Buongiorno. Buongiorno a tutti. È sempre difficile lavorare prima di andare a mangiare, comunque. Il leggio è perché non vado a memoria, perché soffro di una grave forma di perdita di memoria breve, quindi... L'acqua è perché ho una faringite e probabilmente mi capiterà di tossire durante l'intervento. Voi direte, ma perché non sei stato a casa? (Risate) Infatti ero a casa. Sono venuti lì, "Cazzo, Giacomo, sei il primo!". "Porca puttana!" E sono arrivato adesso. (Risate) (Applausi) Come si sia formato il linguaggio è un mistero che ancora oggi la scienza non è riuscita a spiegare completamente. Prudentemente si potrebbe solo balbettare che il linguaggio è frutto di un oscuro e lungo lavorio di trasformazione del substrato biochimico del sistema nervoso centrale e di una complessa influenza culturale e sociale. Ma se biologicamente si può dire poco, invece con altrettanta sicurezza la scienza è in grado di dimostrare che la prima parola pronunciata da un essere umano è stata "cambiare". Fin dalla loro prima comparsa sulla terra, l'uomo e la donna sono sempre stati scontenti. Si sono guardati intorno e hanno cominciato a criticare: il sole potevano farlo un po' più rotondo, il mare potevano farlo meno salato, l'estate farla durare un po' di più, la settimana poteva almeno avere tre domeniche. E via lamentandosi, e via, via, via... Non gli è mai andato bene niente. Si può dire che l'uomo nasce scontento e con la smania di cambiare. Cambiare, cambiare, cambiare, cambiare. L'uomo e la donna, oltre che scontenti, sono sempre stati anche schizzinosi. Pensate che non gli andava bene neppure il paradiso. Uno dice: "Ah, però che culo! Vivete in paradiso!". "Sì, è vero, " diceva, "però... ...non siamo i proprietari..." (Risate) "Siamo solo in affitto." (Risate) "Sì, ho capito, in affitto, ma in paradiso, mica a Quarto Oggiaro." "Sì, però... non puoi capire. C'è il proprietario che è un tale rompiscatole: e quella roba lì non toccarla, e quella frutta non mangiarla. Scusa, mi affitti un giardino e piuttosto che farmele mangiare preferisci farle marcire quelle quattro mele renette? Dai, che sembrano i liguri che ti affittano la casa e non c'è dentro niente! E in più ti sigillano anche l'armadio. Appena quello smidollato di mio marito lo assumono alla Apple, questa casa con giardino da sfigati la compriamo, e al posto delle mele ci mettiamo un bel barbecue, vedi tu!" Poi la storia la sapete. La Apple ha bloccato le assunzioni. (Risate) Il proprietario del giardino ha visto che l'albero era spoglio e li ha sfrattati. Come potete immaginare, da lì in avanti, la storia dell'umanità è storia della sua scontentezza e dell'anelito al cambiamento. Come diceva il filosofo che amava andare in bicicletta, "L'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare". È tutto da cambiare. Ma tutto cosa? Il tinello, la cucina, l'automobile, il luogo di vacanza, la scuola del figlio, gli insegnanti del figlio, la fidanzata dei figli, le tende del balcone, la colf. Ma no, ma non vanno bene quelle dell'est, ci vogliono le filippine! Ma cazzo non lo sai? Bisogna cambiare l'iPhone! L'alimentazione! Cambiare i componenti del CDA! Il mister sulla panchina, il centravanti, la moglie del centravanti. Il naso, le tette, il culo, gli zigomi! (Applausi) Cambiare la moglie o il marito all'occorrenza. Mh, che libidine cambiare. E da quando mi si è sviluppato l'udito che sento dire questo tipo di frasi: "Se non cambi, ti mandiamo in collegio!". Era mia mamma, scontenta dei miei voti a scuola. "Se non cambia atteggiamento con me, in questa casa non ci mette più piede!" Era mia mamma che ce l'aveva con la mamma di mio papà. Mia nonna, la suocera. "Se non cambi canale, questa faccia non la vedi più!" Era la mamma che ce l'aveva con il papà perché guardava sempre la Domenica Sportiva. Io, papà e la nonna siamo sempre stati molto sensibili al cambiamento. (Risate) E nel contempo, abbiamo sempre percepito il cambiamento come qualcosa di minaccioso. È da quando era Presidente del Consiglio Amintore Fanfani, 1959, io avevo tre anni, che sento in televisione ogni settimana gli appelli dei politici al cambiamento, la necessità e l'impegno congiunto di tutte le forze parlamentari per l'attuazione delle grandi riforme. Tutti invocano un cambiamento, tutti sentono la necessità di novità. Il pianeta invoca un'inversione di rotta, bisogna cambiare le abitudini alimentari, bisogna cambiare lo stile di vita, la richiesta sale, il fastidio si fa insostenibile. Lo slogan è chiaro: dalla moda all'ecologia, alla politica alla morale, dai costumi alla filosofia, dall'economia all'educazione bisogna cambiare! Ma