“Quanti di voi si svegliano la mattina
convinti di fare la differenza?”
Questa è la domanda che ha fatto
una nostra studentessa
di 16 anni, Kathryn,
ai suoi compagni di classe.
E nessuno ha alzato la mano.
E questa è una domanda
che mi faccio anch'io, da diverso tempo.
Da sempre, in particolare,
sono appassionata di temi ambientali.
Mi ricordo da piccola,
sul mio primo National Geographic,
vedevo le foto
dell'Amazzonia che bruciava;
e poi, crescendo, mi sono accorta
che i problemi ambientali
non erano solo dall'altra parte del mondo,
ma erano anche intorno a noi.
Erano dei problemi globali,
ma anche locali.
Penso ai problemi della cementificazione,
che riguardavano proprio il paesaggio
che vivevo tutti i giorni.
I problemi, quindi, della perdita
di identità del nostro paesaggio,
e anche di noi stessi.
E poi penso ai problemi
del cambiamento climatico,
che sono a livello globale
e che hanno reso una singola specie,
la specie umana,
in grado di modificare
irrimediabilmente il clima,
dando vita a quella
che è l'epoca dell'antropocene.
Tutte queste problematiche
mi hanno sempre spinta
a cercare di fare qualcosa,
e ho provato a cercare la mia strada.
Quindi mi sono laureata all'università,
ho fatto vari tipi di esperienza,
dopodiché sono approdata
in un centro di ricerche
che si occupava proprio di questi temi:
del paesaggio, del consumo di suolo,
della valutazione di piani e programmi.
Era quello per cui avevo studiato.
Però sentivo - quando tornavo
a casa la sera -
non mi sentivo veramente soddisfatta,
sentivo che mancava
effettivamente qualcosa.
Non riuscivo a capire bene che cosa -
e poi cosa è successo?
Penserete: ho lasciato, ho mollato tutto,
ho cambiato completamente vita.
No, in realtà ero attaccata
a quel tipo di lavoro che avevo,
perché comunque c'erano i miei compagni
con cui avevo frequentato l'università.
Il lavoro era gradevole,
ero diciamo nella mia comfort zone,
quindi non avevo il coraggio di cambiare.
Poi è successo un elemento esterno,
un elemento che ha portato
alla chiusura del mio contratto
perché erano finiti i fondi
per quella ricerca
e questa cosa mi ha messo molto in crisi.
Non sapevo effettivamente che cosa fare.
Avevo due strade aperte, davanti a me,
che vedevo in quel momento:
o cercare di arrivare
in un'impresa tradizionale,
quindi utilizzare la mia laurea,
quello che avevo studiato,
o provare a partire da me,
e dalle mie passioni,
e provare a mettermi in gioco.
E ho scelto questa seconda strada.
E quindi ho fondato un'associazione
che si occupava proprio dei temi
del paesaggio e dell'ambiente
e cercava di coinvolgere
i Comuni e le Istituzioni.
Man mano che portavo avanti
questi progetti,
la cosa di cui mi sono accorta
è che stavo attingendo a dei talenti
che non avevo mai considerato.
In particolare avevo considerato
carriere come completamente separate
le mie passioni per l'arte
e la mia passione per l'ambiente.
E tramite quell'esperienza,
io stavo unendo tante cose
che mi piacevano, tanti interessi.
Ho scoperto anche dei talenti
che non pensavo di avere
rispetto proprio alla capacità
di connettere le persone,
di gestire progetti,
di utilizzare l'arte o il teatro
come uno strumento di comunicazione
di progetti ambientali.
E quindi tante cose
che non sapevo di avere sono emerse.
E tutto questo percorso
mi ha portato alla consapevolezza
di cercare di condividere
quello che avevo appreso di me poi,
e che poi ero riuscita
a fare concretamente
con i giovani, con le nuove generazioni.
E in particolare, lavorare su di loro
per dare degli strumenti di cambiamento
delle loro vite e poi del mondo,
del loro territorio e del loro contesto.
È nata così l'azienda che ho creato,
che si occupa proprio di questo
e che dal 2014 ha coinvolto
più di 8000 ragazzi, in tutta Italia,
su progetti per fare la differenza.
E questo per me era inimmaginabile,
quando pensavo a questa possibile strada.
Era completamente inimmaginabile.
E mi ricordo nel corridoio un collega,
proprio quando stavo chiudendo
la mia esperienza di lavoro precedente,
che mi aveva chiesto: “Cosa farai dopo?”
Gli ho detto: “Io so cosa voglio fare,
so che voglio occuparmi
di giovani e ambiente,
e in qualche modo lo farò”.
E ho scoperto una sicurezza, anche qui,
che non pensavo mi appartenesse.
Offrire ai giovani
degli strumenti di cambiamento
è stata un'esperienza
che ha permesso, in qualche modo,
di cambiare le cose,
partendo in primis dal talento.
