Noi siamo all'alba
della civilizzazione digitale.
Ce ne siamo accorti, probabilmente,
perché la posta è diventata elettronica,
perché la musica e i film
sono diventati liquidi,
perché tutto ciò che una volta
pesava sui nostri scaffali,
pensiamo alle enciclopedie,
è scomparso, sostituito da Wikipedia.
Bene, oggi c'è l'aspettativa,
a torto o ragione,
che un intero sistema
bancario e finanziario
entri nei nostri smartphone.
Lo aveva già predetto, peraltro,
un premio Nobel per l'economia
come Milton Friedman,
il quale nel '99 ha detto:
ciò che manca, e che sarà
sicuramente inventato a breve,
è una forma di contante digitale -
badate, non di moneta elettronica,
che è associata a degli individui,
ma di contante al portatore,
utilizzabile senza identificazione,
da tutti, su Internet.
Ecco, quella profezia vede oggi
la sua realizzazione in bitcoin,
che è assolutamente
in pole position in questa gara.
Perché?
Non tanto per il fatto
di essere evidentemente digitale:
anche i nostri euro e dollari, di fatto,
sono ormai da tempo digitali.
Quanto per essere decentralizzato:
non ha cioè, alle sue spalle,
un'organizzazione, un governo
che in qualche maniera ne coordinino,
facciano da supervisori
del suo funzionamento.
E questo, anche se un po' ci inquieta,
è in realtà una garanzia molto forte
sul fatto che Bitcoin
non potrà mai essere manipolato.
Si tratta di quella forma di innovazione
che gli anglosassoni chiamano
"permissionless innovation".
Cosa si intende per un'innovazione
che non chiede permesso?
È un'innovazione che non ha
meccanismi di sicurezza centralizzati,
che non ha controlli all'ingresso,
che non ha un sistema
di controllo editoriale dei contenuti.
Se vi sembra un piano
un po' troppo anarchico,
e vi state spaventando,
no, non fatelo.
È un'innovazione
che avete già visto all'opera,
e sa essere molto efficace,
ma anche molto gentile.
L'e-mail, ad esempio,
non è stato inventato
da un consorzio di uffici postali.
Internet non è stata inventata
da un consorzio di telecomunicazioni.
Per quale motivo un network
transazionale del valore
debba essere inventato
da un consorzio di banche -
beh, lasciatemi dire che il sottoscritto
lo trova alquanto implausibile.
Io ho scoperto Bitcoin nel 2014.
Di formazione sono un fisico,
e ho lavorato per oltre 20 anni
nel mondo delle banche di investimento
su finanza e derivati.
Bene, io non mi ero mai posto la domanda
su cosa fosse la moneta.
La prima volta in vita mia
che me la sono posta
fu quando ho scoperto Bitcoin.
Questo è il più bel regalo
che Bitcoin mi abbia finora fatto.
E allora proverei con voi,
giocosamente s'intende,
a fare tutta la storia
della moneta in tre minuti.
Proviamoci.
La prima forma di moneta
che vediamo affermarsi nella storia
è l'oro.
Perché l'oro?
Vi sembrerà strano, ma per due
caratteristiche fondamentali:
perché è scarso e perché luccica.
Sì, pare che ci piacciano veramente molto,
a noi esseri umani, le cose che luccicano.
L'oro è anche molto malleabile,
e apprezzarne la purezza
è relativamente facile.
Prendete un paiolo,
accendete un fuoco sotto,
fate fondere l'oro,
attendete che si raffreddi.
Se, dopo questo violentissimo
ciclo termodinamico, luccica ancora è oro;
qualsiasi altra cosa,
vi garantisco, smette di luccicare.
Se però, per ogni transazione commerciale
noi dovessimo accendere un paiolo -
insomma, è piuttosto faticoso.
Ecco che allora abbiamo chiesto
a Giulio - sì, Giulio Cesare:
senti, Giulio,
perché non metti la tua faccia
sulla moneta d'oro
in maniera da garantirne
il suo contenuto aureo?
La prima crisi inflazionaria della storia
è già sotto il successore
di Giulio Cesare, Cesare Augusto.
Anche la plebe si rende conto
che nel sesterzio non c'è l'oro
che dovrebbe esserci.
Ma se siete un mercante medioevale,
l'oro ha anche un altro problema:
pesa tantissimo,
ha una densità elevatissima,
e quindi è scomodo da portar dietro.
Nonché piuttosto pericoloso,
perché i briganti possono derubarvi.
E allora quasi contemporaneamente,
nella storia, gli orefici londinesi
e quelli che diventeranno
i banchieri italiani
hanno la stessa idea:
propongono ai mercanti
di lasciare l'oro presso i loro forzieri
e danno in cambio un certificato
che è prima nominativo,
ma poi diventa al portatore:
è una nota di banco con la quale,
presso il loro banco pegni,
è possibile redimere l'oro depositato.
Nasce la banconota,
moneta rappresentativa
di valore custodito altrove.
Entrambi, però,
non resistono alla tentazione
perché fanno un'osservazione fondamentale:
notano che ben pochi
redimono la banconota in oro,
e quindi hanno quella che potremmo
definire un'alzata di ingegno.
Se emettiamo più banconote
dell'oro che abbiamo nei nostri forzieri,
chi se ne accorge?
E la risposta sapete qual'è?
Nessuno!
Nasce quindi la moneta frazionaria.
Ci sono più banconote
dell'oro che c'è a garanzia.
Andiamo veloci nella storia: 1972,
pur in un regime di moneta frazionaria,
la redimibilità aurea delle monete,
o del dollaro statunitense
nel caso che stiamo analizzando,
resta un po' una palla al piede
della discrezionalità
di politica monetaria.
Ecco che allora Richard Nixon
decide che no, basta:
il dollaro statunitense
non è più convertibile in oro.
Da allora abbiamo Fiat money,
proprio nel senso di
"Fiat Lux et Lux Fuit":
moneta che ha valore solo convenzionale,
solo perché decidiamo che abbia valore
da contratto sociale.
E se qualcuno non è d'accordo con noi,
lo costringiamo attraverso una cosa
che si chiama "corso legale":
cioè l'irrifiutabilità del fiat money
nell'estinzione di un debito.
Lasciatemi dire che questa moneta
è una cattiva moneta,
anzi potremmo anche dire
una pessima moneta:
senza andare a guardare esempi
assolutamente macroscopici,
o deleteri, della storia della moneta,
anche il buon vecchio,
caro dollaro statunitense
non ha proprio
una performance impeccabile.