perché? Perché il mondo è così scontento? Perché la gente non è soddisfatta della propria vita? Perché l'uomo è sempre deluso di quelle che possiede? Ma cos'è, siamo dei romantici esistenzialisti che non sopportiamo che le cose diventino vecchie? Ci addolora la morte e cerchiamo di rimuovere un evento naturale con una sostituzione? Mah. Comunque, se c'è una cosa che non soffre di esistenzialismo e romanticismo, è l'economia che, a ragione, è la vera scienza del cambiamento. Si sono accorti che se un'auto era per sempre, o una lavatrice fosse durata cent'anni, dove li trovavano i dividendi da dare agli azionisti? Allora compra un'altra lavatrice! Anzi, cambia il modo di fare il bucato. (Risate) Rinnova la tua centrifuga, riforma il tuo spazio lavanderia. Rivoluziona il lavaggio dei capi colorati. Rottama quella cazzo di lavatrice! (Risate) (Applausi) Rottamare. Pensate, ti do dei soldi per farti cambiare. Sino al colpo di genio del cambiamento: l'obsolescenza programmata. Se non la vuoi cambiare tu la lavatrice, te la facciamo cambiare noi. (Risate) Anche la finanza non soffre di romanticherie. Perfino il modo di concepire il risparmio ci hanno indotto a cambiare. Una volta, una volta se risparmiavi eri virtuoso. Te lo insegnavano fin da piccolo, alle elementari. Ti regalavano il salvadanaio. Ora se conservi i soldi son guai. Spend your money, fai girare l'economia, contribuisci ad innalzare l'indice dei consumi, altrimenti sei un nemico della nazione. Io me lo immagino, un giorno al telegiornale, il conduttore è tutto triste che vien fuori e annuncia, "Per domani il Presidente della Repubblica ha indetto una giornata di lutto nazionale. I consumi al dettaglio si sono ridotti dello 0,3%". Ci telefonano tutti i giorni per ricordarci che dobbiamo cambiare. Tu sei lì distratto, suona il telefono, come diceva prima quell'altro: "Numero sconosciuto, ma magari è importante". Driiin. "Salve, parlo con il signor Giacomino Poretti?" Tu ti incazzi e dici: "Sì, ma è lei che si deve annunciare. Lei chi è? Con chi parlo io, scusi?". E sei fregato: "Salve, Giacomino. Sono Marcello della Sghiberz". "La Sghiberz? Ma che cos'è?" "La società che le fornisce l'energia elettrica." "Ah ah ah, ma guardi che io ho l'Enel!" "Ma no, signor Giacomino, non si ricorda, ha cambiato sei mesi fa." "Ma io non volevo cambiare, mi avete rotto i coglioni tutti i giorni e alla fine ho ceduto!" "Stia calmo, signor Giacomino, la sto contattando per proporle il cambio del piano tariffario." E a furia di telefonate, di riviste patinate e di mobilità ed eserciti di influencer che si fanno fotografare con la loro carta igienica preferita, anche la nostra immagine e le nostre abitudini si stanno modificando. Gli abiti si cambiano una volta all'anno, le scarpe sono solo di plastica: il cuoio è faticoso, è antiestetico. Adesso spendi 200€ ogni sei mesi. Una volta risuolavi ogni due anni e via. Però adesso sei più figo, perché le sneakers le porti anche con lo smoking, volendo. Si cambiano le magliette della squadra di calcio ogni inizio campionato. Eh, per forza, signor Poretti, se no il merchandising non tira. E allora tu ti fai convincere e compri la maglia nuova, altrimenti non ti comprano Lukaku. (Risate) Ma... Ma non è che vendono i giocatori solo per farvi comprare le magliette nuove? (Risate) (Applausi) Ma dai, non affezionarti alla bandiera, il mondo è tutto un cambiamento! Una volta il telefono te lo attaccavano al muro e stava lì per anni, decenni, e adesso ogni sei mesi esce il modello nuovo e tu fai la coda di notte, fuori dal negozio, per comprare la fotocamera da 24 milioni di pixel, 50 milioni di pixel, poi ti fai un selfie e hai sempre la stessa faccia da pirla! (Risate) (Applausi) Pixel più, pixel meno. Si cambia anche l'auto! Ma non deve essere più di proprietà! Ma sei scemo? Fai l'affitto a lungo termine, così hai la macchina nuova ogni due anni. Figata! La bici non stare a comprarla, affittala ad ogni incrocio se vuoi! Ma la casa al mare, ma sei uno sfigato! Ma cosa la affitti un mese! Ma vai su Airbnb, stai due giorni a Spotorno, tre alla Bahamas, quattro a New York, sette a Londra. Falli girare, 'sti cazzo di soldi, cambia, cambia! Solo i cretini non cambiano mai opinione. Ma porca puttana, va’ che son scemo allora. Sono scemo veramente. Ti senti tutto eccitato quando ti dicono così, ti sembra di essere sopra ad un cavallo che corre all'impazzata verso un futuro meraviglioso fatto di sneakers nuove, lavatrici nuove, telefono con sette miliardi di pixel. Ho paura che così si cambia per rimanere sempre gli stessi, perché, dai, c'è una verità. Non è mica facile cambiare per davvero. Voglio