La cosa infatti su cui vogliamo ragionare,
vogliamo portare nelle classi
è proprio far riflettere i giovani
su quali sono i loro talenti.
Quali sono le loro capacità
e le loro attitudini.
E sembra una cosa scontata;
ma spesso a scuola non si ragiona
su quali siano effettivamente
le proprie capacità.
Quindi una domanda che facciamo
ai ragazzi è, in particolare,
“Che cosa sei bravo a fare?
Che cosa ti piace fare?"
E anche "Che cosa gli altri,
le persone che ti vogliono bene,
ti riconoscono come qualcosa
in cui sei bravo effettivamente?”
E quando i ragazzi sono obbligati
a riflettere su questo,
vediamo che le cose cambiano.
A volte qualcuno dice:
“No, io non so fare assolutamente niente”.
Poi prova a riflettere,
e effettivamente trova
un talento, trova qualcosa.
E in particolare, una delle storie
che volevo portare oggi,
quindi come ricercare i propri talenti
possa effettivamente farci attingere
a delle energie
che non pensavamo di avere.
Vi racconto appunto la storia
di uno dei nostri studenti.
La storia di uno studente
che ha passato cinque ore
chiuso in un armadio.
Adesso vi spiegherò perché:
questo per me, e magari anche per voi,
è semplicemente un pastello.
Per questo ragazzo,
un pastello era uno strumento
per educare le giovani generazioni,
per poter insegnare ai bambini
a disegnare la natura
e poter insegnare loro
che non si butta via niente.
E che quando si pianta,
quello che rimane del pastello -
che è, in quel caso, il pastello
che aveva inventato Ottavian,
era un pastello con un seme;
quando si pianta,
da quello che rimane del pastello
si può generare una pianta
che dà origine a un frutto, un fiore
che è dello stesso colore del pastello.
Octavian è un nostro studente
che ha creato questo progetto,
una startup che realizza
questi pastelli integrati col seme
proprio per i bambini.
Era un ragazzo che veniva considerato,
e lui stesso si considerava,
una persona, uno studente
in qualche modo mediocre.
Non era - non aveva del commitment,
come lo definiva lui stesso.
E in questo progetto
si è appassionato talmente tanto,
e ha scoperto che quello che faceva
nel proprio tempo libero,
quindi quello che faceva
al di fuori della scuola,
dedicarsi ai video,
dedicarsi alla comunicazione,
poteva effettivamente essere
qualcosa su cui lavorare.
Si è messo allora in gioco
all'interno di questo progetto,
e ha passato cinque ore
chiuso in un armadio,
per cercare di registrare
il video della sua startup
che fosse il più perfetto possibile,
perché i vestiti all'interno dell'armadio
assorbivano il suono.
E questa esperienza gli ha permesso,
in qualche modo, di cambiare la sua vita,
perché ha scoperto di avere
questo talento nella comunicazione,
è riuscito a entrare
in un'università importante,
che si occupa di comunicazione,
ha vinto delle borse di studio.
E quindi, con una riflessione
sui propri talenti,
è riuscito in qualche modo
a trovare quella che è la sua strada.
Questo è un esempio, appunto,
di come, attingendo alle proprie risorse,
si possa fare la differenza,
in primis in se stessi.
La seconda cosa che vi volevo portare,
era proprio l'importanza di mettere
a contatto gli studenti e i giovani
con qualcosa che non conoscono,
qualcosa che li può
effettivamente ispirare.
Quello che abbiamo notato
è che portarli a contatto
con realtà innovative,
ma anche con luoghi
che sono diversi dal solito,
può effettivamente fare
la differenza nei ragazzi.
Questo che trovate sulla slide
è appunto un biglietto
che ci ha lasciato un nostro studente,
uno studente di una scuola
che era in un contesto
abbastanza difficile,
uno studente che i propri professori
definivano uno studente
abbastanza difficile.
E attraverso un'esperienza
in montagna di tre giorni,
con un focus sui temi ambientali,
effettivamente questo ragazzo
ha comunicato in maniera
completamente diversa
e alla fine se ne è andato
lasciandoci questo biglietto.
Si è sentito libero, si è riscoperto
e ha riscoperto anche un modo differente
di comunicare se stesso agli altri.
L'ultima cosa di cui volevo parlare,
quindi sicuramente un percorso
per fare la differenza,
riguarda la scoperta dei propri talenti,
il venire a contatto con qualcosa
che è fuori dal nostro quotidiano,
quindi uscire da quelli
che sono i nostri confini soliti
e venire a contatto con realtà
che magari pensiamo a priori
non ci possono interessare.
La terza cosa che però vogliamo
portare ai giovani, nelle scuole
è cercare di aiutarli a fare la differenza
anche in un contesto legato
al loro territorio.