Pensate che dal 1913,
l'anno di fondazione
della Federal Reserve,
il dollaro statunitense ha perso
oltre il 96 per cento
del suo potere di acquisto:
è quindi una cattiva moneta,
tipico risultato
di una situazione di monopolio.
Friedrich von Hayek,
Premio Nobel per l'economia
e fondatore della scuola austriaca
del pensiero economico,
scrive un intero trattato
lamentando il fatto
che "noi possiamo considerare
il monopolio governativo della moneta
come indispensabile.
Noi che non accetteremmo
il monopolio di nulla, di nessun bene,
in un'economia di mercato,
accettiamo proprio il monopolio
di quel bene sintetico
che entra al 50 percento
di qualunque transazione commerciale,
cioè la moneta.
Come tutti i monopoli,
non solo ci ha dato un cattivo prodotto,
ma ci ha impedito di sperimentare
alla ricerca di prodotti migliori."
E allora, concluderà Hayek,
"semmai vorremo rivedere una buona moneta,
dobbiamo toglierla dalle mani degli Stati.
E siccome non possiamo farlo
con la violenza -
bontà sua, e io mi adeguo
volentieri a questo invito,
dovremo farlo con un astuto stratagemma,
qualcosa che non possano fermare".
Bitcoin è esattamente
questo astuto stratagemma.
Ma proviamo ad approfondire
più intrinsecamente che cosa è la moneta.
La moneta è fondamentalmente
uno strumento di relazione sociale.
Sì, lo so che magari
vi spiazza questa definizione;
ma se voi pensate alla vostra esperienza,
noi tutti nasciamo nell'economia del dono.
Spero per voi che nessuno di voi
abbia dovuto pagare
per le cure parentali
che mamma e papà gli hanno fornito,
altrimenti veramente mi dispiace per voi
e sono lieto per il vostro analista,
che sicuramente avrà da lavorare con voi.
Ma questa economia del dono
non si allarga solo alla famiglia,
agli amici, ai vicini,
diciamo così tra virgolette
"a tutta la tribù".
È un'economia che però non scala,
perché prima o poi incontriamo
persone che non conosciamo
e per questo non ci fidiamo di loro;
o a volte, talvolta,
non ci fidiamo di loro
perché le conosciamo,
ma è un po' lo stesso.
E allora noi,
che però siamo intrinsecamente
animali socievoli,
siamo antropologicamente sociali,
vogliamo cooperare anche con coloro
di cui non ci fidiamo.
E allora, prima abbiamo
inventato il baratto:
io dò le mie uova a lei,
ma sarà il caso che io
debba volere il suo latte oggi.
Oppure, per disintermediare
nel tempo e nello spazio il baratto,
inventiamo la moneta:
un bene sintetico per cooperare
con coloro di cui non ci fidiamo.
Non so voi, ma io auspico
un momento di commozione intellettuale,
perché a me questa osservazione
sembra di una portata gigantesca:
la moneta è lo strumento per cooperare
con i nostri simili di cui non ci fidiamo.
E allora, è evidente che oggi,
in un'economia che per la prima volta
è un'economia dell'informazione,
digitale e globale,
viene la necessità
di una moneta sovranazionale,
di una moneta digitale.
Ma di una moneta
non controllata da Stati,
di una moneta globale,
di una moneta di Internet.
Il problema è che nel tentare di fare
una moneta di Internet
ci sono difficoltà gigantesche.
La difficoltà più grossa è il cosiddetto
"problema della doppia spesa".
Tutte le volte che noi abbiamo
un artefatto digitale
che rappresenta valore,
abbiamo sempre avuto bisogno
di un'autorità centrale,
che ne impedisca la duplicazione.
Sì, essendo digitale
è duplicabile, non è difficile:
pensate al saldo
del vostro conto corrente.
Se io bonificassi a lei
il saldo del mio conto corrente -
non si faccia illusioni, frattaglie,
quando poi tentassi
di bodificarlo anche al signore,
la mia banca,
che presiede all'aggiornamento
del suo registro contabile,
mi direbbe: "No Ferdinando,
non puoi farlo."
Come facciamo a creare
un asset digitale che abbia valore,
cioè non sia duplicabile, perché -
pensate ad esempio alla Gioconda.
Bellissima, senza dubbio.
Il suo prezzo di mercato è inestimabile.
Ma se fosse duplicabile arbitrariamente,
in un numero illimitato
di copie perfette,
resterebbe altrettanto bella,
ma il suo valore di mercato
crollerebbe a zero.
Bene, Bitcoin riesce proprio in questo,
ed è quindi limitato
a 21 milioni di Bitcoin.
Bitcoin, da un certo punto di vista,
è scarso come l'oro a livello fisico;
Bitcoin lo è a livello digitale.
Bitcoin è, o perlomeno vuole essere,
l'equivalente digitale dell'oro.
E qui io auspicherei
un secondo momento
di commozione intellettuale,
perché tutto sommato
sono abbastanza sicuro
che entrando in questo teatro
voi tutti siete entrati
convinti che qualsiasi cosa digitale
può essere duplicata.
Bitcoin vi smentisce
proprio su questo punto straordinario:
è un oro digitale,
peraltro con annesso,
intrinseco a Bitcoin medesimo,
il network transazionale,
incensurabile e sicuro,
con cui trasferire
a livello globale questo oro.
Lo so che siete scettici,
lo vedo dalle facce.
Allora facciamo un altro gioco:
immaginiamo che arrivi
un alieno, d'accordo?
Voi spiegate le monete tradizionali,
ed io spiego Bitcoin.
Io parto subito,
e comincio a dire all'alieno:
guarda che le loro monete
non hanno alcun valore intrinseco.
E voi, giustamente,
un po' piccati ribattete:
sì, ma Ferdinando, anche il tuo Bitcoin
non ha alcun valore intrinseco!
Ed io: ma come, vi ho appena spiegato
la scarsità in ambito digitale!
Ma avete gioco facile:
Sì però vuoi mettere
il contratto sociale,
secoli su questa storia
della moneta, il corso legale -
Bene, uno pari,
palla al centro, ripartiamo.
Io però a questo punto
incomincio a prendervi in giro,
dicendovi che il contante
che vi portate in giro
sono foglietti colorati.
Sì, va bene, carta speciale,
inchiostro speciale:
ma signori, sono le banconote
del Monopoli, né più né meno.
