A me non mi ammazza più nessuno,
io vivo cent'anni ancora.
Non so perché lo dico e perché lo penso,
ma forse per dichiarare guerra al destino
dopo che l'ha dichiarata lui a me.
O forse parlo semplicemente a me stessa,
ai miei figli e a Bobo:
ora che tu non ci sei più,
io ci sarò per sempre.
Leggo queste frasi in un libro,
e mi rendo conto
che "Non mi ammazza più nessuno"
lo sto dicendo io.
È il mio libro, e la mia vita.
E cosa succede?
Che in un attimo è cambiato tutto quanto.
24 marzo 2012:
esci, finalmente una serata
che uno non riesce mai a fare
ma in quel momento
vai a ballare con le tue amiche,
saluti a pranzo tuo marito
che va a giocare,
dopo una carriera fatta
di due Olimpiadi e tantissime cose.
Ci vediamo stasera!
Lasci quattro figli a casa:
Alessandro, sette anni; Arianna, tre;
e due gemelline,
Angelica e Aurora, di uno.
E mentre sei in questa serata
tranquilla e serena,
ti arriva una telefonata.
E in quella telefonata dicono,
Bobo si è sentito male.
Quindi prendi la macchina,
fai questo viaggio allucinante
fino a Macerata,
perché lui stava giocando là.
E ti senti dire che era un film.
Ti vedi la squadra fuori,
'sto corridoio lungo del Pronto Soccorso,
e due medici che stanno
aspettando solamente te.
Perché poi alla fine
tutto il mondo sapeva, tranne io.
Stavo dentro questa campana,
sempre, di vetro:
lui mi aveva sempre messo,
dentro la campana,
perché lui era capofamiglia.
Quindi va bene così, accetti.
Perché poi nella vita
uno accetta anche dei ruoli.
E da là ti dicono, è andato via.
E io mi sono alzata,
mi è arrivato un qualcosa
che faccio fatica a spiegare
perché l'emozione ce l'hai dentro.
C'è stato un fuoco, dentro di me:
è come se Federica fosse andata via,
e in quel momento Federica è rinata.
Perché è giusto che Federica era rinata.
Quindi io mi alzo, vado a casa,
e prendo i quattro miei angioletti -
che con fatica abbiamo voluto,
che con fatica siamo riusciti ad ottenere
perché a noi, da giovani, hanno detto
che non potevamo avere figli.
E il "non potere"
a me non appartiene proprio.
"Non posso": io faccio di tutto
perché in quell'obiettivo,
da quella parte ci devo andare.
Quindi abbiamo alzato le mani
e ci siamo fatti aiutare,
e grazie alla fecondazione assistita
io e Bobo abbiamo avuto
i nostri quattro angioletti.
Quindi te li prendi, te li metti accanto,
e quella cosa negativa che era successa
mi sono sentita
di trasmetterla in maniera -
positiva forse è un parolone,
però in maniera diversa
da quello che ci era successo.
Dal dolore che, poi, ce l'hai
ma lo metti, forse, nella parte giusta.
Dove deve essere,
perché uno deve guardare avanti,
oramai già era andato.
Le cose passate,
uno non ci può fare niente.
Assolutamente, le devi
solamente affrontare.
E ho preso tutti quanti, e ho detto loro:
è successa una figata stratosferica!
Papà è andato a giocare
nella squadra più importante che c'è,
è la squadra del cielo.
E quindi, da là comincia la mia partita.
Io ho iniziato a giocare a nove anni.
E a giocare a pallavolo, poi.
Uno sport in cui sei
in uno spazio tanto piccolo,
ma siete in tanti, perché si è in sei.
E quindi inizi a fare questo percorso
in cui tu ti devi fidare
delle persone che hai accanto.
Tu devi andare e dare il massimo,
perché alla fine della partita
tu puoi vincere o perdere,
però devi uscire dal campo
che con la maglia sudata
tu ce la puoi fare.
E da là quel libro,
quelle frasi del libro
con cui ho iniziato:
"A me non mi ammazza più nessuno"
si era chiuso, e ne ho aperto un altro.
Ed era il mio libro, con i miei bambini,
e con tutte le persone
che poi avrei incontrato
e sicuramente mi sarei presa per mano.
Perché poi, anche l'aiuto non è -
l'essermi fatta aiutare
non lo vedo come una debolezza,
ma forse è stata la mia più grande forza.
Cioè alzare la mano e dire:
in questo momento,
da sola non ce la faccio.
E in questo momento arriva qualcosa
che è arrivato nel momento giusto
dentro la persona giusta,
perché il 24 marzo Bobo se ne va,
e vado a fare una visita
di controllo dal ginecologo -
apro la parentesi,
non potevamo avere figli -
e in quella ecografia la ginecologa
mi dice che dentro di me c'è una vita.
Alzi gli occhi al cielo e dici:
forse qualcosa devo fare?
Sì, forse qualcosa devo fare.
