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Dan Pallotta: Il modo in cui valutiamo la beneficenza è completamente sbagliato

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    Voglio parlare dell'innovazione sociale
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    e dell'imprenditoria sociale.
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    Mi è capitato di avere tre gemelle.
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    Sono piccole. Hanno 5 anni.
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    Qualche volta mi capita di dire alla gente che ho delle gemelle.
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    E mi dicono: - "Davvero? Quante?"
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    Ecco una loro foto.
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    Si chiamano Sage, Annalisa e Rider.
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    Inoltre, mi è capitato di essere gay.
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    Essere gay e padre di tre gemelle è davvero
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    la cosa più socialmente e imprenditorialmente innovativa
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    che abbia mai fatto.
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    (Risate)
    (Applausi)
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    La vera innovazione sociale di cui desidero parlare
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    riguarda la beneficenza.
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    Voglio parlare di come ciò che ci hanno indotto a pensare
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    sul donare, sulla beneficenza
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    e sul settore del nonprofit
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    stia in realtà minando le cause che amiano
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    e il nostro profondo desiderio di cambiare il mondo.
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    Ma prima di cominciare,
    vorrei chiedervi se almeno crediamo
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    che il settore nonprofit rivesta un ruolo importante
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    nel cambiare il mondo.
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    Molte persone dicono che l'alta finanza
    farà crescere le economie in via di sviluppo
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    e che l'industria del sociale si prenderà cura del resto.
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    E io sono convinto che l'alta finanza farà progredire
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    gran parte dell'umanità.
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    Ma lascia sempre indietro il 10% o più
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    dei più svantaggiati o sfortunati.
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    E l'industria del sociale ha bisogno di mercati
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    e ci sono alcune tematiche per le quali non si possono usare
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    le stesse unità di misura che vengono usate per i mercati.
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    Faccio parte del Consiglio di Amministrazione
    di un centro per persone con ritardo dello sviluppo
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    e queste persone vogliono risate,
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    compassione e amore.
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    Come si fa a monetizzare questo?
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    Ed è qui che il settore del nonprofit
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    e la filantropia entrano in scena.
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    La filantropia è il mercato dell'amore.
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    È il mercato per tutte quelle persone
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    per le quali non esiste nessun altro mercato.
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    E, se proprio vogliamo, come disse Buckminster Fuller,
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    un mondo che funzioni per tutti,
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    in cui nessuno e niente venga tagliato fuori,
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    allora il settore nonprofit deve essere
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    una parte importante della conversazione.
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    Ma sembra non funzionare.
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    Perché le associazioni di beneficenza che si occupano del cancro al seno
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    non fanno progressi nel trovare una cura?
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    O perché le nostre associazioni per i senzatetto
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    non pongono fine a questo fenomeno nelle maggiori città?
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    Perché, negli ultimi 40 anni, il tasso di povertà è rimasto invariato al 12%
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    della popolazione statunitense?
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    E la risposta è che questi problemi sociali
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    sono enormi,
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    a confronto, le nostre organizzazioni sono minuscole
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    e abbiamo un sistema di credenze che le mantiene piccole.
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    Abbiamo due regolamenti.
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    Ne abbiamo uno per il settore nonprofit
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    e uno per il resto del mondo economico.
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    È un apartheid e discrimina
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    il settore nonprofit in cinque diverse aree,
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    di cui la prima è la remunerazione.
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    Quindi nel settore for-profit, più valore si produce,
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    più soldi si guadagnano.
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    Ma non ci piace che le organizzazioni nonprofit usino i soldi
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    per incentivare le persone a produrre di più nel sociale.
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    Abbiamo una reazione viscerale all'idea che qualcuno
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    faccia un sacco di soldi nell'aiutare altre persone.
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    È interessante che non abbiamo reazioni viscerali
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    di fronte al fatto che le persone guadagnino un sacco di soldi non aiutando gli altri.
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    Volete guadagnare 50 milioni di dollari
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    vendendo videogiochi violenti ai bambini? Fatelo.