Invece, il mio contante
è matematica e crittografia.
Non solo, ma poi
faccio notare a questo alieno
che mentre io sono gentile,
il mio Bitcoin a voi
non lo forzo in alcun modo,
eh, voi siete abbastanza coercitivi.
Il vostro euro, io,
non posso fare a meno di usarlo.
Il corso legale dice
che se un mio debitore vuole saldare
il suo debito con me in euro,
io non posso rifiutarlo.
Lascio a voi ricavare
quale sia l'impressione
che l'alieno si farà di questa cosa.
Ah, ma dimenticavo: forse
bisognerebbe dire all'alieno, anche,
che abbiamo un signore a Francoforte -
uno serissimo per carità,
il più serio fra di noi,
che di quei foglietti di carta colorata
può stamparne quanti ne vuole,
quando vuole, darli a chi vuole,
non è stato eletto
e non dovrà rispondere a nessuno
di come interpreta il suo mandato.
Io invece ho già spiegato all'alieno
che la politica monetaria di Bitcoin
è perfettamente deterministica,
non influenzabile da nessuno.
Mi direte:
Sì, ma sto Bitcoin non lo usa nessuno.
Non si vedono transazioni in Bitcoin.
Eh, ci credo: chi ha comprato, nel 2010,
due pizze, pagandole 10.000 Bitcoin,
cioè al corso attuale
40 milioni di dollari -
be', speriamo che quelle pizze
fossero almeno molto, ma molto buone,
perché io non sarei riuscito
a digerirle in qualche modo.
Bitcoin è un bene rifugio,
quindi si tesaurizza,
e allora è più opportuno confrontarlo
non con la moneta, ma con l'oro fisico.
L'oro è stato accettato
da tutte le civilizzazioni
come prima forma di moneta,
senza alcuna pianificazione centralizzata.
Per secoli è stata la forma di moneta
di maggior successo,
ha innescato lo sviluppo
di tutti i sistemi monetari
che conosciamo,
è stato superato da forme
di moneta più sofisticata,
senza per questo diventare obsoleto.
Bene, quello che è successo
nei secoli all'oro fisico
sta succedendo in questi dieci anni,
e probabilmente nei prossimi decenni,
a Bitcoin.
Di Bitcoin spaventa moltissimo
questa volatilità: sale e scende.
Guardate che non c'è molto da spaventarsi.
Per carità, tutte le volte
che si parla di Bitcoin
fate bene ad allacciare
le cinture di sicurezza,
i percorsi sono sempre molto accidentati;
ma questa volatilità è fisiologica.
Quando domanda e offerta sul mercato
tentano di mettere a fuoco
il valore di un bene,
se questo bene è controverso,
come l'oro digitale,
il processo sarà altrettanto controverso.
Lo abbiamo visto accadere, nella storia,
anche per il commercio elettronico:
andate a guardare la storia
della quotazione di Amazon,
com'è volatile.
Di Bitcoin quello che spaventa, però,
è il cosiddetto drowdown,
cioè il fatto che da massimo a minimo
è stato in grado di perdere
ben oltre il 93 per cento del suo valore.
Quindi il messaggio da portare a casa
è che, se mai voleste
investire in Bitcoin,
vi prego, fatelo con una piccola
percentuale dei vostri risparmi,
con la quantità dei vostri risparmi
di cui potete, ragionevolmente,
sostenere la perdita integrale.
Ma la buona notizia
è che Bitcoin non ha correlazione
con le altre asset class di investimento,
con le altre opportunità di investimento:
non si muove assieme a loro,
diversifica i rischi;
quindi, introdotto
in un portafoglio d'investimento,
sembrerà paradossale,
ma abbatte i rischi di quel portafoglio
a parità di rendimento atteso,
o, a parità di rischio,
aumenta grandemente il rendimento atteso.
È quindi ragionevole fare
un piccolo investimento in Bitcoin,
e questo ci dà uno spunto
per qualche valutazione di massima.
Immaginiamo che il 2 percento
dei patrimoni gestiti -
badate, non parlo del 2 per cento
della ricchezza globale mondiale,
ma il 2 per cento dei patrimoni
gestiti professionalmente -
investano nei prossimi anni in Bitcoin.
Be', se facciamo due conti,
un bitcoin deve andare a valere
100 mila dollari.
Se Bitcoin invece è,
o dimostrasse di essere, oro digitale -
e dico se perché, ricordiamoci,
è un esperimento ardito,
e potrebbe fallire,
ma è un esperimento culturalmente
e tecnologicamente sostanziato -
ripeto, se fosse oro digitale,
be', signori, è meglio dell'oro fisico:
leggerissimo,
trasferibile istantaneamente,
con costi transazionali bassissimi,
senza problemi logistici,
in maniera incensurabile e inarrestabile.
E allora, se Bitcoin
andasse a capitalizzare
quanto capitalizza oggi l'oro al mondo,
un bitcoin dovrebbe
valere 400.000 dollari.
100.000 dollari, 400 mila dollari -
signori, io non sono qui
a vendere Bitcoin.
Io sto soltanto dicendo
che se Bitcoin è oro digitale,
allora oggi è grandemente sottovalutato.
Ma qualcuno mi obietta:
no, ma ho letto che non è il Bitcoin,
è la blockchain, la tecnologia
sottostante Bitcoin,
a essere fondamentale.
Io amo, da questo punto di vista,
parafrasare Confucio,
il quale diceva:
"Quando un uomo saggio indica la luna,
gli stolti guardano il dito".
La luna è Bitcoin,
e il dito la blockchain.
Perché non può sfuggirvi
la rilevanza del fenomeno Bitcoin.
Se avete un minimo di consapevolezza
di quale sia stato
il ruolo dell'oro fisico
nella storia della civilizzazione,
della finanza e della moneta,
l'emergere dell'equivalente
digitale dell'oro
nella civilizzazione digitale
e nel futuro della finanza e della moneta
sarà dirompente.
E allora, io concluderei
con una osservazione:
25-27 anni fa, io che usavo l'email
e in generale navigavo sul web,
non avrei mai potuto immaginare
che sul protocollo TCP/IP,
cioè sulla tecnologia
sottostante web ed e-mail,
avremmo in futuro
organizzato i nostri weekend
in dei club digitali - Facebook,
piuttosto che comprato libri e dischi
in formato liquido sui negozi online,
o ancora che avremmo fatto domande
in lingua naturale
ad un computer, a un assistente digitale,
aspettandoci delle risposte sensate.
