Chris Anderson: Benvenuto, Al. Allora, solo sei mesi fa -- sembra passata una vita, ma era davvero solo sei mesi fa -- il clima pareva essere sulla bocca di ogni persona pensante sulla Terra. Sembra che gli eventi recenti lo abbiano spazzato via del tutto dalla nostra attenzione. Quanto ti preoccupa tutto questo? Al Gore: Beh, innanzitutto Chris, grazie per avermi invitato a fare questa conversazione. La gente sta avendo reazioni diverse alla crisi climatica nel mezzo di quest’altra grande sfida che ne ha preso il posto, giustamente, nelle nostre coscienze. Una delle ragioni è quella che hai accennato. La gente ha capito che quando gli scienziati ci mettono in guardia in termini sempre più catastrofici, facendo cose assurde per cercare di attirare l’attenzione, è meglio ascoltare quel che dicono. Penso che stiamo cominciando a capire quella lezione. Un altro aspetto comune è che la crisi climatica, come la pandemia da COVID-19, ha rivelato in modo nuovo le impressionanti ingiustizie, disuguaglianze e disparità che colpiscono la comunità di colore e le comunità a basso reddito. Ci sono delle differenze. La crisi climatica ha effetti che non sono misurabili in anni, com’è per la pandemia, ma in secoli e anche più. L’altra differenza è che invece di deprimere l’economia per affrontare la crisi climatica, come si è dovuto fare in tutto il mondo con il COVID-19, abbiamo l’opportunità di creare decine di milioni di posti di lavoro. Sembra uno slogan politico, ma è davvero così. Negli ultimi cinque anni, il lavoro più in crescita negli USA è stato l’installatore di sistemi solari. Il secondo, tecnico di turbine eoliche. La "Oxford Review of Economics”, proprio poche settimane fa, ha indicato la via per una ripresa davvero ricca di posti di lavoro, se insistiamo su energie rinnovabili e tecnologie per la sostenibilità. Penso quindi che stiamo attraversando un punto critico e basta solo guardare i piani di rilancio che si stanno introducendo in tutto il mondo per vedere quanto siano incentrati su una ripresa verde. CA: Un effetto evidente della pandemia è stato il brusco arresto dell'economia mondiale, con la conseguente riduzione delle emissioni di gas serra. Qual è stata la reale portata di tale risultato, ed è una buona notizia a tutti gli effetti? AG: Beh, è un po’ un’illusione. Basta ripensare al 2008, 2009, alla Grande Recessione di quegli anni quando ci fu un calo delle emissioni dell’un percento, che poi, però, nel 2010, sono risalite clamorosamente durante la ripresa con un aumento del quattro percento. Le emissioni, secondo le ultime stime, durante questo coma indotto scenderanno almeno del cinque percento, come descritto con grande lucidità dall’economista Paul Krigman, ma che risalgano o meno, come accadde dopo la Grande Recessione, in parte dipenderà da noi. Se si metteranno davvero in atto questi piani di ripresa, e so che molti paesi sono determinati a farlo, poi dovremo evitare di ripetere quello schema. In fondo, tutto questo sta accadendo in un momento in cui i costi delle energie rinnovabili, delle batterie e dei veicoli elettrici, e di tutta una serie di altri approcci sostenibili, sono in costante calo e sempre più competitivi. [Faccio] giusto un breve confronto per mostrare la rapidità del processo: cinque anni fa, l’elettricità proveniente da solare ed eolico costava meno di quella prodotta con combustibili fossili solo nell’un percento del mondo. Quest’anno costa meno in due terzi del mondo, e fra cinque anni costerà meno praticamente in tutto il mondo. I veicoli elettrici saranno competitivi, in termini di costi, nel giro di due anni, e i costi continueranno a calare. Sono in corso cambiamenti che potrebbero interrompere lo schema visto dopo la Grande Recessione. CA: La ragione delle differenze nei costi nelle diverse parti del mondo dipende ovviamente dalle differenze nell’irraggiamento e nei venti, dai diversi costi di costruzione e così via, immagino. AG: Certo, e dipendono molto, anche, dalle politiche dei governi. Il mondo continua a finanziare i combustibili fossili in misura ridicola: più in molti paesi in via di sviluppo che negli USA e altri paesi sviluppati, ma anche qui ci sono i finanziamenti. Ma ovunque nel mondo, l’energia eolica e quella solare saranno una fonte di elettricità più economica rispetto ai combustibili fossili, nel giro di pochi anni. CA: Mi pare di aver sentito dire che il calo nelle emissioni provocato dalla pandemia, in realtà non sia molto maggiore del calo che sarebbe necessario ogni anno per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. È vero? E, se è così, non sembra una cosa tremendamente sconfortante? AG: In effetti pare sconfortante, ma prima guardiamo i numeri. Quel numero arriva da uno studio di poco più di un anno fa, rilasciato dall'IPCC, su cosa sarebbe necessario per evitare un aumento della temperatura terrestre superiore a 1,5 gradi Celsius. E sì, la riduzione annua sarebbe significativa, dell’ordine di quello che abbiamo visto con la pandemia. E sì, sembra scoraggiante. Abbiamo tuttavia l’opportunità di fare dei cambiamenti piuttosto drastici, e il progetto non è secretato. Si parte con i due settori più vicini a una transizione effettiva. La produzione di elettricità, come ho detto prima. L’anno scorso, 2019, considerando i nuovi impianti di produzione di energia elettrica costruiti in tutto il mondo, il 72% di questi erano solari ed eolici. E già ora, senza il sussidio continuo ai combustibili fossili, stiamo assistendo alla chiusura di molti di questi impianti. Si costruiscono ancora nuovi impianti, ma ne vengono chiusi molti di più. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, il secondo pronto a partire, oltre ai costi inferiori dei veicoli elettrici, a cui ho accennato prima, ci sono in tutto il mondo circa 45 giurisdizioni, nazionali, regionali e municipali, dove sono passate leggi per avviare l’eliminazione progressiva dei motori a combustione interna. Persino l’India ha detto che entro il 2030, fra meno di 10 anni, sarà illegale vendere in India nuovi motori a combustione interna. Ci sono molti altri esempi. Le lievi riduzioni passate, quindi, forse non sono un accurato termine di paragone per ciò che possiamo raggiungere con dei piani nazionali seri e uno sforzo globale mirato. CA: Allora, aiutaci a capire il quadro d’insieme. Prima della pandemia, il mondo emetteva all'incirca 55 gigatoni di “CO2 equivalenti”, che includono altri gas serra, come il metano, il cui effetto è equiparabile a quello della CO2. E ho ragione se dico che l’IPCC, l’organizzazione mondiale di scienziati, sta suggerendo che l’unico modo per risolvere la crisi è portare quel numero da 55 a zero entro il 2050 al più tardi, e che anche così, c’è la possibilità che la temperatura finirà con l’aumentare di 2°C invece che di 1,5°C? È questo, pressapoco, il quadro d’insieme suggerito dall'IPCC? AG: È esatto. L’obiettivo mondiale stabilito alla Conferenza di Parigi è di arrivare a zero emissioni nette a livello mondiale entro il 2050, e molti si affrettano ad aggiungere che questo implica una riduzione del 45-50 percento entro il 2030, perché sia fattibile raggiungere lo zero netto. CA: Si tratta di una scadenza inimmaginabile per la gente. È già difficile pensare a una politica di 30 anni. È davvero un’ottima semplificazione, dire che il compito dell'umanità è di dimezzare le emissioni entro il 2030, più o meno, che credo voglia dire, essenzialmente, una riduzione annuale del sette, otto percento circa, o qualcosa del genere, se non sbaglio. AG: Non proprio così tanto, ma circa così, sì. CA: Quindi è un effetto come quello sperimentato quest’anno quello che potrebbe essere necessario. Quest’anno, l’abbiamo ottenuto fermando l’economia. Tu parli di ottenerlo, nei prossimi anni, in un modo che in realtà porterà un po' di crescita economica e nuovi posti di lavoro. Parliamone un po’. Hai accennato a un cambiamento nelle nostre risorse energetiche, nel modo in cui si trasportano le cose. Facendo queste cose, in che misura migliorerebbe il problema? AG: Possiamo arrivare a - Oltre ai due settori che ho menzionato, dobbiamo anche occuparci dell’industria manifatturiera e tutte le destinazioni d'uso che richiedono temperature di un migliaio di gradi Celsius. Anche lì ci sono delle soluzioni. Ci tornerò per citarne una entusiasmante appena avviata dalla Germania. Dobbiamo anche affrontare la questione dell’agricoltura rigenerativa. Si potrebbe sequestrare una gran quantità di carbonio nel suolo, in tutto il mondo, cambiando le tecniche agrarie. C’è un movimento di agricoltori che si occupa di questo. Dobbiamo anche rimodernare gli edifici. Dobbiamo cambiare la nostra gestione delle foreste e degli oceani. Ma lasciami solo accennare brevemente a due cose. Prima di tutto, la temperatura d’utilizzo, a volte molto elevata. Angela Merkel, proprio 10 giorni fa, con Peter Altmaier, il suo ministro dell’Economia, un amico e un grande funzionario pubblico, ha appena intrapreso una strategia sull’idrogeno verde per produrre a costo marginale zero idrogeno da energia rinnovabile. Vorrei spendere solo una parola al riguardo: avrai sentito della discontinuità dell’eolico e del solare. Il solare, quando non splende il sole, non produce elettricità, e nemmeno l’eolico, quando manca il vento; ma le batterie migliorano di continuo, e queste tecnologie diventano sempre più efficienti e potenti, tanto che ogni giorno, per un numero sempre maggiore di ore, spesso producono molta più elettricità di quella utilizzata. Quindi, cosa ne facciamo? Il costo marginale di un Kilowattora aggiuntivo è zero. Così, tutto a un tratto, il processo, fortemente energivoro, per estrarre idrogeno dall’acqua diventa economicamente sostenibile, e può diventare un sostituto di gas e carbone, e lo si sta già facendo. C’è un'acciaieria svedese che sta già producendo con idrogeno verde, e la Germania ha avviato, come ho detto, una nuova importante iniziativa per farlo. Penso stiano indicando al resto del mondo la direzione da seguire. Parliamo poi un istante della riqualificazione degli edifici, perché circa il 20-25 percento del riscaldamento globale dovuto a inquinamento, nel mondo e negli Stati Uniti, proviene da edifici non efficienti, costruiti da società e individui che per essere competitivi sul mercato hanno mantenuto i loro margini sufficientemente elevati risparmiando su isolamento, finestre appropriate, LED eccetera. Inoltre, le persone o le società che comprano quell’edificio o lo affittano, vogliono avere bollette decisamente inferiori. Ci sono modi, oggi, per colmare il divario principale-agente, le differenze negli incentivi tra costruttore e inquilino, e possiamo riqualificare gli edifici con un programma che si ripaga, letteralmente, da solo nell’arco di tre-cinque anni, e potremmo far lavorare decine di milioni di persone in lavori che per definizione non si possono esternalizzare perché presenti in ogni comunità. Dovremmo prendere la cosa molto sul serio, perché avremo bisogno di tutti quei posti di lavoro per ottenere un benessere sostenibile nel periodo che seguirà questa pandemia. CA: Tornando all’economia dell’idrogeno, a cui accennavi, quando