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GiammarcoSicuro temp

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    Nella vita faccio l'inviato.
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    Una volta si usava spesso
    l'aggettivo "speciale":
  • 0:18 - 0:20
    forse perché allora lo erano davvero.
  • 0:20 - 0:22
    E penso ai grandi inviati
  • 0:22 - 0:26
    come Richard Kapuscinski,
    Ettore Mo, Tiziano Terzani:
  • 0:26 - 0:28
    gente che ha scritto articoli
    da tutto il mondo,
  • 0:28 - 0:31
    e che hanno ispirato
    anche la mia carriera,
  • 0:31 - 0:34
    sognando un giorno
    di poter ripercorrere quella strada.
  • 0:35 - 0:38
    Io, però, non pensavo
    di poter riuscire a diventare un inviato,
  • 0:38 - 0:40
    e questo per un blocco emotivo
    che ho fin da piccolo.
  • 0:40 - 0:44
    Durante questo discorso, per esempio,
    la mia voce potrebbe farsi affannata,
  • 0:44 - 0:47
    potrei aver difficoltà ad esprimermi
    per un groppo alla gola.
  • 0:47 - 0:50
    Oppure, in altre occasioni
    comincio a sudare.
  • 0:50 - 0:51
    Quando succede questo,
  • 0:51 - 0:54
    riesco a farmi il bagno, completamente,
    nei miei vestiti, in due minuti,
  • 0:54 - 0:57
    e non c'è strategia
    o camicia scura che tenga.
  • 0:57 - 1:00
    Succede quando mi trovo
    al centro dell'attenzione,
  • 1:00 - 1:03
    o in situazioni di forte stress
    o disagio, come questa;
  • 1:03 - 1:04
    o molto spesso -
  • 1:04 - 1:09
    Quando capita ad un giornalista televisivo
    non è proprio il massimo della vita, ecco.
  • 1:09 - 1:11
    La svolta è arrivata nel 2011.
  • 1:11 - 1:12
    Lavoravo a Firenze,
  • 1:12 - 1:15
    e sono entrato in Rai
    nel 2008, per concorso.
  • 1:15 - 1:17
    Il caporedattore viene da me e mi dice:
  • 1:17 - 1:18
    "Giammarco, vai a vedere
  • 1:18 - 1:21
    cosa sta succedendo in Lunigiana,
    nel nord della Toscana;
  • 1:21 - 1:23
    c'è un allagamento, dei nubifragi.
  • 1:23 - 1:27
    Ovviamente non sapeva
    che cosa avrei trovato sul posto
  • 1:27 - 1:30
    perché non avrebbe mandato me,
    che ero l'ultimo arrivato, il più giovane.
  • 1:30 - 1:33
    Sta di fatto che arrivo ad Aulla,
    in Lunigiana, al mattino,
  • 1:33 - 1:37
    e la situazione è ben diversa
    da quella che avevamo immaginato:
  • 1:37 - 1:39
    c'era devastazione, c'erano morti,
  • 1:39 - 1:42
    c'erano dispersi,
    c'erano tre ponti crollati.
  • 1:42 - 1:44
    I ponti... poi ne riparleremo.
  • 1:44 - 1:46
    Io comincio a fare
    il mio lavoro da cronista,
  • 1:46 - 1:49
    finalmente su un fatto
    di cronaca importante.
  • 1:49 - 1:51
    Raccolgo testimonianze, interviste.
  • 1:52 - 1:54
    Rimarrò lì per più di dieci giorni
  • 1:54 - 1:57
    con la stessa camicia
    e lo stesso giubbottino di pelle.
  • 1:57 - 2:00
    La mattina faceva molto freddo,
    perderò anche la voce:
  • 2:00 - 2:02
    ma questo è un altro discorso,
  • 2:02 - 2:04
    che ha a che fare
    con la vita di noi inviati.
  • 2:04 - 2:06
    Quello che mi interessa sottolineare
  • 2:06 - 2:10
    è quello che succederà
    quella sera stessa, alle 20 in punto.
  • 2:10 - 2:14
    Mi trovo di fronte a una telecamera:
    quella è l'edizione delle 20, del Tg1.