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    Vi metteremo sulla copertina della rivista Wired.
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    Se invece volete guadagnare mezzo milione di dollari
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    curando i bambini dalla malaria,
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    sarete considerati voi stessi dei parassiti.
    (Applausi)
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    E la pensiamo così a causa del nostro sistema etico,
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    ma ciò che non capiamo è che questo sistema
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    ha un potente effetto collaterale, ovvero,
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    offre una scelta austera, reciprocamente esclusiva
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    tra il fare del bene per se stessi e la propria famiglia
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    o fare del bene per il mondo
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    alle menti più brillanti che escono dalle nostre migliori università.
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    Questo sistema ogni anno manda
    decine di migliaia di persone
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    che potrebbero fare una grande differenza
    nel settore nonprofit,
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    direttamente nel settore for-profit,
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    perché non hanno la volontà di fare per tutta la vita
    quel tipo di sacrificio economico.
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    Businessweek ha condotto uno studio e ha preso in considerazione i compensi
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    per chi ha conseguito un MBA dopo 10 anni di business school,
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    e il compenso medio per un diplomato alla Stanford,
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    con il bonus, all'età di 38 anni, è di 400 000 dollari.
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    Invece, alla stessa età, il salario medio
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    per l'Amministratore delegato di un ente medico di beneficenza da più di 5 milioni di dollari
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    è pari a 232 000 dollari e per un'organizzazione contro la fame, 84 000 dollari.
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    Ora, è impossibile trovare molte persone
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    che pur potendo guadagnare 400 000 dollari, sacrifichino 316 000 dollari
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    all'anno per diventare l'Amministratore delegato di un'organizzazione contro la fame.
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    Alcuni dicono:-"Beh, solo perché questi diplomati sono avidi."-
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    Non per forza. Potrebbero essere intelligenti.
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    È più semplice per queste persone donare
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    100 000 dollari ogni anno a un'organizzazione contro la fame,
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    risparmiando 50 000 dollari di tasse,
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    e rimanere ancora in vantaggio di 270 000 dollari all'anno,
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    venir definiti filantropi perché hanno donato
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    100 000 dollari a un'organizzazione di beneficenza
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    e sedere probabilmente nel CdA di un'organizzazione di beneficenza,
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    anzi, probabilmente a supervisionare il povero disgraziato
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    che ha deciso di diventare l'Amministratore delegato dell'organizzazione contro la fame,
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    e avere una vita di questo tipo, di potere e influenza
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    e guagagnarsi la loro stima.
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    La seconda discriminante è la pubblicità e il marketing.
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    Nel settore for-profit si dice: "Spendere, spendere, spendere in pubblicità
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    finché l'ultimo dollaro non produrrà più nemmeno
    un centesimo di valore".
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    Ma non ci piace che, nel settore della beneficenza,
    le nostre donazioni vengano spese in pubblicità.
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    La nostra attitudine è "Beh, guarda, se si riesce a fare della pubblicità gratis,
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    alle 4 del mattino, a me sta bene.
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    Ma non voglio che le mie donazioni vengano spese in pubblicità.
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    Voglio che vadano a finanziare chi ne ha bisogno."
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    Come se i soldi investiti in pubblicità
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    non possano portare ingentissime somme di denaro
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    per i bisognosi.
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    Negli anni '90, la mia azienda ha creato
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    le AIDSRide, viaggi in bicicletta di lunga distanza
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    e le passeggiate di 100 km in tre giorni, per il cancro al seno
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    e in nove anni
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    hanno partecipato 180 000 eroi comuni
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    e hanno raccolto un totale di 581 milioni di dollari.
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    Per queste cause, hanno raccolto soldi più velocemente
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    di qualunque altro evento mai organizzato,
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    tutto basato sull'idea che la gente è stanca
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    che gli venga richiesto di fare il minimo che può.
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    La gente desidera misurare
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    tutto il proprio potenziale
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    nelle cause in cui crede profondamente.