la gente ne sente parlare pensa: “Ah, parli delle auto a idrogeno?” Hanno sentito che quella, probabilmente, non sarà una strategia vincente. Ma tu stai pensando molto più in generale, credo, all’idrogeno non solo come un sistema di stoccaggio che agisca da tampone per le energie rinnovabili, ma l’idrogeno potrebbe essere fondamentale per altri processi economici come produrre acciaio, fare il cemento. Oggi questi sono, fondamentalmente, processi ad alta emissione di carbonio ma potrebbero esser trasformati con fonti di idrogeno più economiche. È corretto? AG: Sono sempre stato scettico nei confronti dell’idrogeno, principalmente perché era molto costoso produrlo, estrarlo dall'acqua. Ma la svolta è arrivata grazie all’incredibile abbondanza di elettricità solare ed eolica in volumi e quantità che non ci aspettavamo, e tutto d’un tratto, è abbastanza economica per poterla usare in questi processi altamente energivori, come la produzione di idrogeno verde. Sono ancora un po’ scettico riguardo il suo uso nei veicoli. La Toyota ci ha scommesso su per 25 anni, e non l'hanno fatta decollare. Mai dire mai, magari funzionerà, ma penso sia più utile in quei processi industriali ad alte temperature, e abbiamo già una via per decarbonizzare i trasporti con l’energia elettrica che sta davvero funzionando. Tesla presto sarà la compagnia automobilistica più importante al mondo: lo è già negli Stati Uniti, e sta per superare la Toyota. C’è l’azienda messa in piedi da Tesla che produce il camion Semi e un’altra con un ibrido, elettrico e a idrogeno verde, quindi vedremo se riusciranno o meno a farlo funzionare in quell’applicazione. Ma credo che l’elettrico sia preferibile per auto e camion. CA: Tra poco avremo qualche domanda dalla comunità. Vorrei chiederti qualcosa sul nucleare. Alcuni ambientalisti credono che il nucleare, o forse l’energia nucleare di nuova generazione, sia una parte essenziale dell’equazione per arrivare a un futuro davvero pulito, un futuro basato sull’energia pulita. Sei ancora scettico sul nucleare? AG: Beh, è il mercato ad essere scettico al riguardo. È stata una delusione tremenda per me e per tanti. Rappresentavo la Oak Ridge, quando si partì con l’energia nucleare, ero un giovane membro del Congresso, ne ero un sostenitore. Mi entusiasmava molto. Ma i costi diventarono eccessivi e i problemi nella costruzione di questi impianti erano diventati talmente seri da non essere appetibili per le utenze. È diventata la più costosa delle fonti di energia. Ci tengo a precisare che ci sono alcuni reattori nucleari più vecchi la cui vita può essere ancora prolungata. E sono giunto alla conclusione, insieme a tanti ambientalisti, che se si può stabilirne la sicurezza dovrebbero poter continuare a funzionare per un po’. Ma quando si tratta di nuove centrali nucleari, ecco un modo di vederla. Se tu fossi… sei stato un AD. Se fossi l’AD di… credo che tu lo sia ancora. Se tu fossi l’AD di una compagnia elettrica e dicessi al tuo gruppo dirigente: “Vorrei costruire una centrale nucleare”, le prime due domande da fare sarebbero: primo, "Quanto costerà"? E non c’è una sola società di consulenza di ingegneria che io sia riuscito a trovare al mondo che metterebbe il proprio nome su una valutazione fornendoti una stima dei costi. Semplicemente non lo sanno. L’altra domanda da fare è: Quanto ci vorrà per costruirla, perché sia pronta per produrre energia elettrica? E ancora, la risposta che otterresti sarebbe: “Non ne abbiamo idea”. Quindi se non sai quanto costerà né quando sarà finita e sai già che l’energia elettrica sarà certamente più costosa di quella prodotta con altri metodi alternativi, questo sarebbe leggermente scoraggiante. Di fatto, questo è quanto è successo per gli impianti in tutto il mondo. CA: Ok. È una discussione davvero interessante. Ma passiamo alle domande della comunità. Vediamo la prima, da parte di Prosanta Chakrabarty: “Chi è scettico sul COVID o il cambiamento climatico sembra esserlo sulla scienza in generale. È possibile che il messaggio eccezionale degli scienziati venga diluito e contorto. Come rimediare?” AG: Ottima domanda, Prosanta. Ragazzi, cercherò di dirlo in modo semplice e conciso. Penso che sia un sentimento diffuso che gli esperti in generale abbiano deluso gli Stati Uniti. Questo sentimento è molto più pronunciato negli Stati Uniti che in altri paesi. E penso che le opinioni ponderate di quelli che chiamiamo esperti siano state stemperate negli ultimi decenni da un malsano predominio del denaro nel nostro sistema politico, che è riuscito a distorcere le politiche economiche a beneficio delle élite. Può suonare un po’ radicale, ma è proprio quanto è successo. Per più di 40 anni non c’è stato alcun aumento significativo negli stipendi del ceto medio; riguardo alle ingiustizie verso gli afro-americani o altre comunità di colore, la differenza di stipendio tra gli afro-americani e la maggioranza degli americani è la stessa del 1968. Riguardo alla ricchezza delle famiglie, guardando il patrimonio netto, servono 11 famiglie afro-americane e mezza di quelle cosiddette @tipiche" per ottenere il patrimonio di una "tipica" famiglia di bianchi americani. Guardando i redditi in rapida crescita dell' un percento, o 0,1 percento più ricco, la gente dice: "Aspetta un attimo. Chiunque sia stato a elaborare queste politiche, non ha fatto un buon lavoro per me”. Un ultimo punto: c’è stato un attacco contro la ragione, una guerra contro la verità. C’è stata una strategia, che forse era già nota come strategia decenni fa, alle industrie del tabacco, che ingaggiarono degli