  • 2:14 - 2:17
    Il Tg1 delle 20 è l'edizione
    più vista in Italia:
  • 2:17 - 2:19
    sono 4,5 milioni di italiani
  • 2:19 - 2:22
    che aspettano di sapere
    cosa gli racconterai.
  • 2:22 - 2:25
    Ovviamente ero molto nervoso,
    molto sotto stress.
  • 2:25 - 2:27
    La telecamera si accende
    e comincio a parlare.
  • 2:27 - 2:31
    La mia voce però è calma,
    riesco ad esprimermi.
  • 2:31 - 2:32
    Non sudo:
  • 2:32 - 2:34
    forse era abbastanza freddo,
    era a fine ottobre.
  • 2:35 - 2:38
    Comunque riesco a portare al termine
    quella diretta di un minuto e mezzo,
  • 2:38 - 2:40
    riesco a raccontare
  • 2:40 - 2:43
    tutto quello che avevo visto
    durante quella lunga giornata.
  • 2:43 - 2:47
    Alla fine di quella diretta,
    mi rendo conto che potevo fare l'inviato.
  • 2:47 - 2:50
    Avrei convissuto per sempre
    con questo problema,
  • 2:50 - 2:51
    ma ce la potevo fare.
  • 2:52 - 2:53
    Ma perché intestardirsi tanto
  • 2:53 - 2:56
    nel voler fare un qualcosa
    che mi creava così grossi problemi?
  • 2:56 - 3:00
    Perché penso che raccontare
    le storie delle persone,
  • 3:00 - 3:03
    raccontare la vita della gente
    e raccontare il mondo
  • 3:03 - 3:08
    sia una delle cose più belle
    e più importanti che si possano fare.
  • 3:08 - 3:10
    E molto spesso il giornalismo,
  • 3:10 - 3:13
    a differenza delle alluvioni
    che i ponti li distrugge,
  • 3:13 - 3:18
    a volte, e molto spesso, il giornalismo
    i ponti li può anche creare.
  • 3:18 - 3:20
    E ora vi spiego come.
  • 3:28 - 3:29
    Maggio 2019:
  • 3:29 - 3:33
    mi trovo a Caracas, in Venezuela,
  • 3:33 - 3:39
    inviato per la Rai per seguire i fatti
    che stavano avvenendo nel Paese.
  • 3:39 - 3:45
    Un giorno vengo a conoscere una vicenda
    che riguarda e interessa 64 bambini,
  • 3:45 - 3:49
    64 bambini venezuelani
    che hanno bisogno di cure.
  • 3:49 - 3:50
    Purtroppo, però,
  • 3:50 - 3:54
    quelle cure vengono rimandate
    da circa tre settimane.
  • 3:54 - 3:56
    Questo per effetto di un accordo
  • 3:56 - 4:00
    che c'era tra il governo venezuelano
    e un ospedale italiano
  • 4:00 - 4:04
    che prevedeva il trasferimento
    di questi bambini proprio in Italia.
  • 4:04 - 4:06
    Quell'ospedale era
    il "Bambin Gesù" di Roma.
  • 4:06 - 4:11
    Purtroppo, però, il governo venezuelano
    non stava pagando quei milioni di euro
  • 4:11 - 4:13
    necessari al trasferimento
    di questi bambini,
  • 4:13 - 4:16
    che non potevano essere curati,
    però, nel loro paese
  • 4:16 - 4:20
    per la mancanza delle medicine
    e dei trattamenti necessari.
  • 4:20 - 4:23
    Decido quindi di andare
    a casa di Maria Julio.
  • 4:23 - 4:25
    Maria Julio ha sette anni, è di Caracas.
  • 4:25 - 4:28
    Ed è una delle bambine, appunto,
  • 4:28 - 4:31
    che attendevano queste cure
    non più rimandabili.
  • 4:31 - 4:34
    Ed incontro sua madre
    in una casa molto povera,
  • 4:34 - 4:37
    in un quartiere molto povero di Caracas.