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    Ma è necessario chiederglielo.
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    Dobbiamo fare in modo che tante persone partecipino
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    all'acquisto di intere pagine pubblicitarie sul New York Times,
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    sul Boston Globe, nelle radio e in TV in prima serata.
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    Sapete quante persone ci avrebbe portato
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    se avessimo messo dei volantini nelle lavatrici a gettoni?
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    Negli Stati Uniti la beneficenza è rimasta bloccata,
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    al due per cento del PIL, sin da quando abbiamo iniziato a misurarla nel 1970.
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    Questo è un fatto importante, perché ci dice
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    che in 40 anni, il settore non profit
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    non è stato in grado di contrastare la quota di mercato
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    del settore for-profit.
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    E se ci pensate, come potrebbe un settore
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    prendere quote di mercato da un altro settore
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    se davvero non gli è permesso entrare nel mercato?
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    E se diciamo alle grandi marche del consumo,
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    "Potete pubblicizzare tutti i benefici del vostro prodotto"
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    mentre diciamo agli enti di beneficenza, "Non potete pubblicizzare tutto il bene che fate",
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    dove pensiamo che i dollari dei consumatori stiano andando a finire?
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    La terza area di discriminazione è l'assunzione del rischio
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    nel perseguimento di nuove idee per generare entrate.
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    Così la Disney può fare un nuovo film da 200 milioni di dollari
    che è un fiasco,
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    e nessuno chiama il procuratore generale.
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    Ma fate una piccola raccolta fondi di 1 milione di dollari
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    per i poveri, senza produrre un profitto del 75 per cento
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    a favore della causa nei primi 12 mesi,
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    e siete subito chiamati a risponderne.
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    Così le associazioni non-profit sono riluttanti
    all'idea di tentare qualche impresa ardita
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    audace, su grande scala per la raccolta fondi,
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    per paura che se la cosa non riesce, la loro reputazione
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    sarà trascinata nel fango.
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    Beh, sia io che voi sappiamo che quando
    vietiamo la possibilità di fallire,
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    uccidiamo l'innovazione.
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    Se si uccide l'innovazione nella raccolta fondi,
    non si possono aumentare le entrate.
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    Se non si possono generare maggiori entrate,
    non si può crescere.
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    E se non si può crescere, forse non si riescono
    a risolvere grandi problemi sociali.
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    Il quarto punto è il tempo.
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    Amazon andò avanti per sei anni
    senza restituire alcun profitto agli investitori,
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    e la gente aveva pazienza.
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    Sapevano che oltre c'era un obiettivo a lungo termine
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    di dominio del mercato.
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    Ma se un'organizzazione senza scopo di lucro,
    ha mai avuto un sogno
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    di costruire qualcosa grosso tale per cui per sei anni
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    non viene dato denaro ai bisognosi,
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    perché viene tutto investito nel costruire questo sogno,
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    ci si aspetterebbe una crocifissione.
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    E l'ultimo punto è il profitto stesso.
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    Così il settore senza scopo di lucro può offrire profitto
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    al fine di attirare capitali per finanziare le loro nuove idee,
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    ma non si possono pagare profitti nel settore no profit.
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    così il settore for profit blocca l'accesso ai mercati dei capitali di miliardi di dollari,
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    e il settore non profit stenta a crescere, a prendere rischi,
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    e a fare affluire capitali per le idee.
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    Beh, messe insieme queste cinque cose - non è possibile utilizzare denaro
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    per attirare talenti dal settore for-profit,
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    non è possibile pubblicizzare o comunque non come
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    lo fa il settore for-profit per attirare nuovi clienti,
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    non si possono prendere i tipi di rischi che prende
    il settore for-profit
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    per attirare quei clienti
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    non si ha la stessa quantità di tempo del settore for-profit
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    per trovarli
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    e non c'è una borsa con cui finanziare nulla di tutto ciò,
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    anche se si potesse fare,
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    e si mette il settore senza scopo di lucro
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    in condizioni di estremo svantaggio
    rispetto al settore for-profit
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    su tutti i livelli.
