Chris Anderson: Benvenuto, Bill Gates!
Bill Gates: Grazie.
CA: È un piacere averti qui, Bill.
Circa tre mesi fa, qui a TED,
avevamo parlato di questa pandemia,
credo fosse fine marzo,
e in quel momento negli USA
erano morte meno di 1.000 persone
e meno di 20.000 persone nel mondo.
Ora i numeri sono
circa 128.000 morti negli USA
e più di mezzo milione nel mondo,
in tre mesi.
Quali sono le tue previsioni
per il resto dell'anno?
Ci sono vari scenari,
ma quale credi che sia
la migliore e la peggiore?
BG: Purtroppo c'è un'enorme
varietà di scenari:
in uno di questi,
con l'arrivo dell'autunno
potremmo avere un tasso di mortalità
pari al picco di aprile.
Se si contagiano molti giovani,
alla fine contageranno di nuovo
anche gli anziani,
e arriverà anche alle case di riposo,
ai rifugi per senzatetto,
i posti in cui ci sono stati molti morti.
Il percorso di innovazione,
di cui più tardi parleremo,
su diagnosi, cura e vaccini,
mostra grandi progressi,
ma non sufficienti a evitare
che in autunno negli USA
la situazione possa essere molto grave.
Ed è peggio di quel che prevedevo
anche solo un mese fa,
perché siamo tornati a spostarci molto,
senza indossare le mascherine,
e ora che il virus
è arrivato in molte città
in cui prima non era molto presente,
sarà una sfida.
In nessun caso avremo
una mortalità inferiore all'attuale,
che è di circa 500 morti al giorno;
ma c'è un alto rischio di un ritorno
ai 2.000 morti al giorno che avevamo prima
perché non abbiamo più il distanziamento
e il comportamento speciale,
che avevamo ad aprile e maggio.
E sappiamo che questo virus è stagionale:
quindi la forza del contagio,
a causa di temperatura, umidità
e maggior tempo passato al chiuso,
peggiorerà con l'avvicinarsi dell'autunno.
CA: Negli USA, secondo alcune ipotesi,
se si mettono quei numeri in prospettiva,
arriviamo, chissà, a più di 250.000 morti,
magari entro fine anno
se non siamo attenti;
e in tutto il mondo, entro fine anno,
il bilancio delle vittime
potrebbe essere di milioni di persone.
Ci sono delle prove
che le alte temperature estive
ci stiano davvero aiutando?
BG: Non ne abbiamo la certezza,
ma sicuramente il modello dell'IHME
ha tenuto in considerazione la stagione,
e quindi temperatura e umidità,
per provare a spiegare
perché a maggio non è andata peggio.
E quindi, quando abbiamo iniziato
a uscire, e a spostarci di più,
i modelli prevedevano come conseguenza
un aumento di contagi e morti,
e il modello continuava a ripetere:
"Devo usare alla stagionalità
per spiegare perché non è andata peggio
a maggio e a giugno."
E lo vediamo nell'emisfero sud,
come in Brasile,
che è nella stagione opposta,
e in tutta l'America del sud,
che ha un'enorme epidemia.
In Sudafrica l'epidemia
cresce velocemente.
Per fortuna Australia e Nuova Zelanda,
gli ultimi paesi dell'emisfero sud,
hanno davvero pochi casi:
quindi, anche se devono
continuare a fronteggiarli,
dicono: "Abbiamo dieci casi,
è grave, dobbiamo sbarazzarcene."
Fanno parte di quei fantastici paesi
che hanno numeri così bassi
che i test, la quarantena
e il tracciamento
funzionano per rilevarli
e mantenerli vicino allo zero.
CA: Magari sono stati anche aiutati
dalla maggiore facilità nell'isolarli
e dall'inferiore densità di popolazione.
Ad ogni modo, hanno applicato
le politiche giuste.
BG: Sì, è tutto così esponenziale
che anche piccoli gesti
sono di grande aiuto.
Non è un gioco lineare.
Tracciare i contatti,
con questo numero di casi negli USA
è importantissimo,
ma non ci riporterà allo zero.
Aiuterà a diminuirli, ma è irrefrenabile.
CA: OK, quindi a maggio e giugno negli USA
i numeri erano leggermente migliori
rispetto ad alcune previsioni
ed è stato ipotizzato
che fosse per le temperature più calde.
Quello che stiamo vedendo ora
lo definiresti un aumento allarmante
nel tasso di casi negli USA?
BG: Esatto.