  • 4:37 - 4:39
    La madre, in quell'occasione,
  • 4:39 - 4:43
    fa un appello agli italiani,
    ma [anche] al mondo,
  • 4:43 - 4:44
    disperata, in lacrime,
  • 4:44 - 4:48
    chiedendo di sbloccare
    finalmente quella situazione.
  • 4:48 - 4:50
    Ovviamente io realizzo il servizio,
  • 4:50 - 4:53
    che poi quella sera stessa
    entrerà nelle case degli italiani
  • 4:53 - 4:56
    con l'appello della madre di Maria Julio.
  • 4:56 - 4:57
    Poche ore dopo,
  • 4:57 - 5:00
    il "Bambin Gesù" di Roma
    organizza una conferenza stampa
  • 5:00 - 5:02
    per annunciare che da lì a poco
  • 5:02 - 5:07
    avrebbe consentito il trasferimento
    di questi bambini in Italia
  • 5:07 - 5:10
    per, finalmente, effettuare queste cure -
  • 5:10 - 5:13
    e lo avrebbe fatto
    gratuitamente, pro bono.
  • 5:13 - 5:17
    Ovviamente mi precipitò subito
    a casa della madre di Maria Julio,
  • 5:17 - 5:21
    dove si trovava anche
    un'altra madre, di un altro bambino,
  • 5:21 - 5:23
    anche lui affetto da leucemia
  • 5:23 - 5:25
    e quindi anche lui
    in attesa di queste cure.
  • 5:25 - 5:27
    Dò loro la notizia,
    ovviamente loro non lo sapevano.
  • 5:27 - 5:32
    E questa volta, la loro reazione
    è un pianto di gioia, di grande felicità.
  • 5:32 - 5:33
    Ricordo quel momento
  • 5:33 - 5:35
    come uno dei momenti
    più belli della mia vita.
  • 5:35 - 5:38
    Purtroppo però, sapere tre giorni dopo
  • 5:38 - 5:41
    che il bambino dell'altra signora
    non ce l'avrebbe fatta,
  • 5:41 - 5:43
    nell'attesa di quel
    trasferimento in Italia.
  • 5:43 - 5:46
    Invece Maria Julio,
    e tanti altri bambini venezuelani,
  • 5:46 - 5:50
    riusciranno ad ottenere quelle cure
    e riusciranno, quindi, a salvarsi.
  • 5:50 - 5:54
    Ecco: questo è uno degli esempi
    in cui il giornalismo diventa un ponte
  • 5:54 - 5:57
    tra gli ultimi, tra gli inascoltati,
  • 5:57 - 6:01
    tra chi non avrebbe altra possibilità
    per far sentire la propria voce
  • 6:01 - 6:02
    e chi, invece,
  • 6:02 - 6:04
    quel potere di risolvere
    le situazioni ce l'ha:
  • 6:04 - 6:07
    i politici, le associazioni,
    le singole persone.
  • 6:08 - 6:12
    Facciamo adesso un passo indietro,
    e andiamo nel gennaio del 2017.
  • 6:12 - 6:16
    Mi trovavo questa volta inviato,
    sempre per la Rai ma in Italia, a Teramo.
  • 6:16 - 6:18
    Sono in compagnia di un collega,
  • 6:18 - 6:21
    Giorgio Specchia
    del Giornale Radio della Rai.
  • 6:21 - 6:24
    Ci troviamo a cena,
    siamo lì per l'emergenza neve
  • 6:24 - 6:28
    e stiamo trascorrendo alcuni giorni
    facendo cronaca, appunto in Abruzzo.
  • 6:28 - 6:33
    A un certo punto, notiamo un tweet
    del presidente della Provincia di Pescara:
  • 6:33 - 6:34
    è un tweet confuso,
  • 6:34 - 6:39
    che parla di morti, di possibili dispersi,
    di una valanga e di un hotel.
  • 6:39 - 6:41
    Noi non sappiamo che fare:
  • 6:41 - 6:45
    decidiamo però di andare a vedere,
    sul posto, cosa stava succedendo.
  • 6:45 - 6:47
    Ci mettiamo in auto
  • 6:47 - 6:53
    e arriviamo a Penne, un piccolo paesello
    sotto il Gran Sasso, attorno a mezzanotte.