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    Se abbiamo dei dubbi circa gli effetti di queste regole diverse,
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    questa statistica fa riflettere:
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    Dal 1970 al 2009,
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    il numero di organizzazioni non profit che è davvero cresciuto,
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    che ha attraversato la barriera dei 50 milioni di dollari di entrate annuali,
  • 9:55 - 9:57
    è pari a 144.
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    Nello stesso periodo, il numero di attività for-profit
    che lo hanno superato
  • 9:59 - 10:03
    è pari a 46 136.
  • 10:03 - 10:06
    Quindi abbiamo a che fare con problemi sociali di grande scala,
  • 10:06 - 10:09
    e le nostre organizzazioni non riescono a raggiungere questa scala.
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    Ci riescono aziende come la Coca-Cola e Burger King.
  • 10:13 - 10:16
    Ma perché pensiamo in questo modo?
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    Beh, come il dogma più fanatico in America,
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    queste idee vengono da vecchie convinzioni puritane.
  • 10:23 - 10:26
    I puritani sono venuti qui per motivi religiosi,
    o almeno così hanno detto,
  • 10:26 - 10:30
    ma sono venuti qui anche perché
    volevano fare un sacco di soldi.
  • 10:30 - 10:32
    Erano persone pie, ma erano anche
  • 10:32 - 10:34
    capitalisti veramente aggressivi,
  • 10:34 - 10:38
    e sono stati accusati di forme estreme
    di ricerca di lucro
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    rispetto ad altri coloni.
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    Ma allo stesso tempo, i puritani erano calvinisti,
  • 10:43 - 10:46
    così veniva letteralmente insegnato loro a odiare se stessi.
  • 10:46 - 10:49
    Veniva insegnato loro che l'interesse personale
    era un mare in tempesta
  • 10:49 - 10:52
    che era la via certa alla dannazione eterna.
  • 10:52 - 10:55
    Beh, questo ha creato un vero problema
    per queste persone, giusto?
  • 10:55 - 10:57
    Hanno attraversato l'Atlantico
    per fare tutti quei soldi.
  • 10:57 - 11:01
    Facendo soldi vai direttamente all'inferno.
  • 11:01 - 11:03
    Che cosa dovevano fare allora?
  • 11:03 - 11:05
    Bene, la carità fu la loro risposta.
  • 11:05 - 11:07
    Divenne questo santuario economico
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    dove potevano fare penitenza
    per loro inclinazioni al profitto
  • 11:11 - 11:14
    a cinque centesimi sul dollaro.
  • 11:14 - 11:16
    Naturalmente, come si può guadagnare
    con la beneficenza
  • 11:16 - 11:19
    se la carità è la penitenza per l'aver fatto soldi?
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    L'Incentivo finanziario fu esiliato dal regno
    della carità,
  • 11:23 - 11:26
    in modo da prosperare nel campo del guadagno per se stessi,
  • 11:26 - 11:29
    e in 400 anni, nulla è intervenuto
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    per dire, "che è controproducente e che è ingiusto".
  • 11:35 - 11:39
    Ora questa ideologia viene minata
    da una domanda molto pericolosa,
  • 11:39 - 11:43
    che è, "Quale percentuale della mia donazione
    va alla causa rispetto alle spese generali?"
  • 11:43 - 11:45
    Ci sono un sacco di problemi con questa domanda.
  • 11:45 - 11:47
    Ho intenzione di concentrarmi solo su due.
  • 11:47 - 11:51
    In primo luogo, ci fa pensare che
    le spese generali siano negative,
  • 11:51 - 11:55
    che in qualche modo non sono parte della causa.
  • 11:55 - 12:00
    Ma non è così, soprattutto
    se vengono utilizzate per la crescita.