Ad esempio, nell'area di New York
i casi continuano,
in qualche modo, a diminuire,
ma in altre parti del paese,
ora soprattutto nel sud,
ci sono aumenti che li controbilanciano
e ci sono tassi di positività nei giovani
che sono superiori persino
a quelli delle aree maggiormente colpite.
Chiaramente i giovani sono usciti
più di quanto siano usciti gli anziani,
quindi la distribuzione tra le fasce d'età
ora si concentra tra i più giovani,
ma a causa della presenza
di più generazioni nella stessa casa,
di chi lavora nelle case di riposo,
sfortunatamente si rifletterà -
parlo sia della trasmissione
che dello sfasamento temporale,
di nuovo sugli anziani,
farà aumentare di nuovo
il tasso di mortalità,
che ora si era abbassato di molto,
dai 2.000 ai 500 di adesso.
CA: E questo è dovuto, in parte,
a uno sfasamento di tre settimane
tra il numero dei casi e le morti?
E forse anche perché
sono state adottate misure efficaci
e siamo davvero di fronte alla possibilità
che il tasso di mortalità
sia davvero un po' in calo
ora che ne sappiamo un po' di più?
BG: Sì, certo.
Il tasso di mortalità è sempre minore,
quando non si è sovraccarichi.
E lo stesso discorso vale per l'Italia,
quando era sovraccarica,
la Spagna o persino New York all'inizio,
di sicuro la Cina.
In quei casi era impossibile
anche fornire le cose basilari,
l'ossigeno e il resto.
Uno studio finanziato
dalla nostra fondazione nel Regno Unito
ha rilevato che l'unica cosa,
oltre al Remdesivir,
che è una cura comprovata,
è il desametasone,
che per i pazienti gravi,
riduce la mortalità
di circa il 20 percento
e abbiamo ancora accesso a queste cose.
L'idrossiclorochina
non ha mai dato buoni risultati,
perciò non c'è più niente da fare.
Si stanno ancora facendo dei test,
ma con tutto quello che si sta testando,
inclusi anche gli anticorpi monoclonali,
avremo più soluzioni in autunno.
La buona notizia, quindi,
se si parla di tasso di mortalità,
è che abbiamo già fatto passi avanti
e ne faremo altri, già in autunno.
Dovremmo iniziare ad avere
gli anticorpi monoclonali,
che sono la cura che più mi entusiasma.
CA: Ti chiederò
di parlarne meglio fra poco,
ma giusto per concludere
con i tassi di mortalità:
in un sistema sanitario funzionante,
come ad esempio gli USA
quando i posti non sono sovraffollati,
che cosa ne pensi
dei numeri attuali di morti,
e come procedono, in termini
di percentuale sui casi totali?
Siamo sotto l'uno percento magari?
BG: Se si rilevassero tutti i casi, sì,
saremmo ben sotto l'1 percento.
Dicono 0,4 o 0,5 percento.
Se si contano gli asintomatici,
probabilmente è sotto lo 0,5
ed è una buona notizia.
Questa malattia avrebbe potuto avere
il cinque percento di contagi.
Le dinamiche di trasmissione
di questa malattia
sono più complesse
delle previsioni degli esperti.
Il numero di contagi
di pre-sintomatici e asintomatici,
e il fatto è che non c'è tosse,
altrimenti te ne accorgeresti
che stai tossendo.
C'e tosse in gran parte
delle malattie respiratorie:
ma in questa, invece,
nei primi stadi non c'è tosse,
si canta, si ride, si parla,
ancora di più per i super-portatori,
le persone con alte cariche virali;
e questo causa il contagio,
ed è una novità.
Persino gli esperti dicono:
"Wow, ci ha colti di sorpresa."
Il numero di contagi di asintomatici
e il fatto che non ci sia
il sintomo della tosse
come nell'influenza o nella tubercolosi.
CA: Sì, è un'astuzia diabolica del virus.
Voglio dire, il contagio asintomatico
che percentuale rappresenta del totale?
Ho sentito che addirittura
la metà dei contagi
sono praticamente pre-sintomatici.
BG: Sì, se si contano i pre-sintomatici,
allora la maggior parte degli studi
riportano che è il 40 percento;
e poi abbiamo anche gli asintomatici.
La quantità di virus nel tratto superiore
dell'apparato respiratorio
non è collegata.
Alcune persone ne hanno molto lì
e poco nei polmoni,
e quello che si ha nei polmoni
causa i sintomi più gravi -
e altri organi, ma soprattutto i polmoni -
ed è allora che sono necessarie le cure.