Perché c'era un anello -
c'erano troppi anelli
che si erano incastrati.
Bobo era un giocatore famoso;
non puoi avere figli, ce ne hai quattro.
Se ne è andato in campo.
E non mi sento l'unica
che ha perso il marito
e che è rimasta per terra.
Ma la mia voce, forse,
è un insieme di voci.
Però sto qua e riesco a parlare
perché quegli anelli mi hanno portato qua.
E l'anello era stato Andrea,
il quinto figlio.
Quindi c'è stato un seguire,
e un rendermi conto
che qualcosa io dovevo fare.
E cominci a organizzare.
Cominci a organizzare eventi,
cominci a organizzare delle feste,
cominci a organizzare
tutto ciò che è vita e che non è morte.
Perché tanto, alla fine,
vita e morte si intrecciano
e vita e morte ci accomunano.
Non c'è nessuno di famoso o non famoso -
sì, puoi scoprire qualsiasi cosa,
puoi fare qualsiasi cosa,
ma alla fine siamo tutti
nella stessa barca.
Alla fine siamo tutti qua
che ci guardiamo, che abbiamo un cuore
e che abbiamo tante emozioni.
Io ho cominciato a seguire
queste emozioni,
io ho cominciato
ad ascoltare il mio cuore.
E durante tutti questi eventi,
tutto questo gran girare,
cominci a conoscere
e a condividere la tua storia
con le persone che hai davanti.
E tante volte, quando io giravo -
sono andata nelle scuole,
ho fatto un sacco
di condivisioni con la gente,
ti rendi conto che stai
in macchina e dici:
sì è capitato a me,
è capitato troppo presto a lui -
perché a 37 anni è un po' prestino,
e con cinque figli a casa
è veramente anti-natura.
E invece, però, poi ti rendi conto
che ci sono così tante storie,
intorno a te, che sono allucinanti.
Ma che - da chi dipendono? Non lo so.
Però una cosa dipende da noi.
È come facciamo vita - morte. Il percorso.
Perché noi abbiamo
un percorso da fare, tutti.
E tante volte succedono delle cose
per cui noi alziamo le mani
e non possiamo farci niente.
Però il modo in cui
facciamo questo percorso
dipende, quello sì, da noi.
Quindi fai un evento
e incontri Red Ronnie,
che vedevi forse in televisione,
con tutte le sue trasmissioni musicali -
io un'appassionata,
assolutamente di musica,
e appassionata di musica italiana.
Perché poi io quando sento le canzoni
io devo capire quello che dicono,
perché sennò non ce la posso fare.
Quindi ti immergi nelle note,
ti immergi nelle parole.
C'erano dei cantautori
che veramente mi erano entrati dentro,
e non era aria ma era proprio ossigeno.
Tra cui una cantautrice,
di nome Pia Tuccitto.
Quindi, quando Red Ronnie
mi invita alla sua trasmissione,
e mi dice che c'è Pia,
allora ho detto: alla grande, vado.
E questo incontro
è stato fatto di sguardi,
è stato fatto di ascolto
perché lei presentava un suo singolo,
io parlavo della mia storia,
e del mio evento,
e da là ecco l'anello:
forse era destino che due donne,
con una vita totalmente diversa,
perché poi la Federica sportiva
che ha deciso di smettere
molto presto di giocare,
a 26 anni forse stavo
al culmine della mia carriera,
e ho deciso di buttarmi
dentro questa creazione della famiglia,
e quindi questo istinto materno,
e una persona che ha seguito
la sua passione sempre e comunque
che era la musica, le note.
Tutto ciò che arrivava da là sopra,
e che le faceva scrivere
delle poesie e delle canzoni
che poi entravano dentro la gente.
E quando questo incontro c'è stato,
è scattato un qualcosa
che si è unito perfettamente,
perché tutto ciò che lei
ha scritto nelle sue canzoni,
alla fine era la sua vita.
Erano tutte le emozioni che lei
ha provato, e continua a provare e prova.
E quello che avevo scritto io
nella mia vita, era la mia vita.
Ma non passata, anche presente e futura.
Quindi, in un viaggio
in macchina, ci siamo guardate,
e a me è venuto spontaneamente -
si è accesa quella luce
che dicevo prima, no?
Da quella sera, dal 24 marzo
si sono accese delle luci:
io sento proprio la forza
che una persona che mi prende
e mi dice: te devi andare.
E mi mette proprio tutto
quanto il percorso fatto.
Io devo solo camminare
e avere la voglia di farlo.
E da là l'ho guardata e le ho detto:
Pia, facciamo qualcosa insieme?
E da là mi ha messo
quelle canzoni che io sentivo
ma che non mi sembrava di avere
una cantante accanto a me
che metteva quelle canzoni
che io sentivo alla radio.
E mentre le ascoltavo attentamente,
sempre di più attentamente,
io l'ho guardata e gli ho detto:
Pia, siamo identiche,
perché la tua vita s'intreccia con la mia.