E quindi quello che facciamo
è proprio cercare di aiutarli
a ragionare rispetto alla collettività.
All'inizio vi parlavo di Kathryn;
i suoi compagni di classe
non hanno alzato la mano
rispetto alla domanda che lei aveva fatto:
"Come si fa a avere un impatto?"
Però poi, tutti insieme,
Kathryn e i suoi compagni,
si sono messi e sono riusciti
a realizzare un progetto
che ha effettivamente trasformato
la città in cui risiedeva la loro scuola,
la città di Como.
Si sono messi insieme,
e hanno progettato un'idea semplice:
un applicativo che incentivava
le persone ad andare a piedi,
e quindi faceva in modo
di cercare di risolvere
quello che era un problema
della città di Como:
l'inquinamento ambientale,
l'inquinamento dell'aria,
e il fatto che il centro storico
stesse in qualche modo perdendo
il suo centro di interesse.
Quindi questi ragazzi
hanno realizzato questo applicativo,
hanno creato una rete di commercianti
che davano degli sconti
alle persone che andavano a piedi.
Hanno mobilitato i cittadini
e hanno sensibilizzato
centinaia di persone su queste tematiche,
organizzando delle camminate
intorno alla città
con famiglie, bambini più piccoli,
genitori e così via.
Ed è stato bello,
perché tutti insieme hanno capito
che potevano cercare
di approfondire il proprio talento,
ma potevano anche metterlo
in connessione con altri
e potevano cercare di realizzare progetti
che portavano un valore
alla propria città.
Quindi, questo è il messaggio
che vi voglio lasciare.
Tutti noi come cittadini, studenti,
genitori, formatori,
qualunque sia il nostro ruolo,
possiamo cercare
di ascoltare i nostri talenti,
di metterli in gioco
e di lavorare tutti per la costruzione
di un mondo migliore.
Grazie.
(Applausi)
"How many of you wake up in the morning
thinking they're making a difference?"
That's the question
one of our 16-year-old students, Kathryn,
asked her classmates.
And nobody raised their hand.
And that's a question
I've been asking myself for a long time.
I have always been particularly fond
of environmental issues.
I remember as a child,
on my first National Geographic,
I saw photos of the burning Amazon;
and then growing up I realized
that environmental problems weren't only
on the other side of the world,
but also around us.
They were global problems,
but also local problems.
I'm thinking about the abuse of concrete,
that affects the landscape
I live in every day.
The problems, in other words,
of the loss of identity of our landscape
and also of ourselves.
I also think about
the climate change problems
that span across the globe
and empowered a single species,
the human species
to irreparably alter the climate,
ushering us into what is called
the Anthropocene age.
All these problems always pushed me
to try and do something,
and I tried to find my way.
So I graduated from university,
I did various types of experience
and then I landed in a research center
that dealt with environmental issues
like land consumption,
evaluation of plans and programs.
That's what I studied for.
But I felt - when I came home
in the evening -
I didn't feel really satisfied,
I felt that something was missing.
And I couldn't quite understand what.
And what happened then, you may say?
Perhaps I left, I gave up everything,
I completely changed my life.
No, I was actually attached
to the kind of work I had
because there were my classmates
whom I had attended university with.
The work was pleasant -
let's say I was in my comfort zone.
So I didn't have the courage to change.
Then an external element happened,
one that led to the closure
of my contract,
because they ran out
of funds for that research,
and I found myself in trouble.
I didn't really know what to do.
At that time, I basically saw
two directions before me:
either getting hired
in a traditional business,
then use my degree,
what I had studied for;
or try to start with me and my passions
and try to get involved.
And I chose this second direction.
So I founded an association
that dealt with landscape
and environmental issues
and tried to involve
municipalities and institutions.
The more I delved into these projects,
the thing I noticed
was that I was drawing on talent
that I had never considered before.
In particular, I considered my careers
as completely separate:
my passions for art
and my passion for the environment.
And through that experience
I was combining many things
I liked, many interests.
I also discovered some talents
that I didn't think I had,
like the ability to connect people,
to manage projects,
to use art or theater
as a communication tool
for environmental projects.
So a lot of things
I didn't know I had came out.
And all this led me to the awareness
of trying to share
what I learned about myself,
and I actually managed to do
with young people, with new generations;
and in particular work on them
to give them the tools
to first change their lives
and then their world,
their territory and their context.
That's how I started my company,
and it deals precisely about these issues.
And since 2014 it involved
more than 8000 youngsters in Italy
on projects that might make a difference.
And that was unthinkable to me,
when I took up this path.
Absolutely unthinkable.
And I remember a colleague in the corridor
just as I was ending
my previous work experience,
asked me: "But what's next?"
I told him:
"I know what I want,
I want to take care
of youth and environment,
and somehow I'll do it".