Il caso peggiore,
in termini di diffusione,
è chi ha molto virus nel tratto superiore,
ma quasi niente nei polmoni,
quindi non ricerca cure.
CA: Giusto.
E quindi se si aggiungono
gli asintomatici ai pre-sintomatici,
più del 50 percento della trasmissione
deriva dagli asintomatici?
BG: Sì, la trasmissione
è più difficile da misurare.
Possiamo vedere focolai e simili,
ma c'è una grande domanda sul vaccino:
oltre a non farti ammalare,
che è ciò che si sta testando,
riesce anche a far sì
che non contagi altre persone?
CA: Questo vaccino, quindi,
solleva interrogativi importanti:
parliamone.
Ma prima, ci sono state altre sorprese
negli ultimi due mesi, riguardo il virus,
che influenzano profondamente
il modo in cui dovremmo affrontarlo?
BG: Non siamo ancora in grado di definire
qual è il profilo dei super diffusori
e potremmo non riuscirci mai.
Potrebbe non avere spiegazione.
Se si potesse identificarli,
sono i responsabili
della maggior parte dei contagi:
poche persone, però
con altissime cariche virali.
Ma purtroppo, non l'abbiamo ancora capito.
Questo tipo di trasmissione -
se sei in una stanza e nessuno parla,
c'è molta meno trasmissione.
E nonostante il virus
si possa trasmettere dentro un aereo,
non è tanto la durata
della prossimità [che conta]
perché ad esempio, a differenza
di un coro o un ristorante,
non si espelle aria parlando ad alta voce
come avviene in altri luoghi al chiuso.
CA: Cosa ne pensi
dell'etica di chi in un aereo
non vuole indossare la mascherina?
BG: Se l'aereo è di sua proprietà,
non c'è problema.
Se ci sono altre persone nell'aereo,
significherebbe metterle a rischio.
CA: All'inizio della pandemia,
l'OMS non consigliò
di indossare le mascherine.
Temevano che sarebbero state sottratte
dai fornitori dei medici in prima linea.
Col senno del poi,
si è trattato di un grosso errore?
BG: Sì.
Tutti gli esperti si sentono in colpa...
L'importanza delle mascherine
si ricollega agli asintomatici;
se la gente mostrasse
sintomi evidenti, come con Ebola,
lo si saprebbe e la si isolerebbe,
e non ci sarebbe bisogno
di mascherine o simili.
L'importanza delle mascherine,
il fatto che quelle chirurgiche
siano di un'altra catena di distribuzione
rispetto a quelle normali,
che fosse semplice aumentare
la produzione di quelle normali
e che avrebbe fermato il contagio
da parte di pre-sintomatici
e asintomatici,
è stato un errore.
Ma non è un complotto.
Semplicemente, ora ne sappiamo di più.
E anche ora, gli errori fatti
sui benefici delle mascherine
sono molti di più di quel che ammettiamo,
ma è un beneficio importante.
CA: Bene, ora farò delle domande
da parte della comunità.
Mostriamole qui sotto.
Jim Pitofsky: "Crede che negli USA
le riaperture siano state premature
e se sì, cosa si dovrebbe fare
per fronteggiare questa pandemia?"
BG: Le domande sui compromessi
tra i benefici di, ad esempio,
ritornare a scuola
contro il rischio che le persone
si ammalino perché vanno a scuola,
sono dilemmi molto difficili
e credo nessun individuo
sia in grado di affermare:
"Ti dico io come risolvere
questi dilemmi."
Sapere dove ci sono i contagi
e il fatto che anche
i giovani si infettano
e sono parte di una catena
di contagi tra generazioni,
dovremmo rimarcarlo.
Se si guarda solo
all'aspetto della salute,
siamo stati troppo generosi
con le riaperture.
Però le aperture,
in termini di salute mentale
e di ricerca di cose
basilari per la salute,
come vaccini o altri tipi di cure,
danno dei benefici.
Credo che alcune delle nostre riaperture
abbiano creato più rischi che benefici.
Riaprire i bar così velocemente
com'è stato fatto,
era davvero così importante
per la salute mentale?
Forse no.
Non credo che siamo stati
così giudiziosi con le riaperture.
E con gli studi, ne sono sicuro,
capiremo che alcune delle riaperture
sono state troppo affrettate.
E poi ci sono cose come le scuole,
in cui, fino a questo istante,
non c'è ancora un programma autunnale
per le scuole dei quartieri poveri;
e non farei una distinzione così netta
tra i benefici e i rischi, in questo caso.
Ci sono enormi benefici
nel far andare quei ragazzi a scuola,
ma come si misurano i rischi?
