento è molto difficile allontanarci dagli abitanti di Poggio alla Croce oppure restare lontani dai nostri maestri o dalle nostre maestre. Ci dispiace moltissimo ma non abbiamo scelto, vi diciamo che non abbiamo tante parole da dire perché vivere con voi è stato molto bello. Dovete essere orgogliosi di voi stessi per tutto quello che avete fatto e ancora state facendo: avete creato una storia incredibile e incancellabile nel vostro paesino, un paesino in cui l'umanità è rispettata molto. Per alcune persone vivere con ragazzi africani è una noia oppure come un peccato. Ma con voi non è stato così, sempre con i sorrisi, belle parole senza parolacce né la distinzione di pelle Siamo stati fortunati a vivere con voi un momento di questo viaggio, dopo lo studio a Poggio abbiamo capito che ognuno di noi deve essere padrone del proprio destino. Grazie per averci insegnato il buon atteggiamento, come ci si comporta in Europa, grazie per averci fatto capire che non dovremo essere come le persone delinquenti oppure che fanno l'elemosina. Non vi dimenticherò mai, carissimi saluti.. Perché secondo me questa storia del Poggio, della scuolina, è proprio una storia d'amore perché ci si vuole bene tra noi volontari, perché stiamo insieme in un modo particolare, e noi con i ragazzi e i ragazzi a noi vogliono bene, sono nate delle vere amicizie, è una storia d'amore la nostra. Sono questi piccoli gesti, sono questi racconti di quotidianità che rendono la nostra esperienza così speciale. E' quello che ti fa dire: "A me importa di te" E' il dono più prezioso che possiamo portarci a casa.