  • 6:53 - 6:57
    Il paese è completamente immerso
    nel buio, in un black out.
  • 6:57 - 7:00
    Ci sono tre metri di neve,
    e l'unica luce è in fondo,
  • 7:00 - 7:02
    ed è la luce
  • 7:02 - 7:04
    del Centro di Coordinamento
    della Protezione Civile.
  • 7:04 - 7:06
    Ci avviciniamo, chiediamo informazioni,
  • 7:06 - 7:11
    e ci confermano che una spedizione
    è appena partita... su degli sci.
  • 7:11 - 7:13
    Dei soccorritori si sono messi sugli sci,
  • 7:13 - 7:16
    e stanno cercando
    di raggiungere un albergo
  • 7:16 - 7:20
    che si trova qualche chilometro
    più a monte rispetto a dove ci troviamo.
  • 7:20 - 7:24
    Quell'hotel, quell'albergo,
    è ovviamente l'Hotel Rigopiano.
  • 7:24 - 7:26
    E queste sono le immagini
  • 7:26 - 7:28
    che ovviamente voi tutti riconoscete.
  • 7:28 - 7:30
    Da allora, era mezzanotte,
  • 7:30 - 7:34
    cominciamo quindi a lavorare
    e a dare informazioni su quella vicenda.
  • 7:34 - 7:36
    Io avevo la prima edizione al mattino;
  • 7:36 - 7:37
    Giorgio, invece,
  • 7:37 - 7:40
    andava in onda sul Giornale Radio
    della Rai ogni mezz'ora,
  • 7:40 - 7:42
    e quindi faceva la spola
  • 7:42 - 7:45
    tra il Centro di Coordinamento
    della Protezione Civile e il mio collega,
  • 7:45 - 7:48
    dandogli le informazioni
    su dove si trovassero i soccorsi.
  • 7:48 - 7:52
    Eravamo gli unici giornalisti,
    ma soltanto perché ci trovavamo vicini
  • 7:52 - 7:54
    quando avevamo avuto questa notizia.
  • 7:54 - 7:56
    Gli altri sarebbero arrivati al mattino.
  • 7:56 - 7:59
    Quel che succederà dopo
    lo conoscete tutti, purtroppo:
  • 7:59 - 8:03
    i dispersi salvati sotto la valanga,
    quei quattro bambini tratti in salvo;
  • 8:03 - 8:07
    ma anche le vittime, e poi le polemiche
    e il processo ancora in corso.
  • 8:07 - 8:10
    Ma non è questo che voglio
    sottolineare in quest'occasione,
  • 8:10 - 8:12
    ma quello che succederà
    tre settimane dopo.
  • 8:12 - 8:16
    Mi trovavo a Roma: l'emergenza era finita,
    stavo facendo colazione, una mattina.
  • 8:17 - 8:22
    Apro il giornale, e sfogliandolo
    trovo l'intervista a Fabio Salzetta.
  • 8:22 - 8:25
    Fabio Salzetta è uno dei due
    sopravvissuti di Rigopiano
  • 8:25 - 8:29
    che si trovava al di fuori dell'hotel
    nel momento della valanga.
  • 8:29 - 8:32
    Lui si era salvato casualmente,
    in quell'occasione:
  • 8:32 - 8:35
    e racconta, in quell'intervista,
    quelle ore di disperazione
  • 8:35 - 8:38
    tra il momento della valanga
    e l'arrivo dei soccorsi.
  • 8:38 - 8:40
    "Mi trovavo in auto", racconta Fabio,
  • 8:40 - 8:44
    "assieme ad un altro sopravvissuto:
    avevamo freddo, era -10, -12 gradi.
  • 8:44 - 8:46
    Eravamo disperati, era tutto buio,
  • 8:46 - 8:48
    non vedevamo niente,
    non sapevamo dove fossero gli altri.
  • 8:48 - 8:50
    E soprattutto, non sapevamo
  • 8:50 - 8:54
    se qualcuno sarebbe,
    effettivamente, venuto a soccorrerci.