E da là abbiamo -
in mezza giornata
ci siamo trovate a casa sua,
e abbiamo buttato giù dieci canzoni.
E quando io sentivo le note
delle sue canzoni che passavano,
io come un'indemoniata prendevo -
ho preso il mio libro
e ho cominciato a girare
e a scrivere i pezzi.
E da là nasce "Io e lei".
Io e lei sono due persone.
Ed è la forza dello stare insieme.
Io e lei, però, può essere
anche la persona sola.
Cioè quando uno la sera,
o la mattina, si sveglia,
ti metti davanti allo specchio
e ti guardi, e ti vedi,
perché poi alla fine
lo stare insieme è fondamentale
perché la condivisione, secondo me
è la cosa più bella che la vita ci offre:
il conoscere persone.
Ma alla fine,
chi ci dà le risposte giuste
siamo solamente noi.
Solamente guardandoci
veramente negli occhi -
o fermandoci un secondo.
Adesso si va, adesso uno deve correre,
deve lavorare, deve fare -
non ti fermi mai.
Sei sempre o col telefono o col computer
o - devo lavorare, devo fare la spesa,
quello o quell'altro.
Invece, un secondo, se uno si ferma
riesce ad apprezzare
quello che è importante.
Perché non c'è niente
di scontato, nella vita.
"Non succede mai a me";
"Ma guarda lei, adesso sta qua... "
E invece ti rendi conto
che dall'oggi al domani,
in un istante, in un attimo,
tu stai qua, e quindi
la protagonista sei tu.
E devi solamente andare avanti,
e cercare, con coraggio,
di fare questo percorso
nella maniera più bella possibile.
E lo spettacolo è questo:
lo spettacolo è un insieme di emozioni
dove parli - di cosa?
Parli di morte, parli di dolore,
ma parli principalmente di rinascita,
di risveglio, di amore, di amicizia,
di un qualcosa che tu hai -
perché ce l'abbiamo tutti, dentro di noi -
e con Pia ci siamo prese per mano
e lo stiamo portando in giro per l'Italia
a condividerlo con la gente.
Sposiamo progetti sociali,
perché poi andiamo anche
a prenderci per mano
con delle associazioni
che portano dei messaggi:
e il nostro è: "Non molliamo mai".
Qualsiasi cosa che ti capita, qualsiasi,
una tragedia o un ostacolo,
qualsiasi cosa.
Guardare avanti e andare dritto,
perché ci sarà sempre qualcuno
che ti accompagna per essere vincente.
Io mi sento una donna
molto fortunata e molto vincente.
Non potevo avere figli e ne ho cinque;
Pia è nella stessa identica [situazione]:
ha lavorato per 15 anni con Vasco Rossi.
Dopo 15 anni, l'icona della musica
le ha detto "Ciao",
perché non è caduta in compromessi.
E lei sta facendo, e sta seguendo
il suo cuore, la sua passione
che è scrivere canzoni,
e scrivere la musica
e condividerle con la gente,
passando anche dei momenti difficili.
Noi stiamo portando dei messaggi,
che sono quelli che arrivano
e ti portano veramente ad accendere -
noi accendiamo delle scintille.
Poi le persone vanno a casa,
e alimentare la scintilla
spetta solamente a noi.
Diamo dei messaggi,
che possono essere anche quelli
di un'attenzione anche a livello medico.
Bobo è andato a giocare [che] stava bene;
non è più ritornato a casa.
Visita medica? Boh, ne aveva fatte.
Mi sono ritrovata che, però,
lui si è sentito male in campo.
Il discorso di essere coraggiosi
nella donazione degli organi -
a Pia le è morta, purtroppo,
una sorella con la sindrome di Down,
un po' di tempo fa.
E la mamma, la famiglia
ha deciso di donare il fegato.
Che nessuno poteva immaginare
che una bambina con la sindrome di Down
potesse fare una cosa del genere.
Tutto si può: è solamente
[una questione di] coraggio.
Il coraggio di guardarsi,
il coraggio di andare avanti
e il coraggio di dire:
io, veramente, ce la posso fare.
E se uno riesce ad entrare,
e a valorizzare tutto quello che hai -
Io non voglio essere quella che dice:
guardo il sole, che meraviglia il sole,
oh che meraviglia il prato, la Luna.
Tutto ciò è bellissimo:
ma veramente è bello
perché tante situazioni
e tante volte noi andiamo -
questo viaggio è come andare in treno.
Rallentiamo, e cominciamo
a guardare il paesaggio.
Cominciamo a condividere anche,
con le persone che ci sono accanto,
un abbraccio, un bacio,
un "ti voglio bene".
Può svoltare la giornata,
a te e principalmente
alla persona che ti sta accanto.
Quindi è un qualcosa che,
qua dentro, il silenzio parla.
E ascoltatevi.
Grazie infinite, buona vita a tutti.
(Applausi)