And I discovered a sense of security,
which I didn't think belong to me.
And offering young people tools for change
was an experience
that allowed them to change
things in some way,
starting with talents in the first place.
In fact, what we want to think about,
what we want to bring into the classroom
is just to make young people think
about who they are,
make them think
about what their talents are.
What are their abilities and skills?
Seems like an obvious thing,
but often, at school,
you don't think about your actual skills.
So one direct question we ask them is,
"What are you good at?
What do you like to do?
Is there something
that other people, who love you,
think you are actually good at?
And when the kids are forced
to think about it,
we see that things change.
Sometimes someone says,
No, I can't do anything at all.
Then try to think.
And actually, when you find a talent,
you find a treasure.
And in particular, one of the stories
I wanted to share today
deals with how talents
and the search for our own ones,
can untap sources of energies
we didn't think we had.
I'll tell you the story
of one of our students.
The story of a student
who spent five hours in a closet.
Now I'll explain why:
For me, and possibly also for you,
a pastel is simply a pastel,
For this kid,
a pastel was a tool
to educate younger generations,
to teach children how to draw nature,
and being able to teach
that there is no waste.
and that when you plant
the pastel's leftover,
which is in that case,
the pastel that had invented Ottavian,
was a pastel with a seed,
when you plant its leftovers,
you can generate a plant
that gives rise to a fruit,
a flower with the same color
of the pastel.
Ottavian is one of our students
who created this project,
a startup that creates these pastels
integrated with the seed
for children.
He was considered,
and he also considered himself
a somewhat average student.
He wasn't committed, in his own words.
And as for this project, he became
totally passionate about it,
and he discovered that
what he did in his leisure time,
what he did outside of school,
dedicating himself to videos,
dedicating himself to communication,
could actually be something to work on.
He then got involved in this project
and spent five hours in a closet
trying to tape the video of his startup
as perfectly as possible,
because the clothes inside the closet
were absorbing the sound.
And this experience allowed him
to somewhat change his life,
because he discovered
he had this talent in communication,
he managed to enter a major university
specialized in communication,
he won scholarships.
So reflecting on his own talents,
he managed to somehow find his way.
This is an example of how,
by drawing on our own resources,
one can make a difference
first and foremost within ourselves.
The second thing I wanted to share
was precisely the importance
of connecting students and youngsters
with something they don't know,
something that can actually inspire them.
What we've noticed
is that bringing them in contact
with innovative realities
but also with unusual places,
can actually make a difference for kids.
What you find on the slide
is a note one of our students left us,
a student from a school
in a quite difficult context,
a student that his professors
identified as fairly difficult.
And through a three-day
mountain experience
with a focus on environmental issues,
this guy actually communicated
in a different way
and eventually left us with this note.
He felt free, rediscovered himself
and rediscovered a different way
of communicating himself to others.
The last thing I wanted to talk about -
thus it certainly was a path
to make a difference -
was the discovery of one's own talents,
coming into contact with something
that is outside of our daily lives,
so leaving our usual boundaries
and getting in touch with realities
that perhaps, a priori,
did not interest us.
The third thing we want to bring
to young people, to schools,
is to try help them make a difference
in their own territory.
So what we do
is to help them think "community-wise".
At first I was telling you about Kathryn;
her classmates did not raise their hand
when she simply asked,
How do you make an impact?
But then all together
Kathryn and her friends
got together and managed
to design a project
that actually transformed Como,
where their school was based.
They got together
and designed a simple idea:
an application to nudge people to walk,
and then trying to solve
what was a problem for the city of Como,
environmental and air pollution
And the fact that the old town
was somehow losing its center of interest.
So these kids made this application,
they created a network of businesses
who gave discounts
to people who walked there.
They mobilized the citizens
and made hundreds of people
aware of these issues
by organizing walks after and walks
all around the city
with families, young children,
parents and so on.
And it was nice because
they all understood
that they could try to deepen their talent
but they could also connect it with others
and they could try to launch projects
that brought real value to their city.
So, this is the message
I want to leave you with.
All of us as citizens,
students, parents, trainers,
whatever our role,
we can try to listen to our talents,
put them on the line
and work together to build a better world.
Thank you.
(Applause)
"Quantos aqui acordam de manhã
convencidos de fazerem a diferença?"
Essa foi a pergunta feita
por uma de nossas alunas
de 16 anos, Kathryn,
aos seus colegas de classe.
E ninguém levantou a mão.
E essa é uma pergunta
que eu também me faço há muito tempo.
Eu sempre fui, particularmente,
apaixonada por temas ambientais.
Lembro de quando era pequena,
da minha primeira National Geographic,
de ver as fotos da Amazônia que queimava.
E, depois, crescendo,
percebi que os problemas ambientais
não estavam só do outro lado do mundo,
mas também ao nosso redor.
