Albert Einstein amava dire che quando un problema sembra insolubile è perché lo stiamo affrontando con le premesse sbagliate. Oggi nella scienza c'è un problema, che è difficilissimo. È così difficile, che è soprannominato l' "Hard Problem" per antonomasia. Questo problema non riguarda l'origine dell'Universo, è un problema che riguarda noi stessi. Che cosa siamo? Dove siamo? Nel mondo fisico, noi dove ci troviamo? Le neuroscienze, negli ultimi 100 anni, si sono concentrate soprattutto sul corpo, sul cervello. Hanno cercato la cosa che noi siamo dentro il nostro sistema nervoso. Eppure, 150 anni di ricerche delle neuroscienze finora non hanno trovato niente che assomigli alla nostra esperienza dentro il sistema nervoso. Nessuno, neanche con le tecniche più sofisticate di brain imaging oggi a disposizione, ha mai trovato dentro il nostro cervello qualcosa di simile alla nostra esperienza. E allora, come diceva Einstein, forse dobbiamo mettere in discussione le premesse sulle quali abbiamo basato anni e anni di ricerca scientifica sulla coscienza. Forse la coscienza, la nostra esperienza fenomenica, i colori che vediamo, i sapori che proviamo, non si trovano dentro il cervello. Ma dove si possono trovare? Io vi chiedo di prendere in mano quella mela che avete trovato sulla vostra sedia e di guardarla, di toccarla. In questo momento voi fate - state facendo esperienza di questo oggetto. Questa cosa, così semplice, in realtà è un mistero per la scienza, perché ciò che voi trovate nella vostra esperienza nessun neuroscienziarto è riuscito a trovarlo dentro questo oggetto meraviglioso che è il cervello. E oggi le neuroscienze non sanno rispondere a questa domanda: come il cervello possa creare al suo interno questa cosa che è la vostra esperienza della mela. E allora io vi propongo di prendere in considerazione un'ipotesi radicale, che all'inizio vi potrebbe apparire bizzarra, ma forse non è così strana come sembra. In questo momento, voi state toccando la mela; e la vedete. E se io vi chiedessi: "Descrivetemi cosa trovate nella vostra esperienza della mela," voi mi direte, "Io faccio esperienza, e nella mia esperienza c'è il rosso, c'è il lucido, c'è il rotondo, c'è la struttura della mela." Non c'è niente del genere, dentro il cervello. E allora ecco l'ipotesi che prendiamo in considerazione oggi: e se la cosa che è la nostra esperienza della mela fosse la mela stessa? E se noi fossimo, letteralmente, fuori dal nostro corpo, e se questo oggetto che teniamo in mano, in questo momento, fosse la base fisica, la cosa che è identica con noi stessi? Se voi ci pensate, questa ipotesi semplifica moltissimo la domanda su dove siamo e cosa siamo. Siamo un mondo, siamo un oggetto: non siamo dietro agli occhi e in mezzo alle orecchie, ma siamo davanti al nostro corpo. Bene, questa idea, in realtà, si scontra con due obiezioni fondamentali, che sono il motivo per cui le neuroscienze han cercato dentro il sistema nervoso la nostra esperienza, e le affronteremo insieme. Il primo problema da cui partiremo è la cosidetta "variabilità soggettiva", cioè il fatto che questa mela può apparire diversa a ciascuno di noi. La mela può apparire di un rosso vivace a me, ma se qualcuno è daltonico, appare di un rosso molto meno vivo. Può sembrare fredda se ho tenuto le mani in un luogo caldo; può sembrare calda se ho tenuto le mani in una bacinella gelata. E per spiegare questa variabilità della mela, nel passato si è ipotizzato che esistesse una mela e tutti facessimo delle esperienze soggettive, e quindi andavano collocate nella mente. Ma non è necessariamente vero. Il mondo, la mela - e non la nostra esperienza della mela, ma la mela stessa - è molto più ricca di quanto non crediamo. Prendiamo in considerazione una proprietà semplice della mela: la velocità. Questa mela, in questo momento, è ferma o si sta muovendo? Questa mela è ferma rispetto al palcoscenico, ma si sta muovendo rispetto a degli oggetti, come un'aereo, come una macchina, che sono in movimento rispetto a questa stanza. Quindi questa mela, per quanto può sembrare strano, ed è dal tempo di Galileo che lo sappiamo, è sia in movimento sia ferma; anzi, questa mela, per quanto possa sembrare strano, si sta muovendo in tutte le direzioni, perché esistono infiniti oggetti che si stanno muovendo - le molecole dell'aria, i pianeti, gli aerei, le macchine - e quindi questa mela ha infinite velocità, anche se noi ne possiamo vedere soltanto una. Ma lo stesso ragionamento vale anche per altre proprietà. Prendiamo il colore. Guardate questo quadrato alle mie spalle. Vi potrebbe sembrare più o meno bianco, come gli schermi dei calcolatori quando vogliono produrre il bianco; ma se voi vi avvicinate, voi vedrete che in realtà è una griglia di puntini rossi, verdi e blu, il cosiddetto bayer grid. È bianca, o è una griglia di punti colorati? E la risposta è che è bianca relativamente a un corpo umano a più di un metro di distanza, ed è colorata relativamente a un corpo umano a pochi centimetri di distanza, oppure un corpo diverso, magari l'occhio di un'aquila che è dotato di una risoluzione molto più elevata. Prendiamo in cosiderazione un oggetto leggermente più complesso: il tramonto. Io vengo dalla