attori e li travestirono da dottori per dare false rassicurazioni alla gente sul fatto che il fumo di sigaretta non avesse conseguenze sulla salute, e come risultato morirono centinaia di milioni di persone. La stessa strategia di sminuire il valore della verità, sminuire l’autorevolezza della conoscenza, ha portato a una sorta di guerra aperta a ogni "scomoda verità", perdona l'autocitazione ma è appropriata. Non possiamo abbandonare la devozione alle migliori prove disponibili, esaminate con discorsi ragionati e usate come base per formulare le migliori politiche possibili. CA: Può essere che una conseguenza di questa pandemia sia che un numero crescente di persone abbia rivisto la propria opinione sugli scienziati? Ossia, ti è capitato negli ultimi mesi di dire: “Mi fido dei miei leader politici o mi fido degli scienziati riguardo a quello che dicono su questo virus"? Non si potrebbe, da tutto questo, imparare qualcosa? AG: Se i sondaggi sono corretti, si direbbe che la gente si fidi dei medici molto più che di alcuni politici che sembrano avere un interesse personale nel fingere che la pandemia non sia reale. E se esamini l’incredibile fallimento del raduno a Tulsa per il Presidente Trump, uno stadio da 19.000 posti riempito per meno di un terzo, secondo il capo dei pompieri. Se hai visto i video c’erano tutti quei posti vuoti. Quindi anche i sostenitori più fedeli di Trump devono aver deciso di credere ai medici e alle raccomandazioni mediche piuttosto che al dott. Donald Trump. CA: Con un piccolo aiuto della generazione TikTok, forse. AG: Beh, ma questo non ha influito sull’affluenza. Quello che hanno fatto, molto abilmente, e faccio il tifo per loro, hanno influito sulle aspettative della Casa Bianca di Trump. Sono la ragione per cui, un paio di giorni prima, lui è uscito dicendo: "Abbiamo avuto un milione di adesioni". Ma non hanno impedito - non hanno prenotato posti che avrebbero potuto venir presi da altri. Non hanno influito sull’affluenza, solo sull’aspettativa. CA: Va bene, abbiamo un’altra domanda: “Teme che il mondo ritornerà di corsa all’uso dell'auto privata per la paura di usare il trasporto pubblico?” AG: In effetti potrebbe essere una delle conseguenze, certamente. Le tendenze del trasporto pubblico stavano già lentamente avanzando nella direzione sbagliata a causa di Uber, Lyft e i servizi di sharing, e se l’autonomia raggiungesse l’obiettivo sperato dai suoi sostenitori allora anche questo potrebbe avere un effetto simile. Ma alcune persone, senza dubbio, saranno più riluttanti a usare i mezzi pubblici finché la paura per questa pandemia non sarà sparita del tutto. CA: Potrebbe servire un vaccino per questo. - AG: (Ride) Già. - CA: Prossima domanda. Sonaar Luthra, grazie per questa domanda da LA. “Dall’aumento, nell’ultima settimana, della temperatura in Artide, pare che la velocità con cui perdiamo pozzi di carbonio quali permafrost e foreste, stia aumentando più del previsto. I nostri modelli sono concentrati troppo sulle emissioni dell’uomo?” Domanda interessante. AG: I modelli si concentrano su quei fattori che hanno portato a questi picchi incredibili nella temperatura nella zona a nord del Circolo Polare Artico. Erano previsti. Erano stati previsti. Uno dei motivi è questo: poiché le nevi si sciolgono, e così gli strati di ghiaccio, i raggi solari in ingresso non vengono più riflessi nello spazio in misura del 90 percento. Al contrario, quando arrivano sulla tundra o sull’oceano, che sono scuri, vengono assorbiti per il 90 percento. Questo amplifica il riscaldamento nell’Artide, ed era stato previsto. Il modello include parecchi altri effetti, ma alcuni di questi, forse, dovrebbero essere ricalibrati. Recentemente gli scienziati hanno iniziato a temere che le emissioni di CO2 e di metano dalla tundra che emerge dal disgelo potrebbero essere maggiori di quanto sperato. Si è anche appena svolto un nuovo studio. Non gli dedicherò del tempo, perché parla di “sensibilità climatica”, un termine un po’ geek. Si tratta di un fattore con un ampio margine di errore perché è molto difficile da determinare. Ma le ultime osservazioni indicano, in modo preoccupante, che la sensibilità potrebbe essere maggiore di quanto si pensasse, e il nostro compito sarà ancora più spaventoso. Questo non dovrebbe scoraggiarci. Credo davvero che superato questo punto critico, e penso che stia accadendo proprio ora, come ho detto, allora troveremo un sacco di modi per accelerare la riduzione delle emissioni. CA: Vediamo un’altra domanda dalla comunità. “La geoingegneria sta facendo progressi straordinari. Exxon sta investendo nella tecnologia della Global Thermostat che pare promettente. Cosa pensa di queste tecnologie di cattura del carbonio dall’aria e dall’acqua?” Stephen Petranek. AG: io e te ne abbiamo già parlato in passato. Sono stato fermamente contrario a condurre su scala mondiale un esperimento non pianificato che potrebbe andare terribilmente male, e sono in molti ad avere davvero paura di questo approccio. Il termine “geoingegneria”, però, è un termine vago che copre molti ambiti. Se vuoi dipingere i tetti di bianco per riflettere più energia dalle città, non ci sarà il rischio di avere un effetto fuori controllo, e ci sono altre cose che vengono genericamente definite “geoingegneria”, come questa, e va bene. Ma quella di bloccare i raggi solari secondo me è un’idea folle. Pare che alle piante serva la luce del sole per fare la fotosintesi e anche i pannelli solari hanno bisogno del sole per produrre elettricità. E le conseguenze che si avrebbero cambiando tutto quello che