Ecco io non so dirvi, tra 20 anni,
sul TCP/IP del valore, che cosa avremo,
quali applicazioni incredibili
ci potranno essere:
questa è proprio l'avventura
che aspetta tutti noi oltre l'orizzonte.
Grazie.
(Applausi)
We are at the dawn
of the digital civilization,
we have probably already figured that out
because our mail has become digital,
music and movies have become liquid,
and all those things
that used to sit on our shelves,
like encyclopedia, have gone,
replaced now by Wikipedia.
Nowadays we expect, correctly or not,
that an entire banking
and financial system
will fit in our smartphones.
The Nobel Prize in Economics,
Milton Friedman, had already predicted it.
In 1999 he said: "What we are missing now,
and will be certainly created
in a short while,
is a digital currency -
mind you, not a digital coin
linked to an individual;
but rather personal cash
that can be used anonimously,
by anyone, online.
This prophecy has been fulfilled
by the creation of Bitcoin,
which absolutely is
pole position in the race.
Why?
Not so much for being,
quite obviously, digital:
our euros and dollars have been digital
for quite a long time too.
Rather, it's because it is decentralized:
there is no organization,
no government behind it
that holds the power to manage it
and supervise its functionality.
And this, albeit a bit scary,
it’s a very strong guarantee
that Bitcoin cannot be manipulated.
It's that type of innovation
known in the English-speaking world
as "permissionless innovation".
What does that mean?
It’s a type of innovation
that has no centralized safety mechanisms,
no entry checks,
not even an editorial
content control system.
If you're getting scared
by this seemingly anarchic plan,
there's no need to worry.
We've already witnessed
this type of innovation in action,
and it proved to be
both effective and gentle.
The e-mail, for example:
it was not invented
by a consortium of post-offices,
the Internet was not invented
by a telcos consortium,
So why should a transactional
network of value
be built by a consortium of banks?
I can't really wrap my mind around it.
I came across Bitcoin in 2014 -
I studied physics,
and I worked for more than 20 years
in the field of investment banks,
finance and so on.
But I had never asked myself,
not even once, what money is.
The first time I thought about it
was when I stumbled upon Bitcoin:
up to now, that's the best gift
that Bitcoin has ever given me.
So I'd like to play a game with you,
let's try and go over the history
of currency in only three minutes.
Here we go!
The earlies form of currency
we find in history is gold.
Why?
It might seems weird,
but gold had two peculiar characteristics:
there wasn't much of it, and it shone.
Turns out, human beings
love shining things.
Gold was also quite malleable,
and it is fairly easy
to determine its purity.
Take a pot, put it on the fire,
let the gold melt
and then wait for it to cool down.
If it's still shining
after this thermal shock,
it's definitely gold, trust me:
any other material would stop shining,
But if for every business transaction
the process needed to be repeated,
it would have been difficult.
So we asked Julius -
yes, I mean Julius Caesar -
"Look, Julius, how about
putting your face on the gold coin
as a guarantee there's
that much gold in it?"
The first deflationay crisis
came about with his heir,
Augustus Caesar.
Even the peasants realized,
sestertia did not contain
the figure amount of gold.
But for the medioeval merchant,
gold had even another problem:
it was really heavy.
Gold has a very high density, so it was
uncomfortable to carry it around.
And also risky, for you
can be robbed by bandits.
Almost at the same time in history,
London-based goldsmiths
and those who would later become
the Italian bankers,
they came up with the same idea:
they suggested the merchant
to leave the gold in their vaults
in exchange for a certificate
that first was nominal,
and would later become
a bearer certificate.
It was a bank-note
with which one goes to her pawn counter
and redeem her gold back.
That's how the banknote was born:
a currency that represents
an amount of value stored elsewhere.
But both the Britons and the Italians
couldn't resist a temptation:
after noting that most of the time
people did not ask for the gold back.
So they had what we might call
a spark of genius.
They thought: "If we print more banknotes
than there's gold in our vaults,
who will notice it?"
Do you know what the answer is?
No, no one!
So the fractional coin appeared:
there are more banknotes
that the redeemable gold.
Jumping forward in history:
in 1972, even in a regime
of fractional currency,
the redeemibility of money,
US dollars in this case, in gold,
was still a limiting factor
for those in charge of monetary policy.
But Richard Nixon had enough,
and he decided that
the US dollar couldn't be converted
in gold anymore.
From that point on, we have "Fiat money",
and I do mean exactly
"Fiat Lux et Lux Fuit":
a currency whose value
is purely conventional,
its value it’s based on a social contract
that we all agree on.
And if someone does not agree,
we can force that person
by using something know as “legal tender”,
which means that fiat money
must be accepted to pay back a debt.
Let me say it, this is a bad coin,
actually, we could even say
that it’s a terrible coin:
we don’t need to recall
the most egregious examples
in the history of money.
Our dear old friend US dollar,
already proves it:
its performance
it’s not exactly impeccable.
Starting from 1913, the year in which
the Federal Reserve was funded,
the USA dollar has lost
more than 96% of its purchase power.
That means, it’s a bad currency.
It's the typical result
of a monopoly situation.
Friedrich von Hayek,
Nobel Prize in Economics
and founder of the Austrian school
of economic thought,
wrote an entire book
bemoaning the fact that:
"We deem essential the government's
monopoly of the currency.
We would accept the monopoly
over no kind of good,
in a market economy.
Yet we do accept the monopoly
of that syntethic product
that has half of the power
in any business transaction:
the currency.
Like any type of monopoly,
not only it delivered us a bad product,
but it forbid us
from looking for a better one.”
Therefore, Hayek did conclude:
"If we ever want to have
a good currency again,
we have to take it away
from the control of the States.
And since we cannot do that using force -
he was a good man,
and I comply with his invitation -
we should do it with a clever gimmick,
something they wouldn’t be able to stop.”
Bitcoin is exactly that clever gimmick.
Now let’s try to dive deeply
into what a currency is.
Money is, in it's essence,
a tool for social relationships.
I know that this might not be
the definition you were expecting;
but if you think about
your own experience,
we were all born in a gift economy.
I hope that none of you had to pay
for all the parental care you received:
otherwise I would feel
very sorry for you all,
and quite happy for your therapist,
who will certainly have
a lot to work on with you.
But this gift economy
doesn’t only encompass our family,
our friends, our neighbours,
what we could call “our tribe”.