Eram problemas globais, mas também locais,
como o da construção desordenada,
que afetava a paisagem
que eu vivia todos os dias.
Portanto, os problemas da perda
de identidade da nossa paisagem,
e também de nós mesmos.
E então penso nos problemas
da mudança climática,
que são globais,
e que permitiram que uma só espécie,
a espécie humana,
pudesse modificar o clima
de modo irremediável,
dando vida à chamada época do antropoceno.
Todos esses problemas
sempre me estimularam
a fazer alguma coisa,
e tentei encontrar meu caminho.
Então me formei na universidade,
e tive diversas experiências,
até que entrei em um centro de pesquisas
que trabalhava com esses temas:
da paisagem, do consumo do solo,
da avaliação de planos e programas.
Eu tinha estudado para isso.
Mas quando voltava para casa à noite,
não me sentia realmente satisfeita,
sentia que faltava alguma coisa.
Não conseguia entender bem o quê.
E então o que aconteceu?
Vocês pensarão: fui embora, larguei tudo,
mudei completamente de vida.
Não, na verdade eu estava apegada
aquele tipo de trabalho,
porque, de certo modo,
tinha meus colegas de universidade.
O trabalho era agradável,
eu estava na minha zona de conforto,
portanto não tinha coragem de mudar.
Até que aconteceu algo externo,
que levou ao encerramento do meu contrato,
porque acabaram os fundos
para aquela pesquisa,
e isso me deixou em crise.
Eu não sabia mesmo o que fazer.
Tinha dois caminhos abertos e possíveis
naquele momento:
ou tentar entrar
em uma empresa tradicional,
utilizando meu diploma,
e tudo o que havia estudado,
ou fazer algo sozinha,
com as minhas paixões,
e correr o risco.
Escolhi esse segundo caminho.
Então fundei uma associação
que trabalhava com paisagem e ambiente
e tentava envolver
as prefeituras e as instituições.
À medida que eu levava adiante
esses projetos,
o que eu percebi
é que estava descobrindo talentos
que nunca havia considerado.
E que, na verdade, eu havia considerado
como duas carreiras separadas
a minha paixão pela arte
e a minha paixão pelo ambiente.
E por meio daquela experiência,
eu estava unindo tantas coisas
que eu gostava, tantos interesses.
Descobri também alguns talentos
que não pensava possuir
em relação à minha capacidade
de conectar as pessoas,
de gerenciar projetos,
de utilizar a arte ou o teatro
como instrumento de comunicação
de projetos ambientais.
E então emergiram
todas essas coisas que eu não sabia.
E esse percurso todo me deu consciência
para tentar compartilhar aquilo
que eu tinha aprendido
e que depois consegui colocar em prática
com os jovens, com as novas gerações.
E, principalmente, trabalhar com eles
fornecendo instrumentos de mudança
para a vida deles e para o mundo,
para o território e o contexto deles.
Foi assim que nasceu a empresa
que eu criei e que atua nessa área
e que desde 2014 já atingiu
mais de 8 mil jovens, em toda a Itália,
em projetos para fazer a diferença.
Algo que, para mim, era inimaginável,
quando eu pensava em seguir esse caminho.
Completamente inimaginável.
E eu me lembro de um colega no corredor,
quando eu estava deixando
meu antigo trabalho,
que me perguntou:
"O que você fará depois?"
E eu respondi: "Sei o que quero fazer,
quero trabalhar com jovens e ambiente,
e eu vou conseguir".
E aí também eu descobri uma segurança
que eu não pensava ter.
Oferecer aos jovens
instrumentos de mudança
foi uma experiência
que permitiu, de algum modo,
mudar as coisas,
partindo em primeiro lugar do talento.
A coisa sobre a qual queremos pensar
e levar às salas de aula
é fazer com que os jovens reflitam
sobre quais talentos possuem.
Quais são as suas competências
e as suas atitudes.
E parece uma coisa óbvia;
mas na escola não pensamos nisso,
sobre as nossas próprias competências.
Por isso uma pergunta
que fazemos aos jovens é, em especial:
"O que você faz bem?
O que você gosta de fazer?"
E também: "O que os outros,
as pessoas que gostam de você,
reconhecem que você faz realmente bem?"
E quando os jovens são obrigados
a pensar nisso
dá pra ver que as coisas mudam.
Às vezes alguém diz:
"Não sei fazer absolutamente nada".
Depois tenta refletir,
e consegue encontrar um talento,
encontra alguma coisa.
E uma das histórias
que eu queria contar aqui hoje
é sobre como buscar os próprios talentos
pode nos fazer aproveitar
energias que não sabíamos possuir.
Vou contar a história desse nosso aluno.
Um aluno que passou cinco horas
trancado no armário.
E vou explicar por quê:
para mim e talvez para vocês também,
isto é simplesmente um giz.