  • 8:54 - 8:57
    A un certo punto, accendiamo la radio
    e sentiamo una voce"
  • 8:58 - 9:00
    Quella voce era la voce
    di Giorgio Specchia,
  • 9:00 - 9:02
    del collega del Giornale Radio"
  • 9:02 - 9:03
    Continua Fabio:
  • 9:03 - 9:06
    "Grazie a quella radiocronaca di mezz'ora,
  • 9:06 - 9:10
    in mezz'ora noi avevamo la certezza
    che qualcuno sapeva che noi eravamo qua,
  • 9:10 - 9:14
    che qualche soccorritore
    stava cercando di raggiungerci.
  • 9:14 - 9:16
    I soccorritori sono
    a tre chilometri dall'hotel;
  • 9:16 - 9:18
    i soccorritori sono
    a due chilometri dall'hotel;
  • 9:18 - 9:20
    i soccorritori sono quasi arrivati."
  • 9:20 - 9:23
    E Fabio conclude: "Probabilmente,
    quella voce ci ha dato
  • 9:23 - 9:28
    quella forza e quella speranza necessaria
    per non soccombere alla disperazione".
  • 9:28 - 9:31
    Ecco: anche in questo caso
    il giornalismo può diventare un ponte,
  • 9:31 - 9:34
    un collegamento
    tra i soccorritori e i soccorsi.
  • 9:34 - 9:37
    Tra chi sta cercando un aiuto,
  • 9:37 - 9:40
    e chi quell'aiuto
    effettivamente lo potrà portare.
  • 9:40 - 9:44
    Potrei continuare a lungo
    raccontando aneddoti di questo tipo,
  • 9:44 - 9:47
    ma purtroppo il tempo è quasi finito.
  • 9:47 - 9:49
    Mi lascio un momento
    per rivolgermi direttamente,
  • 9:49 - 9:53
    e soprattutto ai più giovani
    presenti in sala e non solo.
  • 9:53 - 9:55
    Non rinunciate mai ai vostri sogni:
  • 9:55 - 9:59
    cercate sempre di raggiungere
    il vostro obiettivo della vita,
  • 9:59 - 10:02
    anche se dovesse costargli
    un bagno completo nei vostri vestiti -
  • 10:02 - 10:04
    o molto, molto peggio.
  • 10:04 - 10:07
    Vi lascio con un brano
    tratto da una serie di articoli
  • 10:07 - 10:10
    contenuti in un libro che si chiama
    "Dispacci dalla Cambogia".
  • 10:11 - 10:14
    "Un giorno, mi imbatto
    in un checkpoint di Khmer Rossi.
  • 10:14 - 10:18
    Uno dei soldati mi vede,
    comincia a correre verso di me.
  • 10:18 - 10:20
    Era fuori di sé, era invasato;
  • 10:20 - 10:24
    mi sbatte contro il muro,
    mi ficca una pistola dentro la gola.
  • 10:24 - 10:26
    Io lo guardo con gli occhi spalancati
  • 10:26 - 10:28
    e penso: questo è
    il momento in cui morirò.
  • 10:28 - 10:29
    Poi, non so perché,
  • 10:29 - 10:32
    improvvisamente, senza motivo,
    comincio a ridere.
  • 10:32 - 10:34
    Una risata a crepapelle, sguaiata.
  • 10:34 - 10:36
    Quella risata mi salverà la vita,
  • 10:36 - 10:39
    perché il soldato avrà
    un attimo di esitazione necessaria
  • 10:39 - 10:44
    affinché il capitano del suo battaglione
    si avvicini e blocchi l'esecuzione".
  • 10:44 - 10:49
    Questo era Tiziano Terzani:
    un inviato molto, ma molto, speciale.
  • 10:49 - 10:50
    Grazie.
  • 10:50 - 10:53
    (Applausi)
Title:
GiammarcoSicuro temp
Description:

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Video Language:
Italian
Duration:
11:05
Michele Gianella edited Italian subtitles for GiammarcoSicuro temp
Michele Gianella edited Italian subtitles for GiammarcoSicuro temp

Italian subtitles

Incomplete

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