It’s an economy that doesn’t scale,
because sooner or later
we will run into people we don’t know,
and that is why we don’t trust them -
or maybe, sometimes,
we don’t trust them
precisely because we know them,
which is more or less the same.
But we are inherently social animals,
that’s what we are anthropologically,
so we want to cooperate
even with those we do not trust.
So, at first, we invented
the practice of bartering:
I give you my eggs, but it just so happens
you’re going to give me your milk today.
Alternatively, in order to barter
anywhere and anytime,
we invented the currency:
a syntethic good that allows us
to cooperate with people we do not trust.
I'm not sure about you, but I hope
for a moment of intellectual upheaval,
because I reckon this remark
as hugely important:
a currency is a tool we use to cooperate
with people we have no trust in.
So it's quite clear that, today,
in what it’s for the first time
a digital and global information economy,
the need arises
for a supranational currency,
a digital coin, not controlled by states,
a global currency,
a currency of the Internet.
The problem is, it is insanely hard
to create an Internet currency.
The biggest problem is known
as “double expense problem”.
Every time that we have a digital artifact
that represents a value,
we've always needed
a centralized authority
in order to prevent its duplication.
Digital as it is, it’s easily duplicable.
It’s easy to grasp:
consider your current account balance.
If I transfer my current balance account
to your account -
don’t get your hopes up,
I don’t have that much money -
and then I try to transfer it again
to the gentleman here,
my bank, which controls the updates
of the ledger, is going to tell me:
"No Ferdinando, you cannot do that.”
How are we going to create
a valuable digital asset,
that is to say an non-duplicable asset?
Because – think about
the painting "Gioconda".
Gorgeous, no doubts about that.
Its market price is incalculable.
But if the painting
could be duplicated without control,
for an unlimited number of perfect copies,
it would still be gorgeous,
but its market price
would drop down to zero.
That’s what is happening with Bitcoin,
and it's limited to 21 milion Bitcoins.
Bitcoin, in a way, is as scarce
as physical gold:
gold on the physical level,
Bitcoin on the digital level.
Bitcoin is, or at least is aspires to be,
the digital counterpart of gold.
And now I'm going to hope
for a second moment of upheaval.
I’m pretty sure, you all today
came here in this theatre
believing every digital thing
can be duplicated.
This is the very intuition
that Bitcoin proves wrong:
It’s a digital gold
and attached to it,
inside of the Bitcoin itself,
there is a transnational network,
which is both safe and not-censurable,
that can be used
to transfer this gold globally.
I know you are skeptical,
I can see it in your faces.
Let’s play another game, then:
imagine that an alien
was going to land here, okay?
You have to explain
the traditional currencies to him,
and I’m going to explain Bitcoin.
I will start right away
by telling the alien:
"Look, their currecies
have no inherent value."
At this point you might respond,
slightly irritated:
"The same goes for Bitcoins, Ferdinando!"
And I will say, you serious?
I’ve just explained to you
the shortage in the digital world!.
But your game is easy:
What about the social contract,
centuries of history of the currency,
the legal tender -
Alright, 1-1, time for the kickoff,
let’s start this over.
This time I’m going to start
by pulling your leg,
saying that the cash you carry around
is just a bunch of colored paper.
Yeah, right, special paper, special ink:
but, let’s be honest, it's just the same
as the cash in the game of Monopoly.
My coin, on the other hand,
is pure math and encryption.
Not only that, I will also tell the alien
that while I am a kind person,
I’m not forcing my Bitcoin on you,
you are instead rather coercive.
I cannot refuse your euro.
The legal tender tells me,
if a debtor wants to settle
his debt with me in euro,
I can’t deny him that.
I’m goint to let you figure out
how the alien is going to see all of this.
Oh, I almost forgot,
maybe I should also tell the alien
that a gentleman, in Frankurt -
a very composed gentlemen,
the most serious of us all -
he can print as much of that colored paper
as he likes, whenever he likes,
and give it to anyone he likes.
He was not elected,
and he won’t need to take responsability
for how he carries out his duty.
Meanwhile I’ve already
explained to the alien
that Bitcoin’s monetary policy
is perfectly deterministic,
it can’t be influenced.
You might say: "Right,
but no one is using Bitcoin.
there are no business transactions
carried out using Bitcoin."
That’s for sure:
those who bought, in 2010,
two pizzas, paying them 10.000 Bitcoin -
which at the current rate
woul be 40 milion dollars -
Well, let’s just hope that
those pizzas were really, really good,
because I wouldn’t have been able
to digest them in any way.
Bitcoin is a safe-haven asset,
so it's stored.
Therefore it makes much more sense
not to compare it to a currency,
but to actual gold.
Gold has been accepted
by all civilizations
as the earliest form of currency,
without any type of centralized planning.
It was for centuries
the most successful currency,
it set off the development
of all the monetary systems we know,
it was overtaken by forms of currencies
much more sophisticated
without it becoming outdated.
What happened over the centuries
to physical gold,
is happening in these ten years,
and will probably happen
in the upcoming decades, to Bitcoin.
The Bitcoin's most scary trait
is the value volatlity:
it goes up and down.
There isn’t much to fear, to be honest.
I mean, every time
someone talks about Bitcoin
you should fasten your seatbelts,
because the ride tends to be quite bumpy.
But Bitcoin's volatility is physiological.
When market mechanisms
of supply and demand
try to assess the value of a certain good,
if the product is controversial,
like digital gold,
the process is going to be
just as mush controversial.
We’ve seen it already happen,
in history, with e-commerce:
take a look at the history
of Amazon’s ratings, its volatility.
The worrying part about Bitcoin
is the so-called "drowdown":
highest to lowest point,
it managed to lose
more that 93 percent of its value.
So my bottom line is,
if you ever plan to invest in Bitcoin,
do it with a small percentage
of your savings,
small enough that you would be able
to reasonably sustain its complete loss.
The good news is that
Bitcoin is not correlated
to other investment asset classes,
to other investment opportunities:
It doesn’t move with them,
it diversifies the risks.
So, if put it in an investment portfolio,
even if it sounds counterintuitive,
but it draws dawn
the risks of that portfolio,
expected rate of return being equal,
or, given the same risk,
it increases greatly the expected return.
So it is a good idea
to invest a small amount in Bitcoin,
and this gives us a cue
for some final considerations.