  • 12:00 - 12:02
    Ora, questa idea che le spese generali
    siano in qualche modo
  • 12:02 - 12:04
    un nemico della causa
  • 12:04 - 12:07
    crea questo secondo problema,
    molto più serio, ovvero
  • 12:07 - 12:10
    impone alle organizzazioni di evitare
    le spese generali.
  • 12:10 - 12:12
    Quindi devono necessariamente crescere
  • 12:12 - 12:15
    con l'obiettivo di mantenere basse le spese.
  • 12:15 - 12:17
    Così ci è stato insegnato che la beneficenza
    dovrebbe spendere
  • 12:17 - 12:20
    il meno possibile sulle spese generali
    come la raccolta di fondi
  • 12:20 - 12:24
    secondo la teoria per cui meno soldi si spendono
    nella raccolta fondi,
  • 12:24 - 12:27
    più soldi sono disponibili per la causa.
  • 12:27 - 12:30
    Beh, questo è vero se si tratta
    di un mondo deprimente
  • 12:30 - 12:33
    in cui questa torta non può essere più grande.
  • 12:33 - 12:37
    Ma se è un mondo logico in cui gli investimenti
    nella raccolta fondi
  • 12:37 - 12:40
    in realtà generano più fondi, e rendono
    la torta più grande,
  • 12:40 - 12:42
    allora siamo punto a capo,
  • 12:42 - 12:45
    e dovremmo investire più soldi, non di meno,
  • 12:45 - 12:47
    nella raccolta fondi,
    perché la raccolta fondi è l'unica cosa
  • 12:47 - 12:50
    che ha il potenziale
    di moltiplicare l'importo di denaro
  • 12:50 - 12:54
    disponibile per la causa di cui
    ci occupiamo così convintamente.
  • 12:54 - 12:57
    Vi farò due esempi.
    Abbiamo lanciato l'AIDSRides
  • 12:57 - 13:00
    con un investimento iniziale di 50 000 dollari
    in capitale a rischio.
  • 13:00 - 13:05
    Nell'arco di nove anni,
    lo avevamo moltiplicato 1982 volte,
  • 13:05 - 13:11
    ottenendo 108 milioni di dollari
    tolte tutte le spese per i servizi per l'AIDS.
  • 13:11 - 13:13
    Abbiamo lanciato la campagna
    "Tre giorni per il cancro al seno"
  • 13:13 - 13:17
    con un investimento iniziale di 350 000 dollari
    in capitale a rischio.
  • 13:17 - 13:21
    Dopo appena cinque anni,
    l'avevamo moltiplicato 554 volte
  • 13:21 - 13:25
    ottenenedo 194 milioni di dollari
    spese escluse
  • 13:25 - 13:27
    per la ricerca sul cancro.
  • 13:27 - 13:30
    Ora, se foste un filantropo veramente interessato
    al cancro al seno,
  • 13:30 - 13:31
    che cosa avrebbe più senso:
  • 13:31 - 13:35
    uscire e trovare la ricercatrice
    più innovativa al mondo
  • 13:35 - 13:38
    e darle 350 000 dollari per la ricerca,
  • 13:38 - 13:42
    o dare al suo dipartimento di raccolta fondi
    i 350 000 dollari
  • 13:42 - 13:47
    per moltiplicarli in 194 milioni di dollari
    per la ricerca sul cancro al seno?
  • 13:47 - 13:51
    Il 2002 è stato il nostro anno di maggior successo.
  • 13:51 - 13:54
    Solo per il cancro al seno,
    quell'anno abbiamo raccolto
  • 13:54 - 13:58
    71 milioni di dollari, tolte le spese.
  • 13:58 - 14:00
    E poi siamo usciti dal mercato,
  • 14:00 - 14:03
    all'improvviso e in modo traumatico.
  • 14:03 - 14:08
    Perché? Beh, per farla breve,
    i nostri sponsor ci hanno scaricati.