Para aquele jovem,
um giz era um instrumento
para educar as novas gerações,
para poder ensinar às crianças
a desenhar a natureza
e para poder ensiná-las
que nada se joga fora.
E que quando plantamos
aquilo que sobra do giz,
que, naquele caso,
era o giz inventado pelo Ottavian,
era um giz com uma semente;
quando plantamos, das sobras do giz,
é possível gerar uma planta
que dá origem a um fruto,
uma flor da mesma cor do giz.
Octavian é um aluno nosso
que criou esse projeto,
uma startup que faz esses gizes
integrados com a semente
destinados às crianças.
Ele era um rapaz considerado,
inclusive por ele mesmo,
uma pessoa, um aluno,
de alguma forma medíocre.
Ele não era comprometido,
como ele mesmo se definia.
E nesse projeto, se envolveu de tal forma,
que descobriu que o que fazia
no seu tempo livre,
ou seja, o que fazia fora da escola,
dedicando-se aos vídeos, à comunicação,
podia efetivamente ser algo
com o qual trabalhar.
Então ele resolveu
se envolver nesse projeto,
e passou cinco horas trancado num armário,
para tentar gravar o vídeo da sua startup
da maneira mais perfeita possível,
porque as roupas dentro do armário
absorviam o som.
E essa experiência
fez com que a sua vida mudasse,
pois ele descobriu que tinha esse talento
para a comunicação,
conseguiu ingressar
em uma universidade importante,
que lida com comunicação,
ganhou uma bolsa de estudos.
E então, com uma reflexão
sobre os próprios talentos,
ele conseguiu de alguma forma
encontrar seu caminho.
Esse é um exemplo sobre como, utilizando
nossos próprios recursos,
é possível fazer a diferença,
começando por nós mesmos.
A segunda coisa que queria compartilhar
é a importância do contato
entre estudantes e jovens
com algo que não conhecem,
algo que lhes possa inspirar.
O que notamos é que colocá-los
em contato com realidades inovadoras,
e até mesmo com lugares
diferentes do usual,
pode realmente fazer
a diferença com os jovens.
Isso que vocês veem no slide
é um bilhete deixado por um aluno nosso,
um aluno de uma escola
em um contexto bem difícil,
um estudante que os próprios professores
definiam como muito difícil.
E graças a uma experiência
de três dias na montanha,
com foco em temas ambientais,
esse rapaz começou a se comunicar
de modo completamente diverso
e no final foi embora
deixando-nos esse bilhete.
Ele se sentiu livre, se redescobriu,
encontrou um modo diferente
de se comunicar com os outros.
A última coisa sobre a qual quero falar,
portanto, certamente um percurso
para fazer a diferença,
tem relação com a descoberta
dos próprios talentos,
o contato com algo que vem
de fora da nossa rotina,
sair das nossas fronteiras habituais
e entrar em contato com realidades
que a priori podem parecer
não nos interessar.
A terceira coisa que queremos
levar aos jovens, nas escolas,
é tentar ajudá-los a fazer a diferença
mesmo em um contexto ligado
ao território onde estão.
E então o que fazemos
é ajudá-los a pensar
sobre essa coletividade.
No começo eu falava da Kathryn;
seus colegas de classe
não levantaram a mão
com a pergunta feita:
"Como podemos causar impacto?"
Porém, depois, todos juntos,
Kathryn e seus colegas,
se reuniram e conseguiram
realizar um projeto
que realmente transformou a cidade
onde ficava a escola deles,
a cidade de Como.
Eles se reuniram,
e projetaram uma ideia simples:
um aplicativo que incentivava
as pessoas a andarem a pé,
como um modo de tentar resolver
um problema da cidade de Como:
a poluição ambiental, a poluição do ar,
e o fato que o centro histórico
estivesse perdendo
seu centro de interesse.
Então esses rapazes
fizeram esse aplicativo,
criaram uma rede de comerciantes
que davam descontos
às pessoas que andavam a pé.
Mobilizaram os cidadãos e sensibilizaram
centenas de pessoas nesses temas,
organizando caminhadas ao redor da cidade,
com famílias, crianças pequenas,
pais e outros.
E foi lindo,
porque todos juntos entenderam
que podiam tentar
desenvolver o próprio talento,
também podiam colocá-lo
em conexão com outros
e podiam tentar realizar projetos
que agregassem valor à própria cidade.
Essa é a mensagem que eu quero deixar.
Todos nós, na qualidade de cidadãos,
estudantes, pais, educadores,
seja qual for o nosso papel,
podemos tentar escutar nossos talentos,
colocá-los à disposição
e trabalhar juntos
para construir um mundo melhor.
Obrigada.
(Aplausos)
«Многие ли из вас просыпаются утром
с готовностью что-то изменить?»