Let’s imagine that 2 percent
of the assets under management -
I’m not referring
to 2 percent of the global wealth,
but 2 percent of those assets
that are professionally managed -
let’s imagine that they invest in Bitcoin
over the next few years.
Well, if we do the math,
the value of a Bitcoin is going to be
a hundred thousand dollars.
But if Bitcoin is, or proves to be,
the digital gold -
I say if because it’s a bold experiment
and it might fail, let’s not forget that,
but it’s an experiment substantiated
both culturally and technologically -
again, if it proved to be
the digital gold,
well, ladies and gentlemen,
it would be better than actual gold:
extremely light, instantly transferable,
low transactional costs,
no logistic problems,
non-censurable and unstoppable.
Therefore, if Bitcoin was to capitalize
the same amount as gold today,
its value would raise to 400.000 dollars.
100.000 dollars, 400.000 dollars -
I’m not here to sell you Bitcoin,
I’m just saying,
if Bitcoin is digital gold,
it's currently greatly underestimated.
Someone might object saying that:
"I've read that it’s not Bitcoin,
It’s the blockchain,
the technology underlying it,
the real deal".
When it comes to this,
I love to paraphrase Confucio, he said:
“When a wise man points at the moon,
the fool looks at the finger”.
The moon is Bitcoin,
the finger is the blockchain.
You can’t overlook the relevance
of the Bitcoin phenomenon.
If you have the slightest understanding
of the role that gold played
in the history of civilization,
finance and currency,
the rise of gold's digital counterpart
in the digital civilization
and in the future of finance and currency
is going to be explosive.
I would like to end with a thought:
25-27 year ago,
I used the e-mail and surfed the web,
but I'd never imagine
that on top of the TCP/IP protocol,
the technology underlying
the web and the e-mail,
would be used to organize our weekends
in digital clubs – Facebook,
or buy liquid, digital books and CDs
from online shops,
or we would ask questions
in natural language
to a computer, a digital assistant,
expecting a meaningful answer.
I can’t tell you, 20 years from now,
what we will be able to make
on the value's TCP/IP protocol,
which type of incredible apps
we will have managed to create:
that’s exactly the adventure
that is waiting for us over the horizon.
Thank you.
(Applause)
Estamos no início da civilização digital.
Nos demos conta, provavelmente,
porque o correio virou eletrônico,
porque a música e
os filmes viraram líquidos,
porque tudo que antes
pesava nas nossas prateleiras,
como as enciclopédias, desapareceu,
substituído pela Wikipédia.
Hoje, há a expectativa, com ou sem razão,
que um sistema bancário
e financeiro inteiro
entre no nosso smartphone.
Já havia previsto, além disso,
um prêmio Nobel de economia
como Milton Friedman,
que em 1999 disse:
"Algo que está faltando,
e que logo será inventado,
é alguma forma de dinheiro digital.
Não moeda eletrônica,
que é associada ao indivíduo,
mas de dinheiro para o portador,
utilizável sem identificação,
por todos, na Internet".
Essa profecia vê hoje
sua realização no Bitcoin,
que está em primeiríssimo
lugar nessa competição.
Por quê?
Não pelo fato de ser claramente digital,
nossos euros e dólares são,
já há algum tempo, digitais.
Mas por ser decentralizado.
Não há, por trás dele,
uma organização, um governo
que o coordena de alguma forma,
fazendo a supervisão do seu funcionamento.
E mesmo que isso nos deixe inquietos,
é, na verdade, uma garantia muito boa
de que o Bitcoin nunca
poderá ser manipulado.
Trata-se de uma forma de inovação
que os anglo-saxões chamam
de "inovação sem autorização".
O que que dizer uma inovação
que não precisa de autorização?
É uma inovação que não tem
mecanismos de segurança centrais,
que não tem controle na entrada,
que não tem um sistema
de controle editorial do conteúdo.
Se isso parece um plano
um pouco anárquico,
e estão ficando assustados,
não fiquem.
É uma inovação que vocês
já viram em ação,
e que sabem ser muito eficaz,
mas também muito gentil.
O e-mail, por exemplo,
não foi inventado pelos correios.
A Internet não foi inventada
por um consórcio de telecomunicações.
Por qual motivo uma
rede transacional de valores
deve ser inventada
por um consórcio bancário?
Também acho um tanto implausível.
Descobri o Bitcoin em 2014.
Sou físico por formação,
e trabalhei outros 20 anos
no mundo dos bancos
de investimento financeiro.
Nunca me perguntei o que era a moeda.
A primeira vez que fiz isso
foi quando descobri o Bitcoin.
Esse é o melhor presente
que o Bitcoin me deu até agora.
E agora vou tentar, de brincadeira,
contar toda a história
da moeda em três minutos.
Vamos tentar.
A primeira forma de moeda que vimos
estabelecida na História é o ouro.
Por que o ouro?
Pode parecer estranho, mas por duas
características fundamentais:
porque é raro e brilha.
Parece que gostamos muito, nós,
seres humanos, de coisas que brilham.
O ouro também é muito maleável,
e verificar sua pureza
é relativamente fácil.
Num caldeirão, acenda fogo embaixo,
faça o ouro fundir, e espere esfriar.
Se, depois desse violento ciclo
termodinâmico, ainda brilhar, é ouro.
Qualquer outra coisa,
eu garanto, para de brilhar.
Mas se precisássemos acender um
caldeirão para cada transação comercial,
seria um pouco cansativo.
Então pedimos a Júlio, sim, Júlio César:
"Olha, Júlio,
por que você não coloca a
sua cara na moeda de ouro
como forma de garantir
o seu conteúdo de ouro?"
A primeira crise inflacionária da História
acontece com seu sucessor, César Augusto.
Até a plebe se dá conta
que a moeda não tem o ouro que deveria.
Quando você é um comerciante medieval,
o ouro tem outro problema.
Pesa muito, tem densidade elevada,
então é incômodo levá-lo por aí.
E também perigoso,
porque ladrões podem roubá-lo.
Quase simultaneamente na História,
os ourives de Londres,
e os que se tornaram banqueiros italianos
tiveram a mesma ideia.
Propuseram aos comerciantes
que deixassem o ouro em seus cofres
e em troca, davam um certificado
que é primeiro nominativo,
mas depois se tornava ao portador:
é uma nota de banco com a qual
é possível retirar o ouro depositado.
Nasce a nota bancária,
moeda representativa de valor
mantido em outro lugar.
Ambos, porém, não resistem à tentação
porque fazem uma observação fundamental.