Se sei in una città con pochi casi,
direi che probabilmente
prevalgono i benefici.
Ma ciò non toglie
che ci potrebbero essere sorprese.
Potrebbero nascere dei casi
e bisognerebbe decidere diversamente,
il che non è semplice.
Ma credo che negli USA
in alcuni posti non prevalgono i benefici.
Qualsiasi diseguaglianza
è stata accentuata dal virus:
tipo di lavoro, connessione internet
possibilità da parte della scuola
di impartire lezioni online.
Alcuni impiegati,
la gente si vergogna ad ammetterlo,
sono più produttivi
e si godono la flessibilità
del lavoro da casa
e dispiace molto,
perché ci sono un sacco di persone
che soffrono sotto molti aspetti,
uno dei quali è che i propri figli
non possano andare a scuola.
CA: Certo. Passiamo alla prossima domanda.
[Nathalie Munyampenda] "Da noi in Ruanda
le azioni tempestive
hanno fatto la differenza.
A questo punto, quali interventi
suggerisce per gli USA?"
Bill, sogno il giorno in cui
verrai nominato zar del coronavirus
con il potere di parlare al pubblico.
Che cosa faresti?
BG: Be', gli strumenti per l'innovazione
sono il campo in cui io e la fondazione
abbiamo più esperienza.
Chiaramente, alcune politiche di apertura
sono state troppo generose,
ma credo che tutti
possano partecipare.
Ci serve una guida
che ci faccia ammettere
che il problema è ancora grande
e non lo renda una questione politica
della serie "Quel che abbiamo fatto
è stato notevole, vero?"
No, non è notevole.
Ci sono molte persone, inclusi gli esperti
che non hanno capito molte cose
e tutti vorrebbero aver preso
con una settimana in anticipo
i provvedimenti che hanno preso.
Gli strumenti per l'innovazione
sono ciò su cui si concentra
il lavoro della fondazione:
anticorpi, vaccini.
È in questo che abbiamo esperienza,
ed è al di fuori del settore privato,
quindi abbiamo una certa neutralità
e si può lavorare con qualsiasi
governo o azienda.
Se si fanno prodotti
su cui non si guadagna,
a chi vanno le risorse?
Non ci sono segnali
del mercato, per questo.
Gli esperti devono dire: "Questo anticorpo
merita di essere prodotto.
Questo vaccino merita di essere prodotto",
perché per entrambi abbiamo
una produzione estremamente ridotta
e coinvolgerebbe più aziende,
il che di solito non succede.
Di solito un'azienda lo inventa
e poi si utilizzano
le fabbriche di molte aziende
per ottenere il meglio
e nel massimo della quantità.
Quindi, coordinerei tutto ciò,
ma abbiamo bisogno di un leader
che ci tenga aggiornati,
che sia realista
e ci mostri i giusti comportamenti
oltre a guidare l'innovazione.
CA: Devi essere un grande diplomatico
per parlare così di questi argomenti.
Posso capire il tuo disagio,
in questo senso.
Ma voglio dire, tu parli
regolarmente con Anthony Fauci,
che è ritenuto una saggia voce
dalla maggior parte delle persone.
Ma quanto ha le mani legate?
Non gli è consentito avere il ruolo
che potrebbe avere in queste circostanze.
BG: Il dottor Fauci è apparso
quando è potuto andare in onda,
e nonostante dicesse cose realistiche
ha mantenuto la sua reputazione.
Ha potuto parlare in quel modo.
Di solito sono i Centri per la Prevenzione
e il Controllo delle Malattie a parlare.
Non è strettamente necessario,
ma in crisi sanitarie precedenti
sono stati gli esperti di quei centri
a prendere la parola.
Sono formati per fare queste cose,
quindi è un po' insolito
quanto abbiamo contato su Fauci
invece che sui Centri.
È giusto che sia Fauci,
che è un brillante ricercatore,
con profonda esperienza,
soprattutto in vaccini.
E in qualche modo ha preso la parola,
accogliendo i suggerimenti dei più,
cioè, quelli dell'epidemiologia
e ha spiegato nel modo giusto, ammettendo:
"Potremmo registrare nuovi aumenti,
perciò dobbiamo comportarci
in questo modo."
Ma è fantastico che possa farsi sentire.
CA: A volte.
Passiamo alla prossima domanda.
[Nina Gregory] "Con la sua fondazione,
come affrontate la questione etica
su quali paesi avranno
il vaccino per primi,
ammesso che venga trovato?"