Такой вопрос задала
наша 16-летняя ученица Кэтрин
своим одноклассникам.
И никто не поднял руку.
И с некоторых пор я тоже
задаю себе этот вопрос.
В частности, меня всегда занимали
вопросы об окружающей среде.
Помню, как в детстве в своём
первом журнале National Geographic
я видела фотографии пылающей Амазонии,
а когда выросла, я поняла,
что проблемы окружающей среды
были не только по ту сторону мира,
они были вокруг нас.
То были глобальные проблемы,
но и локальные тоже.
Например, вытеснение привычного мне
природного ландшафта
бурно растущей городской средой.
То есть проблема была в потере
уникальности нашего ландшафта
и нас самих.
Или, например, проблема изменения климата
на глобальном уровне,
которая предоставила лишь одному виду,
человеку,
способность необратимого
изменения климата,
что дало начало
эпохе человека — антропоцена.
Все эти проблемы
всегда побуждали меня что-то делать,
и я старалась найти свой путь.
Я окончила университет,
получила опыт работы в разных сферах,
после чего я устроилась
в исследовательский центр,
который как раз занимался такими темами:
ландшафтом, использованием почв,
стратегической экологической оценкой.
Это было то, чему меня учили.
Но я чувствовала — приходя домой вечером —
я не чувствовала полного удовлетворения,
я ощущала, что чего-то
действительно не хватало.
Но я никак не могла понять чего —
что же произошло потом?
Вы подумаете: я бросила всё
и полностью изменила свою жизнь.
Нет, такой тип работы был мне по душе,
ведь там были и мои
университетские одногруппники.
Работа была приятной
и, скажем, была моей зоной комфорта,
так что мне не хватало
мужества сменить её.
Затем произошло одно событие,
которое привело
к расторжению моего договора,
потому что фонд этого
исследования был исчерпан,
и это привело меня в отчаяние.
Я не понимала, что мне делать.
Передо мной открывались два пути,
которые я видела на тот момент:
либо попытаться устроиться
на обычном предприятии,
то есть пойти работать
по своей специальности,
либо заняться тем, что интересно мне,
и попробовать свои силы.
И я выбрала второй путь.
Так что я основала организацию,
которая занимается именно темой
ландшафтов и окружающей среды,
и старалась вовлекать в процесс
органы местного самоуправления.
Пока я потихоньку
занималась этими проектами,
я стала замечать,
что раскрываю в себе способности,
о которых никогда не подозревала.
Например, я считала невозможным сочетать
мои увлечения искусством
и окружающей средой.
А благодаря этому опыту,
я объединяла многие вещи,
которые мне нравились, и многие интересы.
Я обнаружила в себе таланты,
о которых не знала раньше,
к примеру, способность объединять людей,
руководить проектами,
использовать искусство и театр
как средства коммуникации
в экологических проектах.
Так, многое, о чём я даже
не подозревала, всплыло наружу.
И весь этот путь привёл меня
к осознанным попыткам
поделиться тем, что я узнала о самой себе
и что затем я смогла сделать
именно с молодёжью, с новым поколением.
И, в частности, я стала работать с ними
и предоставлять им средства, чтобы они
могли изменить свои жизни, а затем и мир,
свои местность и привычную среду.
Так зародилась основанная мной компания,
которая как раз этим и занимается
и которая с 2014 года вовлекла в проекты
более 8 000 молодых людей по всей Италии,
чтобы изменить мир к лучшему.
Для меня это было чем-то невероятным,
когда я думала об этой возможности.
Абсолютно невероятным.
И я помню одного коллегу в коридоре,
как раз когда я уходила
с прошлого места работы,
и он меня спросил: «Чем займёшься потом?»
Я сказала: «Я знаю, что хочу делать:
хочу заниматься молодёжью и экологией,
и однажды я к этому приду».
И даже здесь я обнаружила уверенность,
которой, я не думала, что обладаю.
Предоставляя молодёжи
средства преобразования,
мы обрели опыт,
который позволил неким
образом что-то изменить,
в первую очередь с помощью таланта.
Что бы мы действительно
хотели делать на занятиях —
так это учить молодёжь размышлять
над тем, какие у них есть таланты.
Какие у них есть способности и качества.
Это кажется чем-то очевидным;
но часто в школах не размышляют
над тем, какие на самом деле
у них есть способности.
Так что, в частности, мы задаём
ребятам следующие вопросы:
«Что у тебя хорошо получается?
Чем тебе нравится заниматься?»
И даже: «Что по мнению остальных,
людей, которые тебя любят,
у тебя получается действительно хорошо?»
И когда ребята вынуждены
размышлять над этим,
мы видим, что всё меняется.
Порой кто-то говорит: «У меня
вообще ничего не получается».
Потом, хорошенько подумав,
он в итоге находит у себя
какой-нибудь талант.