  • 14:08 - 14:10
    Hanno voluto prendere le distanze da noi
  • 14:10 - 14:13
    perché eravamo bersagliati dai media
  • 14:13 - 14:16
    per aver investito il 40 per cento del lordo
    nel reclutamento
  • 14:16 - 14:19
    e nel servizio al cliente e nella magia dell'esperienza
  • 14:19 - 14:23
    e non c'è nessuna terminologia
    contabile per descrivere
  • 14:23 - 14:25
    quel tipo di investimento in crescita e in futuro,
  • 14:25 - 14:30
    oltre a questa etichetta demoniaca
    delle spese generali.
  • 14:30 - 14:36
    Così in un solo giorno,
    tutti i nostri 350 meravigliosi dipendenti
  • 14:36 - 14:40
    hanno perso il loro posto di lavoro
  • 14:40 - 14:44
    perché sono stati etichettati
    come spese generali.
  • 14:44 - 14:46
    Il nostro sponsor tentò di realizzare eventi per proprio conto.
  • 14:46 - 14:47
    Le spese sono cresciute.
  • 14:47 - 14:50
    L'utile netto per la ricerca
    sul cancro al seno scese
  • 14:50 - 14:56
    del 84 per cento,
    ovvero 60 milioni di dollari in un anno.
  • 14:56 - 14:59
    Questo è ciò che accade quando confondiamo
  • 14:59 - 15:03
    moralità con parsimonia.
  • 15:03 - 15:06
    Ci è stato insegnato che la vendita di torte
    con il cinque percento di spese generali
  • 15:06 - 15:11
    è moralmente superiore all'impresa della raccolta fondi professionali con spese del 40 per cento,
  • 15:11 - 15:14
    ma ci manca l'informazione più importante,
  • 15:14 - 15:18
    che è la dimensione effettiva di queste torte.
  • 15:18 - 15:22
    Che importanza ha se la vendita di beneficenza ha solo il 5 per cento di spese, se la torta è piccola?
  • 15:22 - 15:25
    Ma se la vendita di beneficienza raccogliesse solo 71 dollari
  • 15:25 - 15:27
    perché non ha fatto investimenti,
  • 15:27 - 15:29
    mentre l'agenzia professionale di raccolta fondi raccogliesse
  • 15:29 - 15:32
    71 milioni di dollari perché ne ha fatti?
  • 15:32 - 15:34
    Allora che torta preferiremmo, e che torta
  • 15:34 - 15:38
    pensiamo che la gente affamata preferisca?
  • 15:38 - 15:42
    Ecco come tutto questo ha un impatto sul quadro generale.
  • 15:42 - 15:45
    Ho detto che la beneficenza è il due per cento del PIL negli Stati Uniti.
  • 15:45 - 15:48
    Che è di circa 300 miliardi di dollari l'anno.
  • 15:48 - 15:52
    Ma solo circa il 20 per cento, o 60 miliardi di dollari,
  • 15:52 - 15:54
    va alle cause per i servizi umani e per la salute.
  • 15:54 - 15:57
    Il resto va alla religione, all'istruzione superiore e agli ospedali
  • 15:57 - 16:00
    e quei 60 miliardi di dollari non sono lontanamente sufficienti
  • 16:00 - 16:02
    per affrontare questi problemi.
  • 16:02 - 16:04
    Ma se potessimo aumentare le donazioni per beneficenza
  • 16:04 - 16:10
    dal due per cento del PIL, solo di poco,
  • 16:10 - 16:13
    al tre per cento del PIL, investendo nella crescita,
  • 16:13 - 16:17
    rappresenterebbero 150 miliardi dollari l'anno in più in contributi,
  • 16:17 - 16:20
    e se quel denaro potesse andare sproporzionatamente
  • 16:20 - 16:22
    ai servizi sanitari e umani di beneficenza,
  • 16:22 - 16:25
    perché sono quelli di cui abbiamo incoraggiato
    la crescita tramite gli investimenti.
  • 16:25 - 16:29
    Questo sarebbe un triplicare i contributi in quel settore.