conosciamo, il far credere che quelle conseguenze cancelleranno precisamente l’esperimento non pianificato di riscaldamento globale già in corso, beh, questo ragionamento ha dei difetti. Uno di questi è la "fallacia dell'unica soluzione". C’è gente che muore dalla voglia di dire: “Quell'unica soluzione lì, dobbiamo adottarla e realizzarla, e al diavolo le conseguenze”. Beh, è da pazzi. CA: Lasciami proseguire un po' su questa linea. Diciamo che un’unica soluzione un tentativo tutto-o-niente con la geoingegneria sia una pazzia. Ma ci sono scenari secondo i quali le emissioni nel mondo, nell’arco, diciamo, di 10 anni, non caleranno abbastanza in fretta con il rischio di avere diversi altri eventi di rialzo per cui questo treno si allontanerà da noi, e vedremo le temperature salire di tre, quattro, cinque, sei, sette gradi, e la civiltà intera sarà a rischio. Sicuramente, esiste un approccio alla geoingegnera che possa ispirarsi al modo in cui approcciamo la medicina. Per centinaia di anni, ad esempio, non abbiamo capito davvero il corpo umano: si tentavano degli interventi e alcuni funzionavano, altri no. Nessuno in ambito medico dice: "Vai e prendi, sulla vita di qualcuno, una decisione tutto-o-nulla", ma si dice: “Facciamo qualche tentativo. Se un esperimento è reversibile, se è plausibile, in primo luogo, se c’è una ragione per credere che potrebbe funzionare, lo dobbiamo al futuro dell’umanità tentare almeno qualche test per vedere cosa potrebbe funzionare." Per esempio, piccoli test per vedere se l’immissione di qualcosa nell’oceano possa creare, senza pericolo, pozzi di carbonio. O forse, invece di riempire l’atmosfera con biossido di zolfo, un esperimento più piccolo che non fosse troppo difficile per vedere se, con costi contenuti, si potrebbe ridurre un po’ la temperatura. Sicuramente, non è del tutto folle ed è almeno qualcosa su cui dovremmo riflettere nel caso queste altre misure non funzionassero, non trovi? AG: Sono già stati fatti esperimenti del genere di fertilizzazione degli oceani per vedere se ciò potesse portare a un aumento dell’assorbimento di CO2. Sono stati un completo fallimento, come molti avevano previsto. Ma questo, di nuovo, è un tipo di approccio molto diverso dal mettere strisce di carta stagnola a orbitare nell'atmosfera intorno alla Terra. È così che è partita quella proposta di geoingegneria solare. Ora si stanno concentrando sul gesso, così abbiamo polvere di gesso dappertutto. Ma ancora più grave è il fatto che potrebbe non essere reversibile. CA: Ma ecco la risposta retorica: la quantità di polvere necessaria ad abbassare di uno o due gradi non porterebbe ad avere polvere di gesso ovunque. Sarebbe, incredibilmente, sarebbe comunque meno della polvere con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Cioè… AG: Prima di tutto, non so come si possa fare un esperimento ridotto nell’atmosfera. Seconda cosa, se dovessimo adottare quell’approccio, dovremmo continuamente aumentare la quantità di qualsiasi sostanza scegliessero. Dovremmo aumentarla ogni anno. E se mai smettessimo, ci sarebbe un improvviso ritorno allo stato originale, come nel libro, o nel film, “Il ritratto di Dorian Gray”, in cui all’improvviso recuperi ogni cosa tutto in una volta. Il fatto che ci sia qualcuno che anche solo consideri questi approcci, dà la misura della disperazione che si comincia a provare. E lo capisco, ma non penso che dovrebbe condurci verso questi esperimenti sconsiderati. E comunque, per usare l'analogia con la sperimentazione per il cancro, per esempio, di solito ottieni dal paziente il consenso informato. Ottenere il consenso informato da 7,8 miliardi di persone che non hanno alcuna voce in capitolo, soggetti alle conseguenze potenzialmente catastrofiche di questa proposta assurda che qualcuno ha elaborato per cercare di riorganizzare l’intera atmosfera terrestre sperando e illudendoci che compensi l'immissione di 152 milioni di tonnellate di pozzi di calore antropici e inquinanti, responsabili del riscaldamento globale nei cieli, ogni giorno. Ecco cosa è davvero pazzesco. Decine d’anni fa, uno scienziato fece questo paragone: se hai due persone su una barca che sta affondando e una di loro dice: “Ehi, magari potremmo usare degli specchi per fare segnali verso riva perché costruiscano una sofisticata macchina genera-onde per compensare l’oscillazione della barca provocata da quei tipi in fondo alla barca”. O si potrebbe farli smettere di far oscillare la barca. Ecco cosa dovremmo fare. Dovremmo fermare ciò che causa questa crisi. CA: Già, bella storia, ma se lo sforzo di far smettere la gente sulla barca di farla oscillare fosse complicato quanto la proposta scientifica che hai appena descritto, mentre l’esperimento di fermare le onde fosse semplice quanto dire alla gente di smettere di far oscillare la barca, quella storia cambierebbe. Penso che tu abbia ragione che quello del consenso informato sia un problema difficile, ma nessuno ha dato il consenso informato per fare tutte le altre cose che siamo facendo all’atmosfera. E la questione dell'azzardo morale è preoccupante, sono d'accordo; ma se diventassimo dipendenti dalla geoingegneria e sottraessimo i nostri sforzi per fare il resto, sarebbe tragico. Sembrerebbe proprio che, mi piacerebbe fosse possibile avere un confronto sfaccettato di gente che dice: “Sai una cosa, ci sono molte manopole per un problema molto complesso. Dovremo regolarne diverse, molto attentamente e continuare a confrontarci”. Non sarebbe un buon risultato semplicemente tentare di avere un dibattito del genere, invece di dire: “Tutta quella geoingegneria non può funzionare!"