E magari, Bill, puoi approfittarne
per parlare di dove si è arrivati ora
con la ricerca di un vaccino
e di quali sono gli aspetti principali
a cui dovremmo pensare
quando seguiamo queste novità.
BG: Ci sono tre vaccini che,
se funzionano, saranno i primi:
quello di Moderna che, sfortunatamente,
non si potrà distribuire facilmente,
quindi, se funziona, sarà indirizzato
principalmente agli USA;
poi c'è quello di AstraZeneca,
che viene da Oxford;
e il Johnson & Johnson.
Questi sono i primi tre.
E abbiamo dati sugli animali
che danno buone speranze,
ma non sono definitivi.
E poi, funzionerà sugli anziani?
E avremo dati sugli esseri umani
nei prossimi mesi.
Questi tre saranno valutati
nella prova di sicurezza ed efficacia.
Quindi, riusciremo a produrli,
anche se non nelle quantità che vorremmo,
prima della fine dell'anno.
Sul successo della fase tre,
e il suo completamento prima di fine anno,
non sarei così ottimistico.
Nella fase tre bisogna davvero verificare
il profilo di sicurezza ed efficacia,
ma si inizierà.
Poi ci sono quattro o cinque vaccini
che usano approcci diversi
che forse sono
tre o quattro mesi indietro:
Novavax, Sanofi, Merck.
Finanziamo la capacità di produzione
per molti di questi -
proprio ora stiamo conducendo
complesse negoziazioni
per acquisire fabbriche
dedicate ai paesi più poveri,
quelli a basso e medio reddito.
I prodotti più facilmente distribuibili,
tra cui AstraZeneca e Johnson & Johnson,
saranno quelli su cui ci concentreremo,
ovvero quelli poco costosi
e di cui basta una sola fabbrica
per farne 600 milioni di dosi.
Quindi abbiamo vari vaccini possibili.
Ma non avremo nulla prima di fine anno,
nella migliore delle ipotesi,
e per ora riguarda questi pochi candidati,
che di solito hanno alti tassi d'errore.
CA: Bill, è corretto dire
che se tu e la tua fondazione
non aveste partecipato
le dinamiche di mercato
avrebbero portato alla situazione
per cui, appena fosse comparso
un vaccino promettente,
i paesi più ricchi
si sarebbero accaparrati
tutte le scorte iniziali...
Ci si mette un po' a produrli
e non rimarrebbe nulla
per i paesi più poveri.
Ma quello che stai facendo, con successo,
dando garanzie di produzione
e di capacità ad alcuni dei candidati,
stai dando la possibilità di destinare
parte delle prime unità di vaccini
ai paesi poveri,
è così?
BG: Non siamo solo noi, ma sì,
abbiamo un ruolo fondamentale,
con il gruppo CEPI da noi creato,
Coalizione di Preparazione alle Epidemie,
e con il consenso dei leader europei.
Abbiamo le competenze
per valutare ogni candidato
e dire: "Dov'è una fabbrica nel mondo
che ha la capacità di produrlo?
In quale dovremmo investire
le prime somme di denaro?
Quali obiettivi bisognerà raggiungere
prima di finanziarne un'altra?"
Perché alcune delle persone
del settore privato
che capiscono davvero queste cose
lavorano con noi
e siamo una voce autorevole al riguardo,
possiamo coordinare molto,
soprattutto la produzione.
Ci si aspetterebbe che gli USA
ritenessero questo un problema globale
e che partecipassero attivamente.
Ma ad oggi, non c'è attività
su quel fronte.
Sto discutendo con i membri
del Congresso e dell'amministrazione
sul prossimo progetto di legge
per gli aiuti economici
che potrebbe essere destinato
per l'un percento
agli strumenti per aiutare tutto il mondo.
Quindi è possibile,
ma è poco probabile;
e il vuoto che c'è è qualcosa
cui il mondo non è abituato,
e si stanno facendo avanti molte persone,
tra cui la nostra fondazione,
per provare ad avere una strategia,
incluso per i paesi più poveri,
che avranno un'alta percentuale
di morti e conseguenze negative,
tra cui i sistemi sanitari
messi a dura prova.
La maggior parte dei morti
sarà nei paesi in via di sviluppo,
nonostante il numero di morti
che ci sono stati in Europa e negli USA.
CA: Vorrei essere una mosca
e sentirti discutere
di questo con Melinda,
perché con tutti i "crimini" etici
commessi dai leader che dovrebbero
essere più giudiziosi...