И в особенности я хотела рассказать
вам сегодня одну из историй,
как поиск собственных талантов
может помочь нам черпать энергию,
о которой мы не подозреваем.
Я расскажу вам историю
одного из наших учеников.
Историю ученика,
который провёл пять часов
в закрытом шкафу.
Сейчас я объясню вам почему:
для меня, возможно, и для вас тоже,
это просто цветной карандаш.
Но для него
цветной карандаш был инструментом
для воспитания новых поколений,
для того, чтобы научить
детей рисовать природу
и показать им, что ничего
не нужно выбрасывать.
И что когда карандаш заканчивается,
то, что от него остаётся —
в этом случае это карандаш,
придуманный Октавианом,
карандаш с семенем;
как он закончился,
из его остатков можно вырастить растение,
на котором зреет плод или
цветок того же цвета, что и карандаш.
Октавиан — это наш ученик,
который основал этот проект,
стартап, который производит
эти карандаши с семенами
именно для детей.
Он был тем, кого считали,
и он сам себя считал,
человеком, учеником,
в какой-то степени заурядным.
Он не был ответственным,
как он сам это говорил.
А этим проектом он
настолько сильно увлёкся
и осознал, что то, чем
он занимался в свободное время,
то есть то, чем он занимался
за пределами школы,
его увлечения видео и общением,
могли стать тем, с чем можно работать.
Так что он проявил себя
в рамках этого проекта
и провёл пять часов в закрытом шкафу,
чтобы попытаться снять
видео для своего стартапа
максимально идеально,
ведь одежда в шкафу
поглощала посторонние звуки.
Этот опыт позволил ему неким
образом изменить свою жизнь,
потому что он обнаружил
в себе талант к общению,
смог поступить в престижный университет,
занимающийся коммуникацией,
и получил грант на обучение.
Так, поразмыслив о своих талантах,
он смог в итоге найти свой путь.
Это пример того,
как с помощью собственных
ресурсов можно что-то изменить
прежде всего в самом себе.
Второе, о чём я хотела бы
вам рассказать, —
это то, как важно знакомить
школьников и молодёжь
с тем, чего они не знают,
с тем, что может их вдохновить.
Мы заметили,
что знакомство с миром инноваций,
а также с местами, не похожими на другие,
может способствовать
изменениям в самих учениках.
На слайде вы видите
карточку, которую оставил нам наш ученик,
ученик одной школы,
который находился в довольно
сложных обстоятельствах,
ученик, которого его же учителя
считали довольно сложным учеником.
И в ходе трёхдневной поездки в горы,
сосредоточившись на экологических темах,
этот молодой человек
общался совершенно иным образом,
а в конце ушёл, оставив нам эту карточку.
Он почувствовал свободу и раскрылся,
он открыл другой способ
налаживать общение с остальными.
Последнее, о чём я хотела рассказать, —
это, конечно же, путь к изменениям,
который подразумевает
раскрытие собственных талантов,
контакт с чем-то, что не вписывается
в нашу повседневную жизнь,
то есть выход за рамки привычного
и знакомство с теми реалиями,
которые по нашему мнению
никак не могут нас заинтересовать.
Третье, чем мы хотим
заниматься с учениками в школах, —
это помочь им менять мир к лучшему,
даже в контексте территории их проживания.
И вот что мы делаем:
мы пытаемся помочь им научиться
беседовать, чувствовать коллектив.
Вначале я рассказывала вам о Кэтрин;
её одноклассники не подняли руку
в ответ на вопрос, который она
задала: «Как повлиять на происходящее?»
Но потом Кэтрин вместе
со своими одноклассниками
сумела реализовать проект,
который изменил город,
где находится их школа,
город Комо.
Они взялись за это вместе
и придумали простую идею:
приложение, которое
побуждает людей ходить пешком
и таким образом пытается решить
то, что было проблемой в городе Комо:
загрязнение окружающей среды,
загрязнение воздуха
и то, что исторический центр
постепенно терял свою былую популярность.
Так, эти ребята выпустили это приложение,
создали сеть продавцов,
предоставляющих скидки
тем, кто ходит пешком.
Они мобилизовали жителей города
и привлекли внимание
сотен людей к этой теме,
организовав прогулки по городу
с семьями, маленькими
детьми, родителями и так далее.
И это было здорово,
потому что вместе они поняли,
что можно пытаться развить свои таланты
и при этом объединять усилия с другими,
и пытаться реализовывать проекты,
которые бы приносили пользу их городу.
В общем, это та мысль,
которую я хотела до вас донести.
Все мы, жители городов,
студенты, родители, преподаватели,
какой бы ни была наша роль,
мы можем попытаться
прислушаться к нашим талантам,
применить их в деле
и всем вместе работать
на благо этого мира.
Спасибо.
(Аплодисменты)