? AG: Ho detto che alcune di queste, le forme innocue a cui hai accennato, non le sto escludendo. Ma impedire ai raggi del Sole di arrivare sulla Terra, non solo avrebbe un impatto su 7,8 miliardi di persone, ma anche sulle piante, gli animali, le correnti oceaniche, i venti e tutti i processi naturali che rischieremmo di sconvolgere ancora di più. Il tecno-ottimismo mi ha attirato in passato, ma adottare una soluzione tecnologica completamente nuova per correggere il sistema naturale terrestre perché qualcuno pensa di essere abbastanza bravo da farlo in un modo che cancelli, esattamente, le conseguenze dell’uso dell’atmosfera come una fogna a cielo aperto per i gas prodotti dall'uomo che trattengono il calore… È molto più importante smettere di usare l’atmosfera come una fogna a cielo aperto. Ecco qual è il problema. CA: Va bene, siamo d’accordo che questa sia la cosa più importante da fare, e a proposito, credi che si debba fissare un prezzo del carbonio a livello mondiale e c’è qualche possibilità di arrivarci? AG: Sì, per entrambe le domande. Sono decenni che quasi ogni economista a cui si chiede della crisi climatica dice: “Beh, dobbiamo solo fissare un prezzo del carbonio”. E certo, sono stato favorevole a quell’approccio. Ma non è allettante. Eppure, ci sono 43 giurisdizioni nel mondo che hanno già stabilito un prezzo per il carbonio. Lo vediamo già in Europa. Hanno sistemato il loro meccanismo di definizione dei prezzi del carbonio con una versione di scambio delle quote di emissione. Ci sono posti in cui hanno messo una tassa sul carbonio. Questo è l’approccio preferito dagli economisti. La Cina sta implementando il suo programma nazionale di scambio di quote di emissione. La California e diversi altri stati negli Stati Uniti lo stanno già facendo. Può essere restituita alla gente senza pesare sulle entrate. Ma l’opposizione nei suoi confronti, come avrai notato, è abbastanza impressionante, tanto che dobbiamo usare altri approcci, e molti attivisti per il clima oggi dicono: “Guarda, non facciamo del meglio il nemico del bene”. Ci sono anche altri modi di fare la stessa cosa. Ci servono tutte le soluzioni ragionevolmente adottabili, anche attraverso la regolamentazione. E spesso, quando le difficoltà politiche di una proposta diventano troppo difficili in un approccio orientato al mercato, l’alternativa passa attraverso la regolamentazione. E a molti non piace, la regolamentazione; ma in molti posti la stanno adottando. Ho accennato all’eliminazione graduale dei motori a combustione interna. Quello è un esempio. 160 città negli Stati Uniti hanno già disposto che entro una data specifica il 100% di tutta la loro elettricità dovrà arrivare da risorse rinnovabili. E ancora, le forze del mercato abbassano sempre più il costo delle rinnovabili e della sostenibilità il che ci dà il vento in poppa. Queste forze sono a nostro favore. CA: Le obiezioni sui prezzi del carbonio da parte del movimento ambientalista spesso si spingono oltre, fino a criticare il ruolo delle imprese in generale. Si dà la colpa della crisi climatica al commercio, o meglio al capitalismo, a causa della crescita inarrestabile, al punto che in molti non credono che il commercio possa essere una parte della soluzione. L’unico modo per fare progressi secondo loro è regolamentare, costringere le aziende a fare la cosa giusta. Pensi che il commercio debba essere parte della soluzione? AG: Sicuramente, perché l’allocazione del capitale necessario per risolvere questa crisi è maggiore di quella che i governi sono in grado di gestire. E le imprese stanno iniziando, molte aziende stanno iniziando a svolgere un ruolo molto costruttivo. Si chiede loro di farlo, lo chiedono i clienti, gli investitori, i comitati, i team esecutivi, le loro famiglie. Del resto, le nuove generazioni chiedono un futuro migliore, e gli AD, quando fanno le interviste nei colloqui per delle nuove assunzioni, si accorgono che sono le nuove leve a intervistare loro. Vogliono un buon reddito, ma vogliono poter dire ai familiari, agli amici e ai loro coetanei che stanno facendo qualcosa di più che fare soldi. Una dimostrazione di come stia cambiando questa nuova generazione: in 65 college negli Stati Uniti si sono riunite le associazioni dei Giovani Repubblicani per richiedere congiuntamente che il Comitato Nazionale Repubblicano cambi la sua politica sul clima, o perderanno tutta quella generazione. Questo è un fenomeno globale. La generazione di Greta sta guidando tutto questo in moltissimi modi; e se guardi i sondaggi, la maggior parte dei giovani Repubblicani chiede un cambiamento nella politica climatica. Questo è un movimento che si sta ancora estendendo. CA: Stavo per chiederti di questo, perché uno degli spettacoli più penosi, negli ultimi 20 anni, è stato la strumentalizzazione della questione climatica, sicuramente negli USA. Ti sarai sentito molte volte al centro di tutto questo, attaccato personalmente dalla gente spesso nei modi più impietosi e ingiusti. Vedi davvero i segnali di un possibile cambiamento, guidato dalla nuova generazione? AG: Sì, senza dubbio. Non voglio contare troppo sui sondaggi, li ho già menzionati; ma ne è uscito uno nuovo che ha considerato i sostenitori di Trump indecisi, quelli che in passato lo hanno sostenuto fortemente e vogliono ancora farlo. La questione principale, una sorpresa per alcuni, che li sta facendo vacillare, è la follia del Presidente Trump, e la sua amministrazione, sul clima. Vediamo grandi maggioranze del Partito Repubblicano in generale dire che sono pronti a