Una cosa è non sfoggiare una mascherina,
ma non fare la propria parte
per aiutare il mondo,
che è minacciato da un nemico comune,
e rispondere come una sola umanità,
e invece...
incoraggiare una lotta
inopportuna tra nazioni
per avere ad esempio i vaccini,
È davvero...
Di sicuro la storia
darà un giudizio severo.
È semplicemente riprovevole.
Non è così? O mi sono perso qualcosa?
BG: Be', non è proprio così bianco o nero.
Finora gli USA hanno investito
più soldi di ogni altro paese
per finanziare la ricerca per i vaccini
e la ricerca non è riservata.
Non bisogna pagare i diritti agli USA.
Il finanziamento della ricerca
è a beneficio di tutti.
Il finanziamento delle fabbriche,
invece, è solo per gli USA.
Il problema è che, per ogni
altra crisi sanitaria globale,
gli USA hanno guidato
l'eradicazione del vaiolo,
gli USA hanno guidato
l'eradicazione della poliomielite,
con partner come l'OMS, il Rotary,
l'UNICEF o la nostra fondazione.
Il mondo... O per l'HIV,
sotto la guida del presidente Bush,
appoggiato anche dall'opposizione,
fu creato il piano di emergenza PEPFAR
che fu incredibile.
Salvò decine di milioni di vite.
E per questo il mondo si aspetta sempre
che gli USA siano al comando,
in termini economici e di strategia.
Come avere quelle fabbriche per il mondo,
o anche solo per evitare
che il virus ritorni negli USA
o per far funzionare l'economia mondiale:
è un bene per i lavori negli USA
che ci sia domanda da altri paesi.
E quindi c'è tutta questa insicurezza
su che cosa funzionerà
e ci si chiede "Chi è al comando?"
E la cosa peggiore è il ritiro dall'OMS,
un problema che spero si possa rimediare
prima o poi,
perché abbiamo bisogno
della coordinazione dell'OMS.
CA: Passiamo a un'altra domanda.
[Ali Kashani] "Ha visto modelli
particolarmente di successo
per la gestione della pandemia nel mondo?
BG: È interessante sapere
che oltre alle azioni tempestive,
prendendo le persone risultate positive,
si può monitorare la loro pulsossimetria,
cioè la saturazione
di ossigeno nel sangue,
una modalità di monitoraggio economica
ma che permette di ricoverarli
relativamente presto.
È strano, ma i pazienti non sanno
che si stanno per aggravare.
C'è un motivo fisiologico interessante,
ma non mi soffermerò a parlarne.
La Germania ha un tasso
di mortalità piuttosto basso
perché ha condotto
questo tipo di monitoraggio.
Poi, ovviamente, se parliamo
di strutture ospedaliere,
abbiamo imparato che i ventilatori,
pur con tutte le buone intenzioni,
nei primi periodi
sono stati usati troppo e male.
Oggi i dottori ne sanno
molto di più, sul trattamento.
E questo vale, in gran parte,
in tutto il mondo.
L'uso della pulsossimetria
come primo indicatore
probabilmente si diffonderà ampiamente,
ma la Germania è stata la pionera.
E ora, per fortuna, il desametasone
è orale, costa poco,
e possiamo aumentarne la produzione.
Anche questo a livello globale.
CA: Bill, vorrei chiederti
com'è stato per te
vivere in questa situazione.
Perché, stranamente,
nonostante la tua passione
e buone intenzioni
siano ovvie a chiunque
abbia trascorso un momento con te,
ci sono in giro su di te
folli teorie complottiste.
Ho appena controllato
con un'azienda chiamata Zignal,
che monitora i social media.
Dicono che, ad oggi,
mi sembra solo su Facebook,
siano stati scritti
più di quattro milioni di post
che ti associano a qualche
teoria complottista sul virus.
Ho letto che in un sondaggio
più del 40 percento dei repubblicani
crede che il vaccino che produrrai
impianterebbe un microchip nelle persone
per tracciarne la posizione.
Non riesco a credere
ai numeri di quel sondaggio.
E qualcuno prende queste cose sul serio,
qualcuno è stato persino trasmesso
su Fox News e così via,
qualcuno ci crede così tanto
che arriva a fare minacce terribili.
Mi sembri capace di ignorarli,
ma chi altro è mai stato
nella tua stessa posizione?
Come fai a gestirlo?
In che mondo viviamo,
per avere una tale disinformazione?
Cosa possiamo fare
per aiutare a correggerla?
BG: Non sono sicuro
che sia una novità
che ci siano teorie complottiste.
Microsoft è stato
al centro di alcune controversie,
ma almeno erano legate al mondo reale.
Windows andava in crash più del dovuto?