Liguria, qui alle mi spalle vedete la spiaggia di Lavagna al tramonto. Il tramonto è un oggetto che esiste in modo diverso per ciascuno dei corpi che si muovono sulla spiaggia. E infatti, due persone in due posti diversi fotograferanno due tramonti dversi. E il tramonto si sposta se noi ci spostiamo. Il tramonto esiste relativamente al nostro corpo. È possibile estendere lo stesso ragionamento per tutte le proprietà della mela, e mostrare che la mela non esiste in assoluto, ma la mela esiste relativamente. Quindi l'idea ingenua da cui eravamo partiti, secondo cui, di fronte alle diverse esperienze della mela, solo una è la vera mela, in realtà non è scientificamente giustificata. Non è vero che esiste una mela e tutte le altre sono esperienze soggettive. Esistono tante mele quante le nostre esperienze, così come questa mela ha tante velocità quanti oggetti in movimento ci sono in questa stanza. Ha tanti colori quanti sistemi interagiscono con lei. Quindi, in una frase, noi non vediamo una mela in 100 modi diversil, se qui siamo in 100. Ma vediamo 100 mele diverse, perché ognuna di queste mele esiste relativamente a ciascuno dei vostri corpi. E questo risolverebbe il problema della variabilità della soggettività. Non è più la soggettività ad essere variabile, ma è il mondo che è relativo. Però dobbiamo affrontare un altro problema molto grave, per questa ipotesi che vi ho presentato. Quando noi facciamo esperienza della mela e la mela non c'è, come nel sogno o nelle allucinazioni, non è la prova che quello che vediamo non esiste nel mondo fisico ed è una creazione del cervello? In realtà, se noi guardiamo ai sogni e alle allucinazioni, noi troveremo che sono chimerici. Voi sapete, la chimera era una creatura fantastica che era costruita mettendo insieme tre animali. In maniera analoga, i nostri sogni sono una composizione della nostra vita passata, ma non contengono mai nessun elemento radicalmente nuovo. Avete mai sognato un colore che non avete mai visto? Avete mai sognato un componente elementare, una dimensione geometrica che va oltre le nostre tre dimensioni? No. I nostri sogni non creano, ma ricombinano. Sì, però voi direte, "Va bene che i sogni ricombinano: però la mela, quando dormo, non c'è, anche se la sogno. E allora?" E allora, come suggerito all'inizio da Einstein, dobbiamo fare un passo indietro e considerare anche il tempo, cioè la nostra idea ingenua di presente. La mela, qui e adesso, è nel nostro presente? Relativamente, perché la mela è tra 15 e 300 millisecondi prima dell'attività nel mio cervello, perché la luce impiega tempo a raggiungere la mia retina, i fotorecettori impiegano tempo e così via. E che dire della Luna? Si trova a 1,3 secondi, che è una mela un po' più lontana. Che dire del Sole? E che dire delle costellazioni? Sì, lo so, ci hanno sempre detto che le costellazioni, quando le vediamo, potrebbero non esistere più, perché la luce impiega anni e la stella potrebbe essere già esplosa. Son sempre catastrofisti, gli astronomi. Ma, in realtà, anche la mela potrebbe non esistere più quando la vediamo, se uno la mangiasse nei 300 millisecondi che i processi fisici impiegano ad arrivare al nostro cervello. Tutti questi esempi ci mostrano come il nostro presente, in realtà, sia esteso nel tempo. Il nostro presente non è un punto, è qualcosa che si distribuisce in una estensione temporale. E questo non solo nella memoria, nel sogno; ma anche nella percezione. Basta uscire fuori, sedersi su un prato, guardare il sole, guardare le stelle e il nostro presente si estende per minuti, ore, decine di anni. E allora l'ipotesi qual è? L'ipotesi è che, nel sogno, noi siamo isolati da questo presente prossimo e cominciamo a percepire in combinazioni, le più varie, il nostro passato, la nostra vita. Che si ripresenta a noi in modo chimerico, ma senza aggiungere niente di radicalmente nuovo. E da questo punto di vista, quindi, i sogni sarebbero una percezione del passato. In conclusione, nella scacchiera spazio-temporale, che è la casa della scienza, noi abbiamo due oggetti: l'oggetto esterno, la mela; e il corpo, il cervello. Quale di questi due oggetti è la cosa che noi siamo? Le neuroscienze finora hanno cercato, senza trovarla, la nostra esperienza dentro il cervello. E se fosse l'oggetto esterno? E se fosse la mela? Questa ipotesi ci permette di superare i limiti dell'antropocentrismo, che si riflettono nell'idea che il centro della nostra esistenza sia il nostro corpo. È ancora una forma di antropocentrismo, è ancora l'idea che l'uomo, rappresentato idealmente da Leonardo da Vinci, dall'uomo vitruviano, sia al centro dell'universo. Invece, forse, la cosa che siamo non è il nostro corpo, ma è il mondo esterno. Forse l'uomo non è al centro dell'universo, come Darwin e Copernico hanno dimostrato in due importanti occasioni. Forse al centro della realtà c'è la realtà stessa, che esiste relativamente ai nostri corpi, che la fanno esistere in tanti modi diversi. Non perché siano speciali, ma perché partecipano alla realtà. Quindi il messaggio che vi voglio dare, oggi è che forse noi non siamo neuroni, non siamo informazione dentro il cervello, ma noi siamo mondo. Siamo nuvola, siamo cielo. Siamo realtà. Grazie. (Applausi)