iniziare lo studio di soluzioni reali alla crisi climatica. Siamo davvero, non c’è dubbio, sulla buona strada. CA: Sei stato la figura di spicco, in questa questione, e si dà il caso che tu sia un Democratico. C’è qualcosa che tu possa fare personalmente per aprire la tenda, accogliere la gente, provare a dire: “Questo va oltre la politica, miei cari”? AG: Le ho tentate tutte quelle cose, e forse in parte sono servite. Ho lavorato molto con i Repubblicani. E dopo che ho lasciato la Casa Bianca, Newt Gingrich e Pat Robertson e altri Repubblicani di spicco sono apparsi con me in spot alla TV nazionale dicendo che dobbiamo risolvere la crisi climatica. Ma l’industria petrolifera ha davvero raddoppiato gli sforzi per imporre il rigore all’interno del Partito Repubblicano. Voglio dire, guarda i loro attacchi contro il Papa quando se n’è uscito con la sua enciclica. È stato demonizzato - non da tutti, certo, ma ci sono stati dei falchi nel movimento anti-climatico che hanno subito puntato i fucili verso Papa Francesco, e ci sono molti altri esempi. Impongono il rigore e cercano di renderla una questione di parte, anche se i Democratici tendono la mano per cercare di renderla bipartisan. Concordo pienamente con te che non dovrebbe essere una questione di parte. Non lo era, ma è stata forzosamente trasformata in una lotta per bande. CA: Insomma, anche gli AD delle compagnie petrolifere hanno figli che si rivolgono a loro. Sembra che alcuni di loro si stiano muovendo e cerchino di investire, di trovare modi per far parte del futuro. Vedi dei segnali in tal senso? AG: Sì. Penso che i leader aziendali, anche nelle compagnie petrolifere e del gas, stiano ascoltando i familiari, gli amici, i loro dipendenti. E, tra l’altro, abbiamo visto nel settore tecnologico gli scioperi di massa dei dipendenti che esigono da alcune aziende tecnologiche che facciano di più, e sul serio. Sono molto orgoglioso di Apple. Perdonami questa parentesi di elogi a Apple: sono nel consiglio di amministrazione. Ma ammiro molto Tim Cook e i miei colleghi in Apple. È un esempio di azienda tecnologica che sta davvero facendo cose fantastiche. E ce ne sono anche altre. Ci sono altri esempi in molti settori. Ma le pressioni sulle compagnie che estraggono petrolio e gas sono davvero straordinarie. British Petroleum ha appena svalutato 12 miliardi e mezzo di dollari di asset petroliferi e del gas e ha detto che non vedranno mai la luce. Due terzi dei combustibili fossili già scoperti non possono essere bruciati e non lo saranno. Quindi questo è un grande rischio per l’economia mondiale, come la crisi dei mutui subprime. Abbiamo 22 trilioni di dollari di asset subprime legati al carbonio, e un importante report ha affermato, proprio ieri, che l'industria del fracking negli Stati Uniti sta vedendo un'ondata di fallimenti perché il prezzo di gas e petrolio estratti con fratturazione è sceso al di sotto dei livelli che li rendono economici. CA: Quindi, in breve, possiamo dire che le auto elettriche, le tecnologie dell’elettrico, il solare e il resto hanno contribuito a ridurre il prezzo del petrolio al punto che enormi quantità di riserve non si posssano valorizzare con profitto? AG: Sì, proprio così. Si tratta soprattutto di questo. Le proiezioni nei prossimi anni per le risorse energetiche indicano tutte che i prezzi per l’elettricità da energia eolica e solare continueranno a crollare e quindi usare il gas o il carbone per fare vapore da far girare le turbine semplicemente non sarà economico. Analogamente, l’elettrificazione del settore dei trasporti sta avendo lo stesso effetto. Alcuni stanno anche guardando alle tendenze a livello di governance nazionale, regionale e locale. Ne ho parlato prima: indicano un futuro energetico che sarà molto diverso. Ma fammi riprendere, perché abbiamo parlato degli imprenditori. Poco fa stavi per fare una domanda sul capitalismo, e vorrei dire una parola su questo, perché ci sono molte persone che dicono che forse è il capitalismo il problema di fondo. Credo che l’attuale forma di capitalismo abbia disperatamente bisogno di essere riformata. Si discute spesso delle prospettive a breve termine, ma il nostro modo di stabilire cosa ha valore per noi è anch’esso all’origine della crisi del moderno capitalismo. Ora, il capitalismo è alla base di ogni economia di successo, bilancia la domanda e l’offerta, libera una frazione maggiore del potenziale umano, e non scappeà da nessuna parte; ma deve essere riformato, perché il nostro modo di stabilire cosa ha valore oggi ignora le cosiddette esternalità negative, come l’inquinamento. E ignora anche le esternalità positive, come gli investimenti nell’educazione e nell’assistenza sanitaria le cure della salute mentale, i servizi sociali. Ignora l’esaurimento di risorse quali le acque di falda, il suolo e l’insieme delle specie viventi. E ignora la distribuzione dei redditi e dei patrimoni netti, così quando il PIL sale, la gente esulta, due percento, tre percento, wow! quattro percento, e pensa: “Fantastico!” Ma il prezzo è un notevole aumento dell’inquinamento, sottoinvestimento cronico nei beni pubblici, esaurimento di risorse naturali non rinnovabili, e la peggiore crisi di disuguaglianza mai vista in più di un secolo che sta minacciando il futuro sia del capitalismo che della democrazia. Quindi dobbiamo cambiarlo, dobbiamo riformarlo. CA: Quindi riformare il capitalismo, ma non buttarlo via. Ci serve come strumento per andare avanti se dobbiamo risolvere questo problema. AG: Sì, penso sia così, e ancora un altro punto: i peggiori abusi ambientali, negli ultimi