E certo abbiamo avuto
problemi con l'antitrust.
Ma almeno sapevo ciò di cui si trattava.
Quando è emerso tutto questo, devo dire,
ho avuto l'istinto di scherzarci su.
La gente ha detto che è inappropriato
perché è una cosa molto seria.
Farà desistere le persone dal vaccinarsi.
E, ovviamente, quando avremo il vaccino
sarà come con le mascherine,
per cui arrivare a quante più persone,
specialmente se è un vaccino
che blocca la trasmissione -
sarà un grande vantaggio per la comunità,
se quel vaccino viene somministrato
in modo capillare.
Quindi sono un po' incerto
su cosa dire o fare,
perché i complottisti
sono una cosa nuova per me.
Che cosa bisognerebbe mai dire,
per non dare loro credibilità?
Dopo che una commentatrice
di "Fox News", Laura Ingraham,
ha detto che metto microchip
nelle persone,
quel sondaggio non mi sorprende,
perché è quello
che la gente ha sentito in tv.
È pazzesco.
E la gente chiaramente
cerca le spiegazioni più semplici
invece di mettersi a studiare virologia.
CA: Voglio dire...
TED è apolitico, ma crediamo nella verità.
Io direi a Laura Ingraham:
deve scusarsi con Bill Gates
e ritirare quello che ha detto.
Davvero.
E chiunque sia in ascolto,
e pensi che quest'uomo
sia coinvolto in una sorta di complotto,
si faccia vedere da uno bravo.
Siete pazzi.
Molti di noi conoscono Bill da anni
e hanno visto la sua passione
e il suo impegno
per capire che siete matti.
Quindi, lasciate stare
e pensiamo a porre fine alla pandemia.
Davvero.
Se qualcuno in chat ha un suggerimento,
un consiglio su come
sbarazzarsi dei complottisti,
perché si alimentano a vicenda.
Magari direte pure che lo sto dicendo
perché sono parte del complotto.
Come si può tornare a un mondo
in cui ci si può fidare
delle informazioni?
Dobbiamo fare di meglio.
Ci sono altre domande dagli spettatori?
Aria Bendix da New York:
"Che consiglio darebbe a chi vuole ridurre
il rischio del contagio
se c'è un aumento dei casi?"
BG: Non ci sono problemi se hai un lavoro
per cui è possibile lavorare da casa
tramite videoconferenze,
così come con le relazioni interpersonali:
ad esempio, io faccio
molte videochiamate con gli amici.
Ho amici in Europa
che chissà quando vedrò,
ma ci sentiamo regolarmente per parlare.
Se rimani più o meno isolato,
non corri molti rischi;
è quando ti riunisci
con molte altre persone,
che sia per lavoro o per socializzare,
che ci sono rischi,
soprattutto nelle comunità
in cui ci sono aumenti dei casi,
anche se non si è obbligati,
si spera che i numeri della mobilità
mostrino che le persone rispondano
e riducano al minimo
questo tipo di contatti fuori casa.
CA: Bill, mi chiedevo se potessi parlarci
un po' di filantropia.
La sua fondazione
ha giocato un ruolo importante,
ma parliamo di filantropia in generale.
Hai creato il movimento Giving Pledge,
che ha riunito tutti quei miliardari
che si sono impegnati a donare
metà del loro patrimonio netto
prima o dopo la loro morte.
Ma è una cosa difficile da fare.
È difficile donare così tanti soldi.
Tu stesso, credo, da quando
è iniziato Giving Pledge,
dieci anni fa, non ricordo di preciso,
ma il tuo patrimonio netto,
credo sia duplicato da allora,
nonostante tu sia
il massimo filantropo al mondo.
È difficile donare denaro in modo efficace
per rendere il mondo migliore?
O i donatori nel mondo,
soprattutto quelli davvero ricchi,
dovrebbero iniziare a impegnarsi
a seguire un programma,
tipo, "Ogni anno dono una percentuale
del mio patrimonio netto,
che, con gli anni, potrebbe aumentare.
Se devo impegnarmi sul serio,
devo donare e devo trovare una maniera
per farlo in modo efficace."
È una domanda ingiusta e folle?
BG: Sarebbe fantastico
aumentare le donazioni;
e il nostro obiettivo,
come Gates Foundation e Giving Pledge,
è aiutare le persone
a trovare delle cause a loro vicine.
È la passione che porta la gente a donare.
Sì, i numeri sono importanti,
ma ci sono tantissime cause in giro.
Sceglierai, ad esempio,
se vedi qualcuno malato
o che non ha accesso ai servizi sociali.