dire, a parte le scarpe e il telefono, è complicato cambiare, perché alla fin fine cos'è che si vuole cambiare? Le cose che non ci piacciono, le cose che ci danno veramente fastidio, le cose che fanno stare male. Forse vogliamo cambiare perché in fondo speriamo... Boh, che avvenga un miracolo, che cambiare, invertire la rotta, cambiare la direzione ci porti... ...la felicità. Perché in teoria si cambia per migliorare, o no? Io, per esempio, ho impiegato 35 anni a smettere di fumare. Praticamente dal primo giorno che ho messo in bocca la prima sigaretta. Il mio amico Lucio, sono 20 anni che cambia dieta ogni settimana nel tentativo di perdere 15 chili. Michael Jackson ci ha provato per quasi 50 anni a diventare bianco. La morte non l'ha accontentato. Adesso, adesso mi sono messo in testa di fare dieci piegamenti al giorno e di fare i tre piani di scala, 60 scalini, quando torno a casa. Non è mica facile però, eh... Dopo undici scalini sono in apnea come se avessi corso la maratona di New York e mi dico che il resto li farò domani e prendo l'ascensore. Ma anche le cose più facili, tipo non fare finire gli altri di parlare e urlargli, "Ma te non hai capito niente!". Cosa credete, che sia facile da cambiare? O buttare la carta e la bottiglietta dal finestrino. Credete che sia facile smettere, eh? È difficile cambiare per davvero, molto difficile. E poi, poi c'è il cambiamento ‘cambiamento’, ma soprattutto cambiare per avere cosa? Forse i cambiamenti che desideriamo di più sono quelli che avvengono dentro al cuore, quelli che ti trasformano, ma mi sa che noi, noi moderni siamo dei dilettanti del cambiamento. C'è gente che non ha aspettato gli incentivi del governo per cambiare, no. Come quel giovinastro fancazzista che non perdeva un happy hour e un party ad Assisi. Il papi miliardario, il Loro Piana dell'epoca potremmo dire, ecco il giovinastro cambia radicalmente. Molla tutti gli smoking, le scarpe e la grana del papi e dal quel giorno si veste con un sacco di iuta. Pazzo. Pazzo, diremmo noi. Dopo qualche mese 5.000 rampolli della sua età sono pronti a seguirlo vestiti di stracci come lui. Ma cosa avranno visto che noi non riusciamo a vedere? E quell'altro cazzone, sì, un cazzone, ricco, mai lavorato un'ora in vita sua, passione per i duelli e la spada, tombeur de femmes. Pare che tra le sue amanti ci sia stata anche l'Infanta di Spagna. Non si scrive ma si sa. Un giorno va in guerra, così, "Mi sono rotto i coglioni, sono annoiato, vado in guerra", e una palla di cannone gli buca una gamba. Costretto a letto per mesi passa la convalescenza a leggere storie di cavalli e duelli. L'ultimo libro che gli capita tra le mani è una storia dei santi. Da quel giorno cambia radicalmente e fonda un ordine che dopo sei secoli porterà un tale Francesco sul suolo, sul soglio di Pietro. Che cosa avrà letto in quel libro che non riusciamo a comprendere? E quell'assassino che diventò tale per non aver lasciato passare un passante sul marciapiede, il quale dopo aver tolto la vita al suo nemico cambiò radicalmente facendosi frate e diventando uno dei protagonisti dei Promessi Sposi. E ancora, quell'innominato che prima spargeva terrore e morte, e poi si trasforma e cambia. "Ah, ma questo non vale", direte voi. È solo letteratura. Vero, letteratura. Buone intenzioni, nulla più. E allora finisco rammentandovi da ultimo quel tale che andava a cavallo, come noi probabilmente. Ebbro, contento, convinto della sua verità, inseguendo, incarcerando e uccidendo chi non la pensava come lui. Un giorno, forse rincorrendo l'ultimo da giustiziare, cade rovinosamente da cavallo. Rimane cieco... Scusate, ipovedente... ...per tre giorni, e poi cambia radicalmente. Si mette dalla parte di quelli che perseguitava. Ma cosa gli sarà successo a cavallo? Uno svarione? Un ictus? Un calo di pressione? Aveva forse bevuto troppo? Un'allucinazione? Una crisi di depersonalizzazione? Un delirio mistico-religioso? Cosa avrà visto o sentito mentre andava a cavallo che noi non riusciamo né a vedere né a sentire? Io, al confronto, sono un dilettante del cambiamento. Non potrei mai fare quello che hanno fatto loro. Primo perché non so andare a cavallo. Poi non ho mai avuto il papà ricco che vendeva le stoffe. E poi la guerra a me m'ha sempre fatto paura, mi ha sempre fatto cacare sotto, e quindi anche volendo, nessun proiettile mi ha mai colpito, anche per errore - che so, un cacciatore - da dover stare a letto e leggere certi libri. No. Però, lo dico davanti a tutti, motivato da un insopprimibile anelito di cambiamento, oggi mi impegno pubblicamente oggi a raggiungere almeno il dodicesimo scalino. (Applausi)