  • 16:29 - 16:31
    Parliamo di dimensioni.
  • 16:31 - 16:34
    Ora stiamo parlando del potenziale per un cambiamento reale.
  • 16:34 - 16:37
    Ma non avverrà mai obbligando
  • 16:37 - 16:39
    queste organizzazioni ad abbassare le loro mire
  • 16:39 - 16:45
    all'obiettivo demoralizzante di mantenere
    basse le spese generali.
  • 16:45 - 16:48
    La nostra generazione non vuole che il suo epitaffio sia,
  • 16:48 - 16:51
    "Abbiamo tenuto basse le spese generali delle organizzazioni benefiche."
  • 16:51 - 16:59
    (Risate)
    (Applausi)
  • 16:59 - 17:01
    Vogliamo che si legga
    che abbiamo cambiato il mondo,
  • 17:01 - 17:03
    e che in parte l'abbiamo fatto
  • 17:03 - 17:06
    cambiando il modo di pensare a queste cose.
  • 17:06 - 17:08
    Allora la prossima volta che pensate alle non-profit,
  • 17:08 - 17:10
    non pensate all'ammontare delle loro spese generali.
  • 17:10 - 17:12
    Ragionate sulla scala dei loro sogni,
  • 17:12 - 17:16
    i loro sogni su scala Apple, Google, Amazon,
  • 17:16 - 17:18
    su come misurano il loro progresso verso quei sogni,
  • 17:18 - 17:21
    e di quali risorse hanno bisogno per trasformarli in realtà,
  • 17:21 - 17:23
    non importa a quanto ammontino le spese.
  • 17:23 - 17:28
    A chi importa delle spese,
    se i problemi vengono effettivamente risolti?
  • 17:28 - 17:31
    Se possiamo dimostrare quel tipo di generosità,
  • 17:31 - 17:35
    una generosità di pensiero,
    allora il settore non-profit
  • 17:35 - 17:39
    può giocare un ruolo fondamentale nel cambiare il mondo,
    per tutte quelle persone
  • 17:39 - 17:45
    che hanno disperatamente bisogno
    che cambi.
  • 17:45 - 17:50
    E se potesse essere l'eredità della nostra generazione,
  • 17:50 - 17:53
    il fatto che ci siamo presi la responsabilità
  • 17:53 - 17:56
    del pensiero che ci è stato tramandato,
  • 17:56 - 17:59
    che lo abbiamo rivisitato, lo abbiamo rivisto
  • 17:59 - 18:03
    e abbiamo reinventato il modo in cui l'umanità pensa di cambiare le cose,
  • 18:03 - 18:06
    per sempre, per tutti,
  • 18:06 - 18:11
    bene, penso che lascerei ai bambini il compito
    di riassumere quello che potrebbe essere.
  • 18:11 - 18:13
    Annalisa Smith-Pallotta: Ciò significherebbe
  • 18:13 - 18:15
    Rider Smith-Pallotta: un'innovazione
  • 18:15 - 18:17
    Sage Smith-Pallotta: sociale reale.
  • 18:17 - 18:20
    Dan Pallotta: Grazie, grazie davvero.
  • 18:20 - 18:30
    (Applausi)
  • 18:30 - 18:34
    Grazie.
    (Applausi)
Title:
Dan Pallotta: Il modo in cui valutiamo la beneficenza è completamente sbagliato
Speaker:
Dan Pallotta
Description:

L'attivista e organizzatore di raccolta fondi Dan Pallotta denuncia la doppia morale che guida la nostra debole relazione con la beneficenza. Troppe organizzazioni non profit, dice, sono ricompensate in base a quanto poco spendono -- non in base a cosa riescono a fare. Invece di equiparare l'austerità alla moralità, ci chiede di ricompensare le organizzazioni benefiche per i grandi obiettivi e i risultati memorabili (anche se ottenuti con grandi spese). In questo audace discorso, lui dice: cambiamo il nostro modo di pensare a come cambiare il mondo.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
18:54

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