O se vedi qualcosa
che aiuta a ridurre il razzismo.
E se è una causa che ti sta a cuore, doni.
Ed è vero, alcune donazioni
filantropiche non funzionano.
Dobbiamo aumentare
le ambizioni dei filantropi.
La filantropia collaborativa
che promuovete con il progetto Audacious
o come altri quattro o cinque gruppi
che cercano di riunire i filantropi,
è fantastica,
perché così imparano gli uni dagli altri,
si trasmettono sicurezza a vicenda,
e pensano, "Ehi, ho donato a X
e altri quattro hanno fatto lo stesso,
così la donazione è più efficace".
E magari può essere divertente,
persino quando scoprono
che una donazione
non ha avuto l'effetto desiderato,
ma si continua a donare.
Quindi, sì, vorrei
che i filantropi aumentassero;
e per chi continua a esserlo,
è divertente, appagante
e scegli con chi,della tua famiglia,
sostenere una causa.
Nel mio caso, a me e Melinda
piace fare queste cose insieme,
imparare insieme.
Alcune famiglie coinvolgono
anche i bambini nelle attività:
a volte sono i bambini, ad insistere.
Quando si hanno molti soldi,
un milione di dollari
sono comunque molti soldi;
ma se si hanno miliardi,
si dovrebbero donare centinaia di milioni.
È bello che in termini di spese personali
si rimanga sempre allo stesso livello.
È la cosa socialmente più appropriata.
Ma le donazioni bisogna aumentarle
o quei soldi finiranno sul testamento
senza poterli gestire
e goderne allo stesso modo.
Quindi, non vogliamo imporlo;
ma sì, vogliamo entrambi
ispirare i filantropi
per vedere quella passione
e quelle opportunità
in modo nettamente più veloce
rispetto al passato,
perché che sia per razzismo,
malattie o altri mali sociali,
la filantropia può portare
velocemente all'innovazione.
E i governi, se funziona,
possono sostenerla e aumentarla.
Dio sa se abbiamo bisogno di soluzioni,
di quel tipo di speranza e progresso,
che, spero vivamente,
risolvano i problemi più gravi.
CA: La maggior parte dei filantropi,
persino i migliori,
faticano a donare più dell'uno percento
del loro patrimonio netto ogni anno;
e tuttavia, i più ricchi al mondo
spesso hanno accesso
a grandi opportunità di investimento.
Molti guadagnano dal sette
a più del dieci percento all'anno.
Per donare davvero
la metà del proprio patrimonio,
non bisognerebbe a un certo punto
donare il cinque, sei,
sette, otto, dieci percento
del patrimonio netto all'anno?
Non è questa la logica
che si dovrebbe seguire?
BG: Sì, ci sono persone come Chuck Feeney,
che ha dato il buon esempio
e ha donato tutti i suoi soldi.
Anche io e Melinda ne stiamo parlando:
dovremmo aumentare la percentuale donata?
Siamo stati molto fortunati
sul lato degli investimenti,
sotto vari aspetti.
La tecnologia in generale è andata bene,
persino quest'anno,
il che è fortemente in contrasto
con quello che accade nel mondo.
E credo davvero che la gente si aspetti
che siamo più veloci
e c'è un motivo per velocizzarci.
Il governo non potrà far fronte
a tutti i bisogni.
Sì, in giro ci sono
moltissimi soldi dei governi;
ma aiutare a spenderli bene,
aiutare a trovare posti
in cui le donazioni non aumentano -
e se la gente vuole donare
ai paesi in via di sviluppo,
questi non hanno governi
che possano staccare assegni
dal valore del 15 percento del PIL,
quindi la sofferenza lì è immane
anche solo per l'economia,
lasciando da parte la pandemia:
è tragica.
È una battuta d'arresto
di circa cinque anni
nel progresso di questi paesi;
e in qualche caso,
la situazione è così critica
che mette a repentaglio
la stabilità del paese.
CA: Bill,
sono sbalordito da ciò
che tu e Melinda avete fatto.
Vi muovete su una linea sottile,
destreggiandovi tra cose così diverse;
e il tempo che dedicate
a migliorare il mondo
e sicuramente la quantità di denaro
e di passione che ci mettete,
è davvero ammirevole
E ti ringrazio molto per aver passato
un po' di tempo con noi.
Grazie mille.
Nel resto dell'anno le tue doti e risorse
saranno più utili che mai,
quindi buona fortuna.
BG: Grazie: è un lavoro divertente,
e sono ottimista. Grazie, Chris.