cent’anni, sono avvenuti in giurisdizioni che nel XX secolo hanno sperimentato alternative al capitalismo, a destra e a sinistra. CA: Interessante. Giusto. Due ultime domande dalla comunità. Chadburn Blomquist: “In base ai segnali che vedi dell’impatto di questa pandemia, cosa pensi della nostra risposta per combattere il cambiamento climatico? Avremo imparato la lezione di questo shock eccezionale? AG: Questa è una domanda molto profonda, e spero che la mia risposta possa esserlo altrettanto con poco tempo. Come prima cosa direi: non ignorate gli scienziati. Quando c’è praticamente unanimità tra esperti di scienza e di medicina, prestate attenzione. Non lasciatevi convincere da alcuni politici. Penso che il Presidente Trump stia pian piano imparando che è piuttosto difficile negare le evidenze sul virus. Ci ha provato a Tulsa. Non è andata molto bene, e tragicamente, un mese fa ha deciso di rischiare e ignorare le raccomandazioni perché la gente indossasse la mascherina e mantenesse il distanziamento sociale e tutte le altre cose, e penso che quella lezione stia iniziando a prender piede con più forza. Ma al di là di questo, penso che questo periodo sia stato caratterizzato da una grandissima opportunità: quella di ripensare i propri schemi di vita e di chiederci se possiamo o meno fare le cose meglio, e in modo diverso. E penso che questa nuova generazione, di cui ho parlato prima, sia stata colpita ancor più profondamente da questo interludio, che spero finisca presto, ma anche che sia ricordato a lungo. Mi aspetto che sarà così. CA: È incredibile quante cose puoi fare senza emettere carbonio, come siamo stati costretti a fare. Ecco un’altra domanda. Frank Hennessy: “Ti rincuora la capacità della gente di adattarsi velocemente alla nuova normalità dovuta al COVID-19 come prova che la gente può cambiare, e cambierà, le proprie abitudini per rispondere al cambiamento climatico?” AG: Sì, ma penso che dobbiamo ricordare che c'è un'altra crisi dentro questa crisi. L’impatto sulla comunità afro-americana, come ho accennato prima, sulla comunità latina, sulle popolazioni indigene - il maggiore tasso di infezione ora è nella Riserva Navajo. Quindi alcune di queste domande sono viste in modo diverso da chi è stato davvero colpito dal peso di questa crisi, ed è inaccettabile permettere che le cose continuino così. Tu ed io, e forse molti tra il pubblico, la viviamo in un certo modo, ma per le comunità di colore a basso reddito, questa è una crisi completamente diversa. Lo dobbiamo a loro, e a tutti noi darci da fare e iniziare a usare le migliori soluzioni scientifiche e risolvere questa pandemia. Conosci l’espressione “economia pandemica”. Qualcuno ha detto: la prima regola dell’economia pandemica è “occuparsi della pandemia”, e non lo stiamo ancora facendo. Vediamo il presidente cercare di smuovere l’economia in vista della rielezione, senza preoccuparsi della previsione di decine di migliaia di Americani morti in più. Questo è davvero imperdonabile, per me. CA: Grazie, Frank. Al, tu, insieme ad altri nella comunità, hai avuto un ruolo chiave nell’incoraggiare TED a lanciare l’iniziativa “Countdown”. Ti ringrazio per questo, e immagino che questa conversazione proseguirà tra molti di noi. Se vi interessa la questione climatica, dopo aver visto questo, andate sul sito di Countdown, countdown.ted.com, e partecipate il 10/10/2020, quando cercheremo di segnalare al mondo che il clima non può aspettare, che è davvero importante. Ci saranno contenuti fantastici disponibili per tutti. Grazie, Al, per l’ispirazione e il supporto in tutto questo. Mi chiedo se potessi terminare l’incontro di oggi semplicemente fornendoci un quadro di come potrebbero dispiegarsi le cose nel prossimo decennio o giù di lì? Dicci solo se c’è ancora speranza. AG: Con piacere. Devo aggiungere una cosa; sarò breve. Dal 18 al 26 luglio, il Climate Reality Project terrà un corso a livello mondiale. Si sono già registrate 8.000 persone. Potete andare su climatereality.com. Un futuro brillante, ora. Inizia con tutto il gran lavoro che avete fatto per organizzare Countdown. È stato fantastico lavorare con te e il tuo team. Sono davvero entusiasta del progetto Countdown. TED ha una capacità eccezionale di diffondere le idee che val la pena diffondere, di sensibilizzare, di illuminare le persone in tutto il mondo, ed è necessario per il clima e le soluzioni alla crisi climatica come mai prima d’ora. Voglio ringraziarti per quello che stai facendo per organizzare Countdown, questo fantastico evento. CA: Grazie. E il mondo? Ce la faremo? Pensi che l’umanità ce la farà e che i nostri nipoti avranno delle belle vite e potranno celebrare la natura e non passare ogni giorno con la paura del prossimo tornado o tsunami? AG: Sono ottimista e penso che ce la faremo, ma la risposta è nelle nostre mani. Abbiamo visto tempi bui in passato, e ci siamo alzati per raccogliere la sfida. Abbiamo dei limiti legati al nostro lungo retaggio evolutivo e a elementi della nostra cultura, ma abbiamo anche la capacità di superare i nostri limiti; e quando le cose vanno male, e la sopravvivenza dei nostri figli e delle generazioni future è a rischio, siamo in grado di fare molto più di quanto a volte crediamo di poter fare. Questo è uno di quei momenti. Penso che saremo all’altezza della situazione, e creeremo un futuro brillante, pulito, prospero, giusto ed equo. Lo credo con tutto il cuore. CA: Al Gore, grazie per tutto il tuo lavoro, per tutto quello che hai fatto per sollevare la questione e per il tempo che ci hai dedicato. Grazie. AG: Anche a te. Grazie.