Notam que bem poucos redimem
a nota bancária em ouro,
e então temos o que podemos
chamar de engenhosidade.
Se emitirmos mais notas bancárias
do que o ouro que temos nos cofres,
quem vai se dar conta?
Sabem qual é a resposta?
Ninguém!
Nasce a moeda fracionária.
Existem mais notas bancárias
do que ouro como garantia.
Acelerando na História,
em 1972, mesmo em um regime
de moeda fracionária,
a redenção de ouro das moedas,
ou do dólar norte-americano
no caso que estamos analisando,
há um pequeno impedimento
na discrição da política monetária.
Richard Nixon decide dar um basta.
O dólar norte-americano
não é mais convertível em ouro.
De agora em diante temos a moeda Fiat,
como em " Fiat Lux et Lux Fuit",
moeda que tem valor convencional,
apenas porque decidimos
que tem valor como contrato social.
Se alguém discorda de nós,
forçamos isso através
da chamada "moeda legal",
ou seja, a irrefutabilidade da moeda
Fiat na extinção de um débito.
Deixem-me dizer que essa é uma moeda ruim,
na verdade, é uma moeda péssima.
Isso sem examinar os exemplos
macroscópios ou deletérios
na história da moeda.
Até o bom, velho e caro
dólar norte-americano
não tem um desempenho impecável.
Desde 1913,
o ano da fundação da Reserva Federal,
o dólar norte-americano perdeu
96% do seu poder de aquisição.
Portanto, é uma moeda ruim,
resultado típico de uma
situação de monopólio.
Friedrich von Hayek,
prêmio Nobel de Economia
e fundador da escola austríaca
do pensamento econômico,
escreveu um tratado
inteiro lamentando o fato
que "podemos considerar o
monopólio governamental da moeda
como indispensável.
Não aceitaremos monopólio
de nada, de nenhum bem,
em economia de mercado,
aceitamos o próprio monopólio
de um bem sintético
que entra em 50% de qualquer
transação comercial,
ou seja, a moeda.
Como todo o monopólio,
não só nos dá um produto ruim,
mas nos impede de experimentar
a busca por produtos melhores."
E Hayek conclui ainda:
"Se algum dia quisermos uma boa moeda,
temos que tirá-la das mãos do Estado.
E como não podemos
fazê-lo com violência..."
bondade dele, eu aceito
de bom grado esse convite.
"devemos fazê-lo com um estratagema
inteligente, algo que não possam parar."
Bitcoin é exatamente
esse estratagema inteligente.
Vamos tentar aprofundar mais
intrinsecamente no que é a moeda.
Ela é basicamente
um instrumento de relação social.
Sei que talvez não gostem dessa definição,
mas se pensarem na sua experiência,
todos nascemos na economia do dono.
Espero que nenhum de vocês
tenha tido que pagar
pelos cuidados parentais
que mamãe e papai lhe deram,
caso contrário, lamento muito por vocês
e fico feliz pelo terapeuta
que com certeza vai trabalhar com vocês.
Essa economia do dono
não abrange apenas
a família, os amigos e vizinhos,
digamos entre aspas "toda a tribo".
É uma economia que não gradua,
porque mais cedo ou mais tarde,
encontramos pessoas que não conhecemos
e por isso não confiamos nelas.
Ás vezes, não confiamos nelas
porque as conhecemos,
mas dá no mesmo.
Agora, nós que somos
intrinsecamente animais sociais,
antropologicamente sociais,
queremos cooperar também
com quem não confiamos.
Primeiro, inventamos a troca.
Dou meus ovos à ela, mas talvez seja
o caso de eu querer o leite dela hoje.
Para evitar intermédios
no tempo e no espaço para a troca
inventamos a moeda.
Um bem sintético para cooperar
com aqueles que não confiamos.
Não sei vocês, mas espero um
momento de comoção intelectual,
porque pra mim essa observação
parece de um alcance gigantesco.
A moeda é um instrumento para
cooperar com aqueles que não confiamos.
É óbvio que hoje,
numa economia que pela primeira
vez é uma economia de informação,
digital e global, vem a necessidade
de uma moeda supranacional,
de uma moeda digital,
não controlada pelo Estado,
uma moeda global, da Internet.
O problema é que ao tentar
criar uma moeda da Internet
existem grandes dificuldades.
A maior é o chamado
"problema do custo duplo".
Todas as vezes que temos
um artigo digital que representa valor,
sempre tivemos necessidade
de uma autoridade central,
que nos impeça a duplicação.
Sim, sendo digital,
é duplicável, não é difícil.
Pensem no seu saldo da conta corrente:
se eu transferisse para ela
o saldo da minha conta,
sem ilusões e miudezas,
quando tentasse transferir aos senhores,
o meu banco, que preside
a atualização do seu livro contábil,
diria: "Não, Ferdinando
você não pode fazer isso".
Como criar um ativo digital que tenha
valor que não seja duplicável?
Pensem, por exemplo na Monalisa,
muito bela, sem dúvida.
Seu preço no mercado é incalculável.
Mas se fosse duplicável arbitrariamente,
em um número ilimitado
de cópias perfeitas,
continuaria bela, mas seu valor
de mercado cairia a zero.
O Bitcoin triunfa exatamente nisso,
e portanto é limitado
a 21 milhões de Bitcoin.
De um certo ponto de vista,
é raro como ouro no nível físico;
o Bitcoin é raro no nível digital.
Bitcoin é, ou pelo menos quer ser,
o equivalente digital do ouro.
Aqui, espero um segundo momento
de comoção intelectual,
porque somando tudo
tenho bastante certeza
que entrando nesse teatro
vocês estavam convencidos
de que qualquer coisa digital
pode ser duplicada.
O Bitcoin os desmente
nesse ponto extraordinário.
É um ouro digital,
no entanto, com um
anexo intrínseco a ele próprio,
uma rede transacional,
incensurável e segura,
na qual se pode transferir
esse ouro em nível global.
Os que são céticos, dá para ver pela cara.
Vamos fazer um outro jogo.
Imaginem que chega um alienígena, certo?
Vocês lhes explicam sobre as moedas
tradicionais e eu sobre o Bitcoin.
Começo a dizer ao alienígena:
"Cuidado que a moeda deles
não tem nenhum valor intrínseco".
E vocês, um pouco ofendidos, rebatem:
"Mas, Ferdinando, o seu Bitcoin também
não tem nenhum valor intrínseco!"
E eu: "Mas recém lhes expliquei
como é raro no ambiente digital!"
O jogo está fácil para vocês.
Se querem colocar o contrato social,
séculos da história da moeda,
a parte legislativa.
Bem, um a zero.
Bola no centro e recomeçamos.
Começo a tirar sarro de vocês,
dizendo que o dinheiro
que podem carregar por aí
são folhinhas coloridas.
Tudo bem, papel especial, tinta especial.
Mas senhores, são as notas do
Banco Imobiliário, nem mais, nem menos.
O meu dinheiro é
matemática e criptografia.
Não só isso, mas também
mostro ao alienígena
que enquanto eu sou gentil,
não forço o meu Bitcoin
a vocês de modo algum,
vocês são bastante coercitivos.
O euro de vocês, não posso não usá-lo.
A lei diz que se um devedor meu quiser
pagar a sua dívida comigo em euro,
eu não posso recusar.
Deixo pra vocês pensarem qual a impressão
que o alienígena vai ter disso.
Ah, já ia me esquecendo.
Talvez seja preciso dizer ao alienígena
que temos um senhor em Frankfurt,
muito caridoso, o mais de todos,
que daquelas folhinhas coloridas,
pode imprimir quantas quiser,
quando quiser e dar a quem quiser,
não foi eleito
e não precisa responder
a ninguém como faz o seu mandato.
Enquanto isso, já expliquei ao alienígena
que a política monetária do Bitcoin
é perfeitamente determinística,
não é influenciada por ninguém.
Vocês dirão: "Mas ninguém usa o Bitcoin,
não se veem transações com Bitcoin".
É verdade.
Em 2010, quem comprou 2 pizzas
pagando 10 mil bitcoins,
o que vale hoje U$40 milhões...
bem, esperamos que aquelas
pizzas tenham sido muito boas,
porque eu não poderia
digeri-las de maneira diferente.
Bitcoin é um refúgio seguro,
por isso valoriza,
e agora é mais apropriado compará-lo
não com a moeda, mas com o ouro físico.
O ouro tem sido aceito
em todas as civilizações
como primeira forma de moeda,
sem qualquer planejamento central.
Por séculos foi a forma
de moeda de maior sucesso,
desencadeou o desenvolvimento
de todos os sistemas
monetários que conhecemos,
foi superado por formas
de moeda mais sofisticada,
sem se tornar obsoleto por isso.
O que aconteceu durante
os séculos com o ouro físico,
está acontecendo nesses dez anos
e provavelmente nos próximos dez,
com o Bitcoin.
Essa volatilidade do Bitcoin
assusta muito: sobe e desce.
Mas não há necessidade desse medo.
Toda vez que se fala de Bitcoin,
é bom afivelar o cinto de segurança,
as rotas são sempre muito acidentadas.
Essa volatilidade é fisiológica.
Quando oferta e procura no mercado
tentam focar o valor de um bem,
se esse bem é controverso,
como o outro digital,
o processo será controverso também.
Já vimos isso acontecer na História
com o comércio eletrônico.
Olhem como a história de cotação
da Amazon é supervolátil.
O que assusta com o Bitcoin,
porém, é o chamado "drowdown",
o fato que do máximo ao mínimo
é possível perder 93% do seu valor.
A mensagem para levar para casa
é que, se algum dia,
quiserem investir em Bitcoin,
por favor, façam com um percentual
pequeno das suas economias,
com a quantidade na qual podem
sobreviver mesmo com a perda total.
A boa notícia é que o Bitcoin
não tem correlação
com os outros ativos de investimento,
com outras oportunidades de investimento.
Ele não está ligado a elas,
diversifica os riscos.
Então, em uma carteira de investimento,
parece um paradoxo,
mas acaba com os riscos da carteira
com o mesmo retorno esperado,
ou com o mesmo risco, aumenta
muito o rendimento esperado.
É sensato então fazer um pequeno
investimento em Bitcoin,
e isso nos dá uma dica
para uma avaliação geral.
Imaginem que 2% dos ativos gerenciados,
não falo dos 2% da riqueza mundial global,
mas dos 2% dos ativos
gerenciados profissionalmente,
investem em Bitcoin nos próximos anos.
Se fizermos os cálculos,
um Bitcoin vai valer US$ 100 mil.
Se, ao contrário, o Bitcoin
se mostra como ouro digital,
digo "se" porque, lembrem,
é um experimento ousado
que pode dar errado,
mas é um experimento cultural
e tecnologicamente sustentável.
Repito, se fosse ouro digital,
é melhor que o ouro físico.
Superleve,
transferível instantaneamente,
com custos baixíssimos,
sem problemas logísticos,
de modo incensurável e irrestringível.
Se o Bitcoin fosse capitalizar
o quanto o ouro capitaliza hoje no mundo,
um Bitcoin deveria valer US$ 400 mil.
US$ 100 mil, US$ 400 mil.
Não estou aqui vendendo Bitcoin.
Estou só dizendo que
se o Bitcoin é o ouro digital,
então hoje, ele é muito desvalorizado.
Alguém poderá fazer objeções:
"Eu li que não é o Bitcoin,
é a blockchain, a tecnologia
que sustenta o Bitcoin,
que é fundamental".
Amo, desse ponto de vista,
citar Confúcio, que dizia:
"Quando um homem sábio aponta
para a Lua, todos olham para o dedo".
A Lua é o Bitcoin, e o dedo a blockchain.
Porque não se pode fugir
da importância do fenômeno Bitcoin.
Se vocês têm um mínimo de consciência
de qual foi o papel do ouro físico
na história da civilização,
das finanças e da moeda,
o surgimento do
equivalente digital do ouro
na civilização digital e no futuro
das finanças e da moeda romperá barreiras.
Concluo com uma observação:
25-27 anos atrás, eu que usava
o e-mail e navegava na web,
nunca poderia imaginar
que no protocolo TCP/IP,
isto é, na tecnologia web e e-mail,
temos no futuro nossos
fins de semana organizados
em clubes digitais, Facebook,
em vez de comprar livros e registros
em formato líquido em lojas on-line,
ou que teríamos feito perguntas
em linguagem natural
a um computador, a um assistente digital,
esperando respostas sensatas.
Não sei lhes dizer, daqui a 20 anos,
no TCP/IP do valor, o que teremos,
quais aplicações inacreditáveis existirão:
essa é a aventura
que nos espera no horizonte